Sossi fìssa nel volto Bertolazzi e dice: "Èlui il mio carceriere"

Sossi fìssa nel volto Bertolazzi e dice: "Èlui il mio carceriere" Confronto nella caserma dei carabinieri a Moncalieri Sossi fìssa nel volto Bertolazzi e dice: "Èlui il mio carceriere" Il giovane ha rifiutato di incidere la sua voce per un paragone con il "nastro" sequestrato a Piacenza - Ascoltata 5 ore dal giudice, la figlia di un primario di Lodi Per alcuni minuti 11 sostituto procuratore Mario Sossl ha fissato negli occhi Pietro Bertolazzi, 11 presunto brigatista rosso sospettato di averlo tenuto prigioniero per 35 giorni in un « carcere del popolo ». Del giovane che gli stava dt fronte ha osservato Intensamente il volto, ma soprattutto gli occhi, l'unica cosa che era stato In grado di vedere del carceriere incappuc¬ ciato. Poi, indicandolo, ha eletto: « SI, e questo ». Piero Bertolazzi, detto Pierone, era stato arrestato a Robbiano di Mediglia il 14 ottobre. Con lui erano stati sorpresi anche Piero Bassi, detto Pierino, e Roberto Ognibene, che per sottrarsi alla cattura aveva ucciso il maresciallo Maritano. Il confronto è avvenuto ieri mattina in una stanza al primo piano dell'ala est della caserma dei carabinieri di Moncalieri. Bertolazzi era giunto di prima mattina, «tradotto» dal carcere di Alessandria. L'uomo aveva un abbigliamento «casual»: pantaloni sportivi neri, camicia aperta, giubbotto di morbida pelle gialla. Il volto, inespressivo, non tradiva emozioni: probabilmente sapeva che poco dopo si sarebbe trovato a faccia a faccia con Sossi e non ignorava che gli inquirenti hanno in mano un nastro, trovato nella «base» di Piacenza, con incisa parte del «processo proletario» cui il magistrato genovese è stato sottoposto nelle due prime settimane di prigionia. Su quel nastro, novanta minuti di dialogo, botta e risposta, si odono distintamente tre voci: quella del dottor Sossi e le altre che, secondo alcuni inquirenti apparterrebbero «senza dubbi» ad Alberto Franceschini, considerato il luogotenente di Renato Curdo e a Bertolazzi. Pocni minuti prima delle 10 è giunto anche il dottor Giancarlo Caselli, che conduce l'inchiesta sui sequestri Labate, Amerio e Sossi, rivendicati dalle Brigate rosse. In mano aveva un registratore: fra gli atti che il magistrato pensava di compiere c'era anche l'incisione della voce di Bertolazzi cosi da procedere poi a un confronto tecnico col nastro trovato a Piacenza. L'esame comparativo, tuttavia, per il momento non sarà fatto perché Bertolazzi si è rifiutato di «incidere». Per ultimo, accompagnato da alcuni uomini del Nucleo speciale di polizia giudiziaria, dall'avvocato Giacomina di Genova, è arrivato Sossi. Abbronzato, elegante, sorridente, fiducioso. Della lunga prigionia conserva un ricordo netto, dei suoi carcerieri un'indelebile immagine. Aveva detto dopo la liberazione: «Per molti giorni ho avuto il timore che mi avrebbero ucciso». E aveva aggiunto: «Solo un paio di giorni prima della liberazione mi dissero che non mi avrebbero ucciso». Nei trentacinque giorni aveva visto solo due persone, e sempre incappucciate: «Di loro ho scorto soltanto gli occhi». Poi aveva dato questa descrizione: «Avevano una tuta color carta da zucchero; i cappucci avevano aperture ovali, per gli occhi. Durante le discussioni uno sembrava il "domìnus", l'altro faceva la parte del pubblico ministero. Il primo era di corporatura esile, alto, di passo agile e leggero. Sotto il cappuccio gli si intravedevano gli occhiali, aveva occhi chiari. Qualche volta intravidi un ciuffo dì capelli castano chiari». Questa sarebbe, secondo alcuni Inquirenti, una descrizione che si adatta al colto Franceschini. Dell'altro carceriere. Sossi ha detto che appariva «più rozzo» e aveva anche aggiunto: «Soprattutto nei primi giorni il più preparato dei due si alterava spesso, ma il compagno lo invitava a controllarsi». Ieri, dopo otto mesi, Sossi ha osservato un volto che avrebbe dovuto essergli sconosciuto, benché le foto pubblicate sui giornali, forse, glielo avessero reso pure vagamente familiare. Bertolazzi è stato messo in fila con altri quattro giovani: qualche difficoltà si è incontrata, sembra, nel trovare quattro giovani che avessero, in qualche modo, caratteristiche comuni con il detenuto. Poi, di fronte al dottor Caselli, all'avvocato Anna Fusarl, difensore dell'imputato, e al capitano Sechi, del Nucleo speciale, c'è stato il confronto. Alcuni minuti di silenzio, i volti dei cinque giovani in fila scrutati con attenzione, poi gli occhi azzurri di Sossi si sono fissati in quelli di Bertolazzi: due sguardi gelidi si sono incrociati. Poi il magistrato ha detto: «E' lui». L'indagine sulle Br si è estesa a personaggi nuovi. L'altra sera il dottor Caselli ha interrogato Laura Allegri, 22 anni, di Casalpusterlengo, figlia di un primario dell'ospedale di Lodi. All'interrogatorio erano presenti anche il sostituto procuratore generale, dottor Caccia e il difensore, aw. Zanca. La ragazza sarebbe legata da rapporti di amicizia con ì componenti della «comune» di Lodi, alcuni dei quali sono indiziati di reato per partecipazione a banda armata. Laura Allegri era sospettata di tenere i contatti fra le varie «colonne», Lodi, Milano, Torino. In casa sua durante una perquisizione erano stati trovati i frammenti di una lettera aperta inviata dalla «comune del Lodigiano» per segnalare all'opinione pubblica l'arresto di Carnelutti. La ragazza ha spiegato per ore le situazioni che le venivano contestate. Pochi minuti prima delle 21 l'interrogatorio è finito e la giovane è tornata a casa. Il dottor Sossi si è limitato a dire « Sono molto soddisfatto di questo viaggio a Torino ». v. tess. Il giudice Sossi dopo il confronto con Pietro Bertolazzi