Calciatori in autogestione di Luciano Curino

Calciatori in autogestione La crisi del Savona: ombre e luci dello sport Calciatori in autogestione La squadra che disputa il campionato di serie D non vuole più saperne del presidente che non paga gli stipendi -1 soldi incassati saranno equamente divisi -1 giocatori disposti ad offrirsi al prossimo "mercato" di Milano alla società che pagherà di più (Dal nostro inviato speciale) Savona, 5 febbraio. Stadio Bacigalupo, spogliatoi del Savona, squadra di serie D. Mi mostrano una scheggia di sapone da poco prezzo: «Ecco il Savona», dicono. Spiegano. Sono ridotti a comperare al supermercato un pezzo di sapone da bucato e tagliarne fettine che danno ai giocatori per la doccia. La tuta dell'allenatore è piena di rattoppi. L'acquisto di maglie e scarpe coi bulloni è sempre un evento critico. I palloni per l'allenamento sono avvizziti e pieni di gobbe, li rifiutei ebbero i ragazzotti degli orate ri. C'è, sul giornale, la notìzia che i giocatori del Milan, se domenica vinceranno con la Juventus, riceveranno ciascuno un premio partita di due milioni e mezzo. «E voi? Qual è il vostro premio partita?» demando a questi del Bacigalupo. «Ventimila lire, anche iiieno» dicono. Ecco l'altra i feccia del calcio, ed è triste. Un mondo quasi sconosciuto: ingenuo e patetico, generoso e drammatico al tempo stesso. Un mondo nel quale scopri le illusioni dei giovanissimi che vi sono appena entrati e le amarezze degli anziani che sanno di non uscirne più. Per il Savona, la realtà è più amara di qualsiasi altra squadra del «calcio minore». Da tre mesi i giocatori, non solo non ricevono premi, ma nemmeno lo stipendio. Sono una ventina, quasi la metà ha moglie e figli. Anche per loro il mangiare è affare di tutti i giorni. «Come fate a tirare avanti?». «C'è qualche risparmio. Qualcuno ha la moglie che lavora?». Soldi non ce ne sono, il presidente Briano non paga. Ancora stamane era in giro, in tribunale, per i debiti del Savena. Dice Pelizzari, direttore tecnico della squadra: «Con Eriano, i ragazzi non vogliono avere più niente che fare. Sono stufi, come tutti noi, di sentire le sue promesse, mai mantenute. D'ora in avanti ci autogestiamo. Quei soldi che arriveranno, ce li divideremo equamente. Se sarà il caso, domenica andremo in trasferta ad Acqui con i nostri mezzi, in auto o anche col treno, ma con Briano abbiamo chiuso». Si spera in qualche «comitato di salute pubblica», corrono voci di interventi «risanatori», a scadenza più o meno breve. Forse anche stasera 0 domani, potrebbe arrivare una buona notizia. Lo stesso Briano potrebbe, forse, in qualche modo, trovare una ventina di milioni per pagare gli arretrati. Ma per il motrento, i giocatori si sentono liberi: si sono avvalsi dell'articolo 45, comma 7 del regolamento della Federazione («Svincolo a fine stagione, per persistente morosità della società di appartenenza»). La società non paga da tre mesi, quindi, a fine stagione, i giocatori entreranno in possesso dei loro cartellini e si potranno offrire al miglior efferente. Padroni di se stessi. Dice Cucchi, l'allenatoregiocatore: «Non gli sarà facile andare a vendersi, senza aveìe alle spalle una società. Ma ormai sono su questa barca...». Si pensa al prossimo calcio mercato, quello che si tiene d'estate, in un albergo di Milano, con un bravo giocatore come Corbellini che va in giro a proporsi: «Sono una buona punta, credo di valere 30 milioni, dicono anche di più...». E altri giocatori che contrattano se stessi. Una cosa mai vista. «Siete proprio decisi ad arrivare a questo?». «Sappiamo benissimo che sarà dura arrivare alla fine del campionato, ma cercheremo di arrivarci nel modo migliore». Dice Cucchi che per il fatto di sentirsi padroni di se stessi appaiono tutti più determinati. Domenica hanno sconfitto la capolista Albese. Non solo per un nuovo orgoglio, ma anche per ragioni pratiche: arrivare al mercato in posizione forte. Ancora poco fa, il presidente Briano mi ha detto di aver fiducia, di riuscire a trovare quei venti milioni che gli servono «a tappare il buco» e fare recedere i giocatori dalla loro proposta. Ma i giocatori non gli credono, ripetono «Con Briano abbiamo chiuso. Tireremo la cinghia e faremo da soli». Con nuovi rattoppi alle tute, con i palloni sempre più flosci e malandati. Hanno uno stipendio medio (che non ricevono da fine ottobre) di circa 200.000 lire. Dice Corbellini: «Io tiro avanti facendomi mandare dai miei genitori quei soldi che gli avevo sr. edito nei tempi buoni. Ma 1 quanto potrà durare?». Dicono: «Divideremo equamente gli incassi». Ma non c'è risolto da dividere. Due dome\niche fa, c'erano 320 paganti al Bacigalupo. Nelle domeniche migliori non si arriva a mille. Due incassi al mese e di quasi un milione e mezzo, dai quali vanno tolte le spese. Resta ben poco da dividere. E poi vi sono le trasferte, assai costose. Ecco qui un albergatore che fa il diavolo a quattro, per un vecchio debito. E aomenica si va ad Acqui e bisognerà pure andare a mangiare in qualche ristorante. Bene, se ne cercherà uno economico. Domenica i giocatori del Milan potrebbero incassare un premio di due milioni e mezzo. Ma quello è un altro mondo. Qui invece bisogna economizzare nel sapone. Forse qualche giovanissimo « biancoblù » savonese arriverà a quel mitico mondo dove corre l'oro e c'è gloria. E' riuscito già ad altri: Levratto, Bacigalupo, Prati, Furino sono stati « biancoblù ». I giovani, sperano. Gli anziani non si illudono più. Alcuni non si sono avvalsi dell'articolo 45, comma 7 («Svincolo a fine stagione...»). Uno di loro mi dice: «Alla mia età cosa mi serve essere padrone di me? Posso andare al calcio mercato a vendermi?». Luciano Curino Dal pretore a Napoli

Luoghi citati: Acqui, Milano, Napoli, Savona