Un fenomeno che interessa ormai tutti gli italiani

Un fenomeno che interessa ormai tutti gli italiani Un fenomeno che interessa ormai tutti gli italiani Perché lo sci fa spettacolo Giornali e televisione (in particolare quella svizzera) hanno contribuito alla popolarità di questo sport, ma è stato soprattutto il fascino delle gare ad agire sulla sensibilità del pubblico • Ci sono esempi ogni domenica in tante stazioni invernali Quando finisce un concorso di sci si apre un'altra gara, quella a chi se la squaglia per primo, e per primo riguadagna la porta di casa. E' un desiderio logico perché questo andirivieni tutto attorno alle Alpi lascia spazi vuoti brevissimi per una vita normale e bisogna quindi sfruttare il minuto. Finiscono le gare sparse nella vallata di Chamonix e questa volta vinco io la corsa al tunnel del Bianco per pagare al posto di frontiera il tributo dovuto: una sosta di un quarto d'ora a parlare di sci con doganieri e fiamme oro che si sentono parte in causa nello sci perché i campioni sono dei loro gruppi sportivi. Il gruppo però si allarga presto, sono gli autisti dei « Tir », gli uomini del traforo, gente di passaggio, e tutti hanno da dir la loro anche se non hanno visto la gara alla televisione, ma hanno sentito i collegamenti radio, o l'informazione da un amico. Mi salva l'arrivo di Gustavo Thoeni con quella che fu la sua fidanzatina di gioventù, e posso giungere in giornale dove il centralino è stato bombardato di telefonate: «Come sta quell'inglese? », « E' una pista da pazzi! », più semplicemente « E' morto? ». La prima lettera sull'argomento è arrivata ieri e altre probabilmente ne seguiranno, come ad ogni settimana da dicembre ad oggi. Attorno allo sci si muove un interesse straordinario, assolutamente incomparabile a quello che possono destare altri sport. Non è la passione di clan come nel calcio o nel basket, ma qualcosa di più individualistico, in parte l'identificazione che lo sciatore medio realizza nel campione, e In altra parte non minore la ammirazione pura e semplice di chi appena sa cos'è la montagna, ma mai si è sognato di percorrerla in sù o in giù che sia. Le gare ci sono da anni. Abborracciate nell'anteguerra, già precise ma non troppo codificate negli Anni Cinquanta, in crescita costante dall'Olimpiade cortinese del '56, hanno trovato la loro dimensione moderna con l'Olimpiade di Grenoble nel '68. Quando Brundage cominciò la sua crociata contro gli sci occupati da scritte pubblicitarie, non capi — come di consueto del resto — che stava andando contro i tempi, e in un certo modo anche conI tro il progresso. Il castello che si è venuto a costruire intorno allo sciatore, ha dato ad uno spettacolo spoglio e apprezzabile soltanto dall'intenditore, la scenografia più bella, la coreografia maestosa, la suspense del giallo, tutti elementi che avvincono anche il profano. Lo spettacolo ha destato l'attenzione del pubblico e la verifica del fenomeno accresce l'impegno da parte di chi contribuisce a far doviziosa la cornice. In più c'è il quadro che è d'autore, si chiami Piero Gros o Gustavo Thoeni, Herbert Plank o Paolo De Chiesa. Il meccani¬ smo del « pool » è stato spiegato parecchie volte, e almeno altrettante criticata la miopia degli imprenditori del settore. Manca un'unità d'intenti fra le industrie aderenti al consorzio, ma forte è la tendenza a conservare il privilegio di un monopolio di fatto. Ogni accrescimento di contributo nei confronti delle squadre è accettato con fatica e in fondo i successi dei campioni nemmeno vengono sfruttati per risparmiare sui budgets pubblitari. Eppure a giudicare dai fatti una parte di essi i propri affari almeno li sa fare, anche se poi manca di un'apertura mentale tale da permettere il passaggio ad una dimensione maggiore. Domenica c'è stato a Sauze il Trofeo « Stampa Sera ». una delle tante gare di club, o comunque per non classificati che vengono organizzate ad ogni weekend. Tra l'altro è già indice di una certa tendenza la minor partecipazione alle gare più Impegnative a livello regionale — zonali come si dice in gergo — e il pullulare di queste prove a livello tecnico più modesto. Quella gara vale come esempio. Un centinaio di partenti, cinque bravi, dieci mediocri, gli altri volenterosi. Eppure cento tutti vestiti con tute elasticizzate, guaine ricche di bande e colori, scarponi gialli, blu, rossi e comunque frutto di ■ design » industriale. Soltanto un gradino al disotto la qualità degli sci, un poco perché le case o alcune di esse non hanno ancora saputo trovare il veicolo giusto di penetrazione, e molto perché fra tutte le componenti di spesa questa è la più grande e quindi su di essa si tende a risparmiare. L'immagine del campione vale quindi come esemplo da seguire alla lettera e forse più ancora della pubblicità a pagamento, sono stati giornali e televisione ad imporla. I giornali noi li facciamo e ci è difficile giudicarli, quanto alla televisione invece le opinioni sono diverse. C'è chi sostiene che lo sci ha fatto il suo « boom » grazie alle trasmissioni di libere da brivido, e di slalom delicati come merletti. Però questa stessa televisione ci ha ammannito ore di trasmissione sul salto con gli sci ad esempio, ma nessuno si è mai preso il gusto di farsi un trampolino e di saltarci sopra o perlomeno si è messo in testa il cappello col « pompon » e addosso I pantaloni a sbuffo. Piuttosto la televisione segue l'onda e quindi, captato vagamente l'interesse per lo sci, lo utilizza come un altro componente di spettacolo. Del resto l'insensibilità dei programmatori italiani ha praticamente dirottato sulla Svizzera tutti gli interessati e quindi se influenza positiva c'è stata essa è di marca rossocrociata. A mio giudizio è la gara che attira di per se stessa, come ha dimostrato la « libera » di Megève con trentamila spettatori e in gran parte italiani, tutta gene che ha rinunciato alla poltrona per vivere la tensione della gara, gustarne la coreografia, inserirsi nel balletto attorno ai protagonisti. Queste sono le sensazioni di chi segue le gare di Coppa. Sentiremo poi I protagonisti del fenomeno, atleti e industriali, tecnici e uomini di sci, e chiunque altro ha da dire la sua. Giorgio Viglino campioni italiani '74: Besson (discesa), Gros (gigante e combinata) e Radici (slalom)

Persone citate: Besson, Brundage, Giorgio Viglino, Gros, Gustavo Thoeni, Herbert Plank, Paolo De Chiesa, Piero Gros, Radici

Luoghi citati: Svizzera