Il riso di Scarpetta

Il riso di Scarpetta Il riso di Scarpetta Le commedie napoletane presentate in tv da Eduardo De Filippo Quattro commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta presentate da Eduardo De Filippo, Ed. Einaudi, pag. 282, L. 2400. Non è facile trovare in commercio i testi originali delle commedie di Vincenzo Scarpetta (1853-1925) — quante ne scrisse?, certamente più di cento — molti dei quali sono tuttora inediti. Anche questi che Eduardo De Filippo, diretto erede con i fratelli della tradizione scarpettiana, ha pubblicato in questo volume degli « Struzzi » einaudiani non sono i copioni usati per la rappresentazione nei quali, d'altronde, spesso mancano intere scene, che rimanevano affidate all'improvvisazione degli attori, abbondano i « riepiloghi », che riassumevano 'o fatto, cioè la trama, agli spettatori ritardatari o poco attenti, e il linguaggio, avverte Eduardo, è « troppo arcaico per essere capito dal pubblico d'oggi ». Queste quattro commedie (l'ultima è di Vincenzo Scarpetta e attesta « la continuazione del teatro di Eduardo Scarpetta, dopo il suo ritiro dalle scene, nell'attività del figlio») sono quindi rifacimenti, tanto più necessari e radicali in quanto sono destinati, oltre che alle platee dei teatri d'oggi, al gran pubblico dei telespettatori, ai quali vengono presentati proprio in queste settimane. Eppure conservano un notevole valore, oserei dire filologico, perché applicano e illustrano i modi di fare teatro che erano tipici dello Scarpetta. Spiega infatti Eduardo di aver realizzato questi lavori per la tv con l'intenzione di dare un'idea dell'evoluzione di un'arte che sapeva continuamente adeguarsi ai gusti della borghesia napoletana con mutamenti sostanziali non soltanto nella scrittura ma nello stile e nei ritmi della recitazione, nel trucco, nelle scene e nei costumi. Manca in questa raccolta Miseria e nobiltà (1888), che il pubblico d'oggi del resto conosce in diverse versioni teatrali e cinematografiche, ma non manca il contrasto tra poveri e ricchi, più che tra plebei e nobili, che sta alla base di quella celebre commedia e che già affiora in Felice maestro di calligrafìa (1877). Meglio conosciuta come Lu curaggio de nu pompiere napulitano, e pubblicata qui con questo titolo, è una delle prime commedie di Scarpetta e apre il volume come esempio di un'arte matura sin dagli inizi. E offre anche un altro motivo di interesse: già completo di tubino, giacchetta a quadri, scarpacce e bastoncino alla Charlot, vi appare il personaggio di Felice Sciosciammocca, successore di Pulcinella ma di una comicità affatto diversa da quella di costui che in questa commedia c'è ancora, ma relegato in secondo piano. Li nipute de lu sinneco (1885) e l'aeclamatissima Na santarella (1889: con i proventi di essa. Scarpetta si costruì una villa al Vomero e sulla porta d'ingresso fece incidere la scritta « Qui rido io » ) non solo rappresentano i momenti della piena maturità e del culmine del teatro scarpettiano ma costituiscono anche due eccellenti esemplificazioni del modo migliore per adattare alle scene napoletane i vaudevilles importati da Parigi. Riduzioni rispettivamenie da Le droit d'un ainé di Burani e da Mam'zelle Nitouche di Meilhac e Millaud, rifondono così completamente, e genialmente, i modelli francesi che giustamente Eduardo, a proposito della protagonista di Na santarella, può osservare: « Sembra davvero impossibile che Nannina sia nata a Parigi». Completa il volume, e il ciclo televisivo, 'O tuono 'e marzo di Vincenzo Scarpetta (1876-1952), anch'esso adattamento, come le commedie del padre, di un vaudeville di A. Mars e L. Xanrof (e non ai un Kauroff, come scrive De Filippo): rappresentata per la prima volta a Roma nel 1912, è considerata una delle migliori riduzioni, fra molte decine, del figlio di Scarpetta. Anche qui compare il personaggio di Felice Sciosciammocca, ma non è più una «maschera» poiché Vincenzo, pur lasciandogli « il nome e il trucco d'origine, gli tolse ogni altra particolarità e peculiarità che potesse identificarlo con un carattere fisso ». Alberto Blandi Eduardo Scarpetta

Luoghi citati: Parigi, Roma