Passo ufficiale dell'ambasciatore Pompei alla Santa Sede

Passo ufficiale dell'ambasciatore Pompei alla Santa Sede Passo ufficiale dell'ambasciatore Pompei alla Santa Sede L'Italia chiede al Vaticano la riforma del Concordato La revisione non dovrà toccare il Trattato del "29, che istituisce la Città del Vaticano, ma soltanto le norme concordatarie tra Stato e Chiesa allora stabilite - Tra gli articoli da correggere o abolire, quelli relativi al matrimonio e all'istruzione religiosa nelle scuole Roma, 8 febbraio. La procedura per la revisione del Concordato tra l'Italia e il Vaticano è avviata. Ne dà notizia un comunicato ufficiale diramato dalla presidenza del Consiglio nel tardo pomeriggio di oggi 8 febbraio, tre giorni prima dell'anniversario della firma dei Patti lateranensi. La nota, breve e asciutta, dice: «Il governo ha dato istruzioni all'ambasciatore presso la Santa Sede di far \ conoscere la propria disponibilità per una revisione del Concordato, secondo i voti espressi nei dibattiti parlamentari. L'ambasciatore ha compiuto il passo prescritto presso il Cardinale Segretario di Stato che gli ha riconfermato a sua volta la disponibilità già in antecedenza manifestata dalla Santa Sede». Il colloquio tra l'ambasciatore Pompei e il cardinale Villot è stato definito molto cordiale. E' un passo molto importante, di cui si parlava dal 1946 e con particolare insistenza da una decina d'anni, ma che veniva rinviato di governo in governo. Nel dicembre scorso il presidente Moro, presentandosi alle Camere, l'aveva preannunciato con queste parole: «Dopo le vicende del referendum di maggio e alla vigilia di una rinnovata iniziativa, che il mio governo ritiene doverosa e urgente, di revisione del Concordato, la presenza dei laici repubblicani accanto ai cattolici democratici delle, de costituisce un motivo di sicurezza e un fattore di equilibrio nel Paese». Era un impegno preciso, gradito ai partiti laici, in particolare ai socialisti e ai liberali che si erano fatti promotori di molte iniziative, accolto con timore da una parte dei democristiani. La fiducia comunque era scarsa in tutti: le parole infatti non trovarono rilievo in nessun commento. Oggi la scarna dichiarazione ha colto di sorpresa non pochi politici. L'iniziativa rafforza il governo e la sua base politica: conferma lo spirito di conciliazione con gli altri partiti della maggioranza, a cui Moro si ispira, contro eventuali tendenze integraliste della de. CONCILIAZIONE E CONCORDATO — Sono due diversi accordi, compresi nei Patti lateranensi, firmati 1*11 febbraio 1929 da Benito Mussolini e dal segretario di Stato del Papa Pio XI, cardinale Gasparri. La Conciliazione segnava la fine della controversia sorta dopo la presa di Roma, con un reciproco riconoscimento di sovranità; il Concordato regolava i rapporti tra Roma e il Vaticano. L'articolo 1 afferma: «L'Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nello Statuto del Regno per il quale la religione cattolica, apostolica, romana è ta sola religione dello Stato». Da questo discendono le condizioni concordatarie, come quella dell'articolo 34 che riconosce effetti civili al matrimonio religioso. LA COSTITUZIONE — Nel 1946, dopo la proclamazione della Repubblica, Pio XII chiese e ottenne che i Patti lateranensi fossero inseriti, così ie dei tempi», com'erano stati stipulati, nella Costituzione dello Stato italiano. Le vicende di allora, nell'assemblea Costituente sono in gran parte conosciute: solo i democristiani volevano l'inserimento; tutti gli altri erano contrari. De Gasperi fu irremovibile; l'onorevole Moro, allora giovane deputato, sostenne la richiesta affermando che «nella sua saggezza la Chiesa rivedrà alcune disposizioni concordatarie per adeguarle alle esigenze muta- La battaglia fu una delle più vivaci e accanite. Memorabili restano gli interventi lucidi e appassionati di Benedetto Croce e Piero Calamandrei in difesa dell'autonomia dello Stato, nel pieno rispetto di tutte le coscienze. Il dibattito fu lungo. Alla fine il notissimo e inatteso dietrofront di Togliatti. In assemblea, a tarda notte, egli iniziò un discorso teso e aggressivo contro i democristiani che accusava di subire le minacce dell 'Osservatore Romano; ma poi annunciò: «Voteremo tenendo conto della nostra responsabilità, una responsabilità più grave di qualsiasi membro di questa assemblea, dell'onorevole Croce che è passato in quest'aula come un'ombra d'un passato lontano, e anche dei colleghi socialisti, perché noi siamo il partito più avanzato dei lavoratori». E così con l'appoggio t. n. (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Benedetto Croce, Benito Mussolini, De Gasperi, Gasparri, Moro, Piero Calamandrei, Pio Xi, Pio Xii, Togliatti, Villot

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Italia, Pompei, Roma