I decreti e gli schieramenti torinesi di Felice Froio
I decreti e gli schieramenti torinesi I decreti e gli schieramenti torinesi Scuola: col telefono appello ai moderati L'iniziativa si rivolge ai genitori che temono l'inserimento dei partiti - Nei programmi, nessun accenno all'antifascismo «Se crede in una democrazia libera ci telefoni, avrà la risposta che desidera». L'invito è rivolto dal comitato operativo «Scuola libera» di Torino su volantini e opuscoli stampati in inchiostro azzurro. Si distribuiscono a migliaia davanti le scuole, per le strade. Questo comitato è nàto da poco: alla fine dell'ottobre scorso per iniziativa di un gruppo di persone iscritte o simpatizzanti del partito liberale. In quel perìodo erano già abbastanza delineati gli schieramenti per le elezioni nelle scuole. A parte i fascisti, isolati, c'erano quelli che ruotavano attorno ai «quartieri», nell'orbita dei sindacati confederali Cgil, Cisl, UH o dei partiti; c'era però una consistente zona di «moderati» che temevano l'inserimento dei partiti nella scuola. «Se riusciremo a raggiungere buona parte di questi genitori — pensarono i promotori di "Scuola libera" — faremo un buon servizio alla democrazia». Ai primi di novembre si costituì un ufficio e si cominciarono a distribuire migliaia e migliaia di volantini; nella prima facciata un appello ai cittadini e un numero di telefono a cui rivolgersi, sul retro i punti fondamentali del programma. Laura Fogliano e Luciana Vitali, madri di studenti di liceo torinesi, sono attiviste del comitato. «Per conoscere che cosa sono i decreti delegati, quali funzioni hanno gli organi collegiali, quale contributo può dare un genitore — dicono — bisognava passare da certe organizzazioni e cioè dai quartieri, dai partiti, dai sindacati confederali, dalle parrocchie. Ma c'è tanta gente che non voleva e non vuole bussare a queste porte ed è per questo che ab- biamo costituito il comitato | "Scuola libera"». | Ma il pli non è un partito? i Risposta: «Si, ma ci ha la- [ sciata la massima libertà, J non ci controlla, tanto è vero che la persona che risponde al telefono (una professoressa) e molti di noi non siamo iscritti al partito». Quali ceti sociali aderiscono a «Scuola lìbera»? «Circa il 70 per cento appartengono alla media borghesia, c'è una frangia di alta borghesia e un 25 per cento di operai». Sono molti? «E' difficile fare un calcolo; possiamo con certezza dire che dal 7 novembre (escluse le vacanze di Natale) riceviamo almeno cento telefonate al giorno». Allora poche migliaia. «No, perché chi telefona si aggancia poi ad amici e conoscenti; è come una catena. E' stato un successo insperato. Abbiamo fatto un lavoro di sensibilizzazione e d'informazione; il nostro programma di massima per le liste è del tutto indicativo». Uno sguardo a cinque, sei programmi e osserviamo chetutti cominciano con questa premessa: «La scuola non deve essere relegata a strumento di propaganda e di indottrinamento politico». Risposta: «Sì, ma tutto il resto dei programmi cambia». In nessuno di questi programmi c'è un accenno all'antifascismo. «Non c'è — rispondono — perché non facciamo dell'antifascismo professionale o di maniera. Tutti i programmi sono impostati sulla libertà e perciò contrari al fascismo». Quali critiche muovete ai sindacati confederali Cgil, Cisl, UH? «Non ci piace il loro modo di porre insieme tutte le rivendicazioni e le istanze che vengono dalla società, chiedendo tutte le ri¬ forme. Impostarle come una denuncia rivendicativa signi fica voler ribaltare il nostro sistema sociale. Le loro ri chieste ci sembrano un libro dei sogni; non si può imbot- tire la testa della gente con tutte queste richieste. Noi invece chiediamo quello che si può ottenere, vogliamo che si sfrutti bene quello che già c'è, insomma ci caliamo nella realtà». Ecco alcuni punti del programma di «Scuola libera»: «Le elezioni sono un'occasione importante per il futuro della scuola italiana, ma bisogna evitare che essa si trasformi in fonte di indottrinamento; che diventi scontro politico di opposte fazioni, strumento di propaganda massimalista e classista delle forze di sinistra, terreno di comodo per la qualunquista, settaria e antidemocratica strumentalizzazione fascista. La scuola deve essere sede di elaborazione della cultura e di trasmissione dei valori etici della società, nell'assoluto rispetto della libertà di ciascuno e nel fermo ripudio di ogni forma di intolleranza e di violenza fisica e ideologica. Una scuola formativa ed educativa dove vi siano serietà e competitività; una scuola che operi nella coscienza dei diritti e dei doveri dei cittadini di domani». / promotori sono soddisfatti dei loro risultati: «C'è stata da parte della borghesia una risposta positiva; si è accorta che non si può stare a guardare, lasciando tutto in mano ai più solleciti e attivi politici. Le donne si sono mostrate molto sensibili al discorso politico». Con questa esperienza delle elezioni nella scuola, secondo gli «attivisti» di «Scuola libera», i moderati «stanno uscendo dal terpore». Felice Froio
Persone citate: Laura Fogliano, Luciana Vitali
Luoghi citati: Torino
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