C'è garanzia di buone cure e di buoni interventi per i malati? di Franco Giliberto

C'è garanzia di buone cure e di buoni interventi per i malati? C'è garanzia di buone cure e di buoni interventi per i malati? Il sovrintendente del San Giovanni fa un quadro della cardiochirurgia Perché un apparecchio di controllo, indispensabile nelle operazioni a "cuore aperto", è mancato per anni? Il prof. Alberto Rocco spiega: "Tre tecnici hanno lavorato a corrente alternata e infine messo in crisi il servizio" - Analisi di tutte le altre manchevolezze e programma di definitiva, generale ristrutturazione « Parliamo chiaro? » « Parliamo chiaro ». « Lasciamo da parte le interpretazioni per elencare solo i fatti? » « D'accordo ». « Diciamo anche le cose spiacevoli o che potrebbero interessare il magistrato? » « Diciamole ». Una chiacchierata-intervista con il prof. Alberto Rocco, sovrintendente sanitario del San Giovanni, ha avuto questa premessa- Argomento in discussione: i guai del Centro di cardiochirurgia dell'Università, ospitato dalle Molinette. Le accuse — Prof. Rocco, per anni il Centro di cardiochirurgia ha funzionato senza possedere un'apparecchiatura indispensabile alle operazioni a «cuore aperto», quello per i controlli dell'equilìbrio acidobasico, delle concentrazioni dì sodio, potassio, ossigeno, anidride carbonica nel sangue. Il malato può morire se quei controlli non son latti in fretta e ripetutamente, prima, durante e dopo l'intervento chirurgico. Ora quell'apparecchiatura è stata fornita dall'ospedale, a pochi giorni dall'esplosione della polemica sulla sua mancanza. Ha una spiegazione da dare? — E' ima storia vecchia, cominciata nel 1972. Sono di quell'epoca le prime lettere sull'argomento scambiate con il prof. Cioccatto, direttore di Anestesiologia. L'Istituto di Cioccatto, quanto a ubicazione, è proprio sotto a Cardiochirurgia. Non c'è da fare che un po' di scale o prendere l'ascensore per arrivarci in fretta. Anestesiologia dispone dell'apparecchiatura di cui stiamo parlando. Nel 1972 l'accordo col prof. Cioccatto era stato questo: Cardiochirurgia ne avrebbe usufruito per ogni necessità urgente. Mi sembrava una soluzione logica, funzionale, che chiunque avrebbe potuto sottoscrivere. — Perché non ha funzionato? — C'è un fascicolo di lettere fra me e il prof. Cioccatto che lo spiega. Dapprima, nel 1972, la soluzione era stata accettata. In un secondo tempo, tre tecnici analisti, stipendiati dall'Università, minacciarono di sospendere la collaborazione se non avessero ricevuto un compenso supplementare. Ottennero il compenso supplementare, ma poi una nuova istanza turbò la collaborazione: il compenso doveva essere uguale a quello che percepivano i tecnici ospedalieri. Arrivammo anche a questo, purché il servizio continuasse. Niente da fare, nonostante tutto. Dopo alterne vicende una lettera del prof. Cioccatto (che in questa storia ha fatto da portavoce dei suoi tecnici) mi ha avvertito che gli esami non si poteva¬ nsCtlgEdmrzrsntutgc no continuare. Dal 1972 a oggi è stata un'altalena di questo tipo. Cardiochirurgia, quando non poteva far di meglio, si serviva del laboratorio delle Molinette, per gli esami di cui aveva bisogno. Ed è vero, il laboratorio «Baldi Riberi » è lontano un chilo metro dal reparto del prof. Morino. Non si tratta di una soluzione ideale per analisi che devono essere compiute a tamburo battente. Fin dall'estate scorsa rendendoci conto che continuavamo a pestare la testa contro il muro, abbiamo ordinato un nuovo apparecchio per il Centro di cardiochirurgia. In questi giorni la vicenda si è finalmente conclusa. — E' una vicenda nella quale può essere adombrata qualche responsabilità penale, qualche ipotesi di reato? E' mai accaduto che per simile deficienza un malato non abbia ricevuto le cure dovute, o peggio sia morto sotto i ferri? Inoltre: il cattivo funzionamento degli ascensori non rendeva precaria anche la soluzione degli esami da fare ad Anestesiologia, oltre che recar gravi disagi a molti cardiopatici costretti a farsi quattro piani di scale a piedi? — Non porterei il discorso sul piano delle responsabilità penali come qualcuno malignamente vuole fare, perché non ho alcun elemento per sostenerlo. Semmai posso dire che il valore dell'equipe guidata dal prof. Morino è fuori discussione, di livello eccezionale. Spesso al Centro di cardiochirurgia arrivano malati che nessun altro cardiochirurgo al mondo opererebbe con tranquillità per le condizione disastrose in cui si trovano. Dirò di più: Morino e la sua équipe operano malati che sono « rifilati » qui da altri centri, considerate le poche possibilità di successo dell'intervento. A nessuno fa piacere una casistica negativa. Ebbe- l risultati sono veramente buoni, anche quando le difficoltà sono enormi. Quanto alla storia degli ascensori, è veramente paradossale. C'è una manchevolezza: è dell'ufficio tecnico dell'ospedale che di fronte alle licenze deli ascensori intestate al magnifico rettore dell'Università non ha saputo agilmente superare l'ostacolo. Provvedendo cioè alle necessarie riparazioni senza badare alla burocrazia e al « giro vizioso » delle competenze. Ma anche per quell'episodio siamo giunti alla soluzione migliore: aggiustati gli ascensori, richiesta di «voltura» delle licenze di cui è titolare il magnifico rettore. — E la sterilìzzatrice (ancora una volta rotta) del materiale necessario in sala operatoria? E le richieste di siringhe, di ossigenatori, di altri oggetti banali, ma indispensabili (come i contenitori di plastica per le analisi d'urina) che Cardiochirurgia non vede soddisfatte, o che sono esaudite col contagocce? — Si è detto che la sterilìzzatrice di Cardiochirurgia ha 16 anni. Nell'ambito del San Giovanni (perciò anche nelle cliniche universitarie) ce ne sono di più vecchie, addirittura di quarant'anni. E' un grosso problema. L'amministrazione sta decidendo per l'acquisto di una sola, grande centrale di sterilizzazione che serva tutti i reparti. Notevole spesa, ma indispensabile. Ci consentirà di eliminare 23 sterilizzatrici oggi disperse un po' dappertutto, per le quali comunque c'è un controllo stretto e una revisione costante da parte dei tecnici dell'ospedale. Anche quella di Cardiochirurgia, come tutte le altre quando si guastano, viene sottoposta a immediata revisione. Per il materiale tipo siringhe, ossigenatori, valvole ecc. non si può nascondere che il problema esiste. Siamo alle prese con problemi economici giganteschi, denunciati da tutti i giornali e in tutta Italia: gli ospedali affogano nei debiti, non riescono a riscuotere i crediti. Ecco perché c'è parsimonia, diciamo così, nelle forniture del materiale. E' un assillo di tutti i reparti del San Giovarmi, e di tutti gli ospedali del Paese. — Al di là della congiuntura difficile, posto che le manchevolezze più clamorose siano eliminate, non le sembra che Cardiochirurgia (assieme a tutte le altre cliniche universitarie) per vivere abbia bisogno di una ristrutturazione generale che solo una nuova, illuminata, non ambigua convenzione fra Università e ospedale può fornire? Innovazioni — L'amministrazione del San Giovanni tende proprio a questo. Presto si firmerà la nuova convenzione Università-ospedale, il documento è in preparazione. La componente universitaria si trova d'accordo con noi su moltissimi punti. Prendiamo l'esempio di Cardiochirurgia. Dall'amministrazione del San Giovanni è stata promossa l'idea della struttura dipartimentale, aperta a tutti i responsabili della cardiologia e della cardiochirurgia, ospedalieri e universitari. Si vuole evitare che questo settore vada avanti a singhiozzo; si vuole raggiungere un'organizzazione centrata sul perfezionamento di diagnosi e cure pre e post-operatorie, avvalendosi di tutte le ottime competenze disponibili (la funzionalità chirurgica è già ottima, lo sanno tutti anche se non tutti lo dicono). Perciò miriamo al potenziamento del personale, al potenziamento delle attrezzature, per arrivare a uno standard d'attività che sia pari a quelli dei migliori centri di cardiochirurgia esistenti. Siamo sicuri che questo obbiettivo si può raggiungere, per la volontà dimostrata dalle varie componenti di arrivarci. — Quali componenti? I membri delle commissioni che preparano la convenzione? — Non solo. Per far qualche esempio pratico, a questo programma hanno aderito gli universitari prof. Morino, prof. Brusca e prof. Zardini e gli ospedalieri prof. Angelino e prof. Montemartini. Ossia un cardiochirurgo, due clinici che gestiscono unità coronariche, un primario cardiologo e il direttore del Centro di emodinamica delle Molinette intitolato a Pianelli. Hanno firmato davanti a me, che fungevo da moderatore-coordinatore, un programma di ristrutturazione e di collaborazione. E' una notizia inedita, destinata a dare buoni frutti, a ìendere un servizio soprattutto alla collettività. — La collettività non aspetta che questo: poter disporre di un servizio di assistenza sanitaria che tratti i malati come meritano gli esseri umani. Franco Giliberto II prof. Rocco, sovrintendente sanitario, e il prof. Morino

Persone citate: Alberto Rocco, Baldi, Morino, Pianelli, Riberi, Zardini

Luoghi citati: Anestesiologia, Italia