L'Antimafia decide domani se dare il "dossier" ai giudici di Guido Guidi

L'Antimafia decide domani se dare il "dossier" ai giudici Il contrasto tra Parlamento e magistratura L'Antimafia decide domani se dare il "dossier" ai giudici I documenti sono stati richiesti, come è noto, dal tribunale di Torino, dove è in corso un processo - Si tratta di schede relative a politici siciliani, tra cui il ministro Gioia Roma, 3 febbraio. La Commissione antimafia affronta, mercoledì, il problema dei suoi rapporti con la magistratura ordinaria. Il tema non è in programma, ma tutto lascia supporre che verrà discusso: infatti, è diventato troppo attuale dopo l'iniziativa polemica del tribunale di Torino che si è rivolto direttamente ai presidenti del Senato e della Camera per esaminare gli atti e gli elementi raccolti dalla commissione parlamentare. Il tribunale di Torino, venerdì scorso, durante il dibattimento originato da una querela dell'onorevole Canzoneri contro lo storico Michele Pantaleone, stabilisce di avere bisogno di alcuni atti dell'Antimafia. Non è alla sua prima richiesta: in altre occasioni, il presidente dell'Antimafia, professor Carraro, ha risposto quasi sempre negativa- mente perché quegli atti sono coperti dal «segreto istruttorio». Questa volta, il tribunale di Torino ripropone il problema in termini più decisi e si rivolge direttamente ai presidenti del Senato e della Camera. A Montecitorio e Palazzo Madama si ritiene che la richiesta al senatore Spagnolli e all'onorevole Pertini abbia sbagliato indirizzo. I due presidenti, si sostiene, non possono ordinare nulla alla commissione parlamentare: tutt'al più possono informare la commissione che esiste questo desiderio del tribunale di Torino. Ma non è questo il problema di fondo. La questione è un'altra: se, cioè, la Commissione Antimafia possa rifiu- tarsi di consegnare ad un giudice ordinario documenti e atti da lei raccolti. Tra l'altro — ha sottolineato il professor Dall'Ora — si deve tenere presente che il tribunale ha bisogno di documenti e di atti che fanno parte di inchieste già concluse. Quali sono gli atti e i docu-menti in discussione? Innanzitutto le schede relative a personaggi che hanno una certa popolarità in Sicilia: Giuseppe Farina, il ministro Giovanni Gioia, l'onorevole Bernardo Canzoneri, Orazui Buisi, Gaspare Cusenza (suocero dell'onorevole Gioia), il costruttore palermitano Francesco Vassallo e lo stesso querelante, lo storico Michele Pantaleone. Poi alcuni interventi di deputati e senatori durante le sedute dell'Antimafia; alcuni rapporti di carabinieri, polizia e guardia di finanza, una relazione sui rapporti tra mafia e credito, che rappresenta il risultato di un'indagine compiuta da un comitato ristretto. «A suo tempo la commissione — sostiene l'onorevole Terranova, indipendente di sinistra — stabilì quali fossero gli atti destinati a rimanere segreti. Fu deciso anche che avremmo collaborato con l'autorità giudiziaria ordinaria evitando, però, che uscissero dagli archivi quei documenti in cui si facesse cenno soltanto ad elementi indicati genericamente dalla voce pubblica. Fu deciso anche che avremmo pubblicato soltanto quel materiale che fosse stato approvato dalla commissione. D'altro canto, la commissione richiede spesso a carabinieri, polizia e guardia di finanza dei rapporti informativi su questo o su quel personaggio che possono contenere anche soltanto "voci correnti", ma per avere una valutazione generale. Sono rapporti informativi segreti che da soli non vengono utilizzati». «La commissione non può mantenere il segreto su quello che ha raccolto — replica il professor Dall'Ora che, impegnato come difensore nel processo di Torino, ha chiesto ed ottenuto che il tribunale si rivolgesse direttamente ai presidenti del Senato e della Camera —; sarebbe come se il giudice istruttore si rifiutasse di mettere a disposizione delle parti atti e documenti del processo. Nel caso specifico la parte è l'opinione pubblica, che ha il diritto di sapere quello che la Commissione antimafia ha raccolto. Se poi si tratta di atti e documenti che non possono avere valore giudiziario (o perché anonimi o perché riferiscono soltanto voci correnti) è una questione che deve essere ri¬ solta dal giudice ordinario». La Commissione antimafia in più di un'occasione ha fatto sapere che deve essere libera di decidere quali atti possono essere consegnati al magistrato ordinario e quali debbono essere negati. «Non possono essere resi pubblici quei 1 documenti che non hanno fondamento — dicono i parla mentari comunisti — ma questo giudizio di infondatezza deve essere espresso da tutta la commissione». Si arriverà ad un secondo conflitto tra poteri dello Stato (dopo quello risolto di recente dalla Corte costituzionale sui «fondi neri» della Montedison) se l'Antimafia dovesse respingere la richiesta del tribunale di Torino? L'ipotesi non è da escludere anche se i giuristi sul problema sembrano molto divisi. Guido Guidi II presidente della commissione antimafia, Carraro

Luoghi citati: Roma, Sicilia, Torino