Una polemica nella dc sul numero del votanti

Una polemica nella dc sul numero del votanti Quanti assenti alle votazioni in Consiglio? Una polemica nella dc sul numero del votanti Secondo Galloni (sinistra di Base) hanno votato 92 consiglieri su 205; il giornale de "Il Popolo" replica che si tratta di 164 - Il vicesegretario della de, Ruffìni, osserva che, comunque, sono le dichiarazioni di voto che contano - Il pri sul Consiglio Roma, 4 febbraio. Una polemica molto dura s'è aperta nella de sulla votazione conclusiva del consiglio nazionale dove, secondo l'onorevole Galloni leader della «Base», erano presenti 92 consiglieri su circo 205, mentre II Popolo di domani parla di 164 in un corsivo nel quale chiede l'intervento dei probiviri nei confronti di Galloni. Il caso è esploso quando un'agenzia accreditata come la Adn Kronos ha riferito la cifra di Galloni, sulla cui base soltanto 68 consiglieri dei 92 presenti in aula al memento del voto si sono schierati con Fanfani, ventiquattro contro. Il vicesegretario Ruffini ha subito replicato che «le cifre che l'onorevole Galloni avrebbe dato sono certamente mistificate perché al momento della votazione finale la sala del consiglio nazionale era pressoché al completo». Comunque, aggiungeva Ruffini, le presenze o le assenze non alteravano il significato i politico dell'appoggio a Fan¬ fani, in quanto contavano solo le dichiarazioni di voto preventivamente fatte dalle correnti. Concludeva che «una maggioranza dell'80 per cento ha approvato la relazione e la replica di Fanfani e una minoranza del 20 per cento ha ritenuto di non approvarle». Le interpretazioni date dai comunisti e dai fascisti alle cifre di Galloni riducevano, invece, la maggioranza a circa il 33 per cento dei presenti al voto. Domani interviene un corsivo del Popolo, che sembra scritto da Fanfani, ed è intitolato «Menzogne contro la de». «La speculazione dev'Unita, di Paese Sera e del Secolo d'Italia sulla scarsa partecipazione al voto di lunedì, se è scusabile per essere stata provocata da asserzioni ritenute vere, condanna però quei democristiani che tali asserzioni hanno dichiarato vere». Prosegue affermando che al voto hanno partecipato 164 consiglieri, dei quali 140 approvando la parte dell'ordine del giorno a favore di Fanfani, 24 contro e tutti a sostegno del governo e dell'assemblea nazionale. «Quindi, in aula il voto dei favorevoli alla relazione rappresentò V85.3 per cento dei partecipanti alla votazione e quello dei contrari il 14,6 per cento. Questa è la verità, essa comprova l'infondatezza delle notizie offerte da chi, incoscientemente, ha reso un servizio agli avversari del proprio partito». «Iscritti, elettori e cittadini — conclude — sono curiosi di sapere quale uso farà in questa occasione il collegio centrale dei probiviri della facoltà concessagli dallo statuto di procedere d'ufficio». La forzanovista onorevole Pumilia ha subito replicato: «Saremmo curiosi di sapere quali provvedimenti il collegio dei probiviri andrebbe a prendere nei confronti dell'amico Galloni, accusato di screditare il partito per un errore di calcolo, e nei confronti di altri democristiani che ogni giorno, su ben altre cose, offrono un'immagine della de sulla quale monta la reazione dell'opinione pubblica». Una rapida inchiesta non ha consentito di chiarire definitivamente il piccolo «giallo», malgrado la puntualizzazione del Popolo. L'onorevole Galloni ci ha confermato — prima del corsivo del Popolo — di aver contato, con l'onorevole Bodrato, una novantina di presenti. «Sono stato molto ingenuo a riferirlo, ma l'errore è stato commesso dalla presidenza annunciando i 24 voti contrari, non anche i favorevoli e i votanti. Comunque Ruffìni ha perfettamente ragione sostenendo, sul piano politico, che valgono le dichiarazioni di voto. La polemica mi sembra assurda». Testimoni fanfaniani ribadiscono che l'aula era quasi colma, gli assenti una venti-1 na. «Quando Zaccagnini ha > fatto la votazione, s'è alzata una selva di mani per Fanfani, qualcuno si è astenuto, i contrari erano 24. Tanto che Zaccagnini ha rinunciato alla conta, già avviata, dei favorevoli e ha contato i contrari perché era più facile». Anche testimoni dorotei affermano che la valutazione di Galloni è esatta, ma non attribuiscono significato politico alle assenze (tra cui Taviani, Andreotti, Evangelisti). E' indubbio, si osserva, che la chiarezza necessaria in que sto momento alla de, sareb-be stata raggiunta meglio con il voto nominale, che la se- ra precedente era stato proposto da Piccoli, anziché con il voto ad alzata di mano. Fra le reazioni al consiglio de, importante è quella di Piccoli che, negando una propria mediazione con la sinistra, parla con rispetto di «Forze nuove» e della «Base». «La sinistra esige da noi chiarezza e lealtà. Qual è. altrimenti, il nuovo modo di fare politica — continua Piccoli —, se non uscire dagli aspetti negativi di quel "doroteismo" che è diventato un segno negativo, nel giudizio esterno, proprio per non essere né una costi né l'altra, pur di essere sempre a galla?». Per Piccoli, «con giochi di questo tipo non si vince la dura battaglia del '75», ma occorre un coraggioso rinnovamento della de, che deve collegarsi ai giovani, altrimenti il sistema democratico precipita al fondo della crisi. E' la posizione assunta da Moro: alcuni vedono nelle parole di Piccoli una sua eventuale candidatura alla segreteria, al congresso previsto per ottobre, oltre quella di Forlani. Per Galloni, «la varietà della maggioranza de crea spazio per il dialogo con la minoranza, e viceversa», ma soprattutto s'è rafforzato il governo. La direzione del pri, riunitasi sotto la presidenza di La Malfa, ritiene — secondo La Voce Repubblicana — che le nette prese di posizione di Fanfani contro il compromesso storico, e il rapporto preferenziale con il psi, sul contributo notevole del pri e del psdi alla soluzione della crisi, siano fatti positivi, anche se non consentono di trarre deduzioni definitive. Pur lamentando che la de si preoccupi soprattutto di problemi di schieramento, anziché dei programmi per uscire dalla gravissima crisi, il pri conferma che «farà ogni sforzo al governo e fuori nella direzione programmatila da esso tracciata », sino alle elezioni di giugno, dopo le quali deciderà. Questo significa la permanenza repubblicana al governo sino a giugno. Lamberto Fumo

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