Chi ha paura della mafia?

Chi ha paura della mafia? PUBBLICARE I DOCUMENTI Chi ha paura della mafia? di Leonardo Sciascia Il senatore Carrara, presidente della Commissione antimafia, ha definito fantastica e incredibile l'istanza del tribunale di Torino al Parlamento, affinché alcune biografie compilate dalla Commissione che lui ora presiede vengano messe a disposizione dei giudici nel processo intentato dal ministro Gioia e altri contro Michele Pantaleone e l'editore Einaudi; e ha dichiarato che è disposto .alle dimissióni, nel caso tale fantastica e incredibile istanza trovasse il fantastico e incredibile consenso del Parlamento. La presa dì posizione del senatore Carraro non ci sorprende né ci meraviglia. L'aveva dichiarato appena nominato presidente che non voleva assomigi.are, nei compiti che l'attendevano, né a Perry Mason né al suo collega americano Kefauver. Non voleva, cioè, né indagare né pubblicare. Voleva soltanto chiudere quell'inchiesta. Sigillare quegli atti e versarli, come si dice in linguaggio burocratico, a un archivio che ne custodisse il segreto fino alla prima metà del Secolo XXI. per come dalla legge sugli archivi prescritto. La sua convinzione di giurista era, ed è. che gli atti della Commissione antimafia fossero analoghi a quelli del processo istruttorio, la cui segretezza è inviolabile; la sua convinzione di uomo politico, che la mafia fosse un fenomeno mondiale ormai inestirpabile. Probabilmente, queste sue convinzioni gli erano valse alla designazione di presidente della Commissione: l'ultimo, quello che doveva spegnere le luci e chiudere la porta. Aiutato dalla diffusissima opinione che il più che decennale lavoro della Commissione sia stato una pura perdila di tempo, il, senatore Carraro ce l'avrebbe fatta a chiudere tutto in silenzio, se la querela del ministro Gioia non avesse mosso i giudici torinesi a chiedere insistentemente le biografie, sotto specie Antimafia, del ministro e di altri querelanti; e di chiederle, scavalcando la Commissione, al Parlamento. Ora, quali che siano le convinzioni giuridiche e politiche del senatore Carraro, a questo punto dovrebbero soltanto servirgli per presentare le dimissioni, avendone il Parlamento e la stessa Commissione affermato in passato altre, e nei fatti: e cioè il principio della non segretezza, della pubblicizzazione. Questo principio ha trovato realizzazione nella pubblicazione dei tre volumi della «Relazione sui lavori svolti e sullo stato del fenomeno mafioso al termine della V Legislatura». Non si vede perché certe biografie possano esser lette e certe altre no, perché il segreto istruttorio possa essere violato per alcuni e restare inviolabile per altri. Che Liggio sia in carcere e Gioia sia ministro in carica, dal punto di vista del diritto, della legge, non fa differenza, se entrambi hanno un fascicolo negli archivi dell'Antimafia. Che poi il fascicolo di Gioia risulti meno probante di quello di Liggio, o addirittura immacolato, è altro discorso: ma tutti, e non soltanto i giudici dì Torino, abbiamo il diritto di conoscerlo. E a maggior ragione trattandosi di un ministro. Leonardo Sciascia (A pag. 17: L'Antimafia invia ai giudici parte dei documenti? Oggi la decisione).

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