Gromyko non riesce a "convertire,, Sadat

Gromyko non riesce a "convertire,, Sadat Si è concluso il vertice del Cairo Gromyko non riesce a "convertire,, Sadat (Dal nostro inviato speciale) II Cairo, 5 febbraio. Gromyko ha salvato la faccia. Il comunicato congiunto diffuso stasera al termine della visita del ministro degli Esteri sovietico al Cairo afferma che Egitto e Urss chiedono la ripresa «immediata» della conferenza della pace. E questo perché Ginevra «è la sede più adatta» per esaminare tutti gli aspetti della crisi mediorientale e pervenire a un regolamento pacifico. Alla conferenza dovranno partecipare «tutte le parti interessate», compresi i rappresentanti dell'Olp. Secondo l'Egitto, si legge ancora nel comunicato, la partecipazione dell'Urss «in tutti i campi e in tutte le tappe» del regolamento pacifico della crisi è importante e necessaria, «così come lo è la partecipazione sovietica a tutti gli organismi di lavoro che potrebbero esser creati a Ginevra». Prima osservazione: mentre il comunicato comune siro-sovietico fissava al primo marzo la ripresa dei lavori di Ginevra, qui al Cairo non vengono fatte date. Si parla solo della necessità di una ripresa «immediata» della conferenza. Siamo nel vago. L'Egitto, in sostanza, non ha modificato la sua posizione: la conferenza di Ginevra dovrà essere «attentamente» preparata, quel che conta in questo momento è disinnescare la bomba. Come? Facendo ovviamente ricorso alla politica dei piccoli passi di Kissinger ( atteso qui il 12 febbraio). Quando, come ha detto Sadat, «tutte le condizioni saranno state realizzate per la riuscita della conferenza della pace », solo allora si andrà a Ginevra. Sadat, insomma, vuole accordare al Bear Henry un'altra chance. Ieri, al termine del lunghissimo colloquio con Gromyko, il Presidente egiziano, alla presenza dell'ospite, ha parlato ai giornalisti della fattiva collaborazione con gli Stati Uniti, aggiungendo: «La nostra disponibilità a concludere accordi parziali con Israele non significa che vogliamo una pace separata». Sadat punta alla «soluzione globale» da realizzarsi a Ginevra ma soltanto dopo il rag; giungimento di «soluzioni graduali» mercé i buoni uffici di Kissinger, cui va tutta la fiducia di Sadat. Qui si nota come l'aver richiamato nel comunicato l'importanza e la necessità della partecipazione dell'Urss «in tutti i campi e in tutte le tappe», potrebbe significare che Mosca si sia impegnata con Sadat a non intralciare la missione di Kissinger. La di chiarata «apertura di una nuova pagina nelle relazioni sovietico-egiziane» non significa quindi che sia stato l'Egitto a mutar la sua posizione, semmai il contrario. Successo di facciata, quindi, per Gromyko, successo autentico per Sadat. Questo beninteso sul pia- i no politico. Per quanto concerne i rapporti bilaterali possiamo dire che l'Egitto ha ottenuto qualcosa ma non tutto. Ieri Sadat aveva detto: «Sono stati esaminati problemi di natura politica, economica e di cooperazione militare: su alcuni abbiamo raggiunto un'intesa, di altri riparleremo quando Leonid Breznev potrà venire al Cairo». Gromyko, venuto in Egitto per «rilanciare il dialogo» c'è riuscito in parte. Oggi all'aeroporto il ministro degli Esteri Fahmi ha confermato che il 17 febbraio una delegazione economica egiziana si recherà a Mosca. Di essa faranno parte i ministri della pianificazione, del commercio, dell'industria: le intese raggiunte riguardano praticamente quei settori. Come si sa, l'Egitto ha un ingente debito con l'Urss, pare 4 miliardi di dollari. Più volte, negli ultimi tempi, Il Cairo aveva chiesto una moratoria di dieci anni per il rimborso del debito, j Mosca, che ha concesso la moratoria alla Siria, non ha esaudito la richiesta egiziana. Ora si pensa che Gromyko abbia fatto concessioni in questo senso. Sul sistema dei rifornimenti militari le posizioni non si debbono essere avvicinate. Tanto è vero che il comunicato congiunto sottolinea la «estrema importanza» di uno scambio di punti di vista tra Sadat e Breznev sui «differenti aspetti» delle relazioni bilaterali. Mosca, come si sa, condiziona le forniture militari al ritorno in Egitto dei «consiglieri» sovietici, espulsi clamorosamente da Sadat nel luglio del 1972. Questo grosso scoglio potrà forse esser superato quando Sadat e Breznev, infine, s'incontreranno, i All'aeroporto Fahmi ha detto ai giornalisti che il leader sovietico verrà «prossimamente». Prossimamente, nel linguaggio cifrato della diplomazia araba, può voler dire indifferentemente fra un mese o fra sei. Come ha ricordato Sadat, la situazione è «seria», ripetendo che i prossimi tre mesi saranno decisivi. Tuttavia il Presidente ha aggiunto che «ne' Israele né gli arabi posso- no ragionevolmente pensare di affidare alle armi la soluzione della crisi». Bisogna fare tutto il possibile perché, con il contributo delle due superpotenze, «o di chiunque altro sia in grado di farlo», si possa trovare il modo di disinnescare la carica esplosiva che minaccia l'intera umanità.