Al Congresso dei socialisti in Francia si discutono i rapporti con i comunisti di Loris Mannucci
Al Congresso dei socialisti in Francia si discutono i rapporti con i comunisti Al Congresso dei socialisti in Francia si discutono i rapporti con i comunisti (Dal nostro corrispondente) Parigi, 31 gennaio. Due congressi, indipendentemente dal rimpasto ministeriale, dominano l'attività politica di questa fine di settimana: quello del partito socialista, a Pau, e quello dei repubblicani indipendenti (Giscardiani) a Parigi. Il primo è il più importante, perché met terà in luce il peso del partito socialista in seno all'Unione delle sinistre ed i rapporti col partito comunista, che da alcuni mesi non perde occasione per criticare l'atteggiamento del suo socio, accusandolo soprattutto di far progressi a sue spese e di non chiudere sempre le orecchie alla voce delle sirene governative. Sta di fatto che da quando Francois Mitterrand è primo segretario del partito socialista questo si è notevolmente rafforzato, soprattutto all'ala sinistra, ed oggi conta 140 mila iscritti. Ma i suoi principali dirigenti hanno rifiutato finora di entrare apertamente nella polemica aperta dal partito comunista, accontentandosi di ribadire la loro fedeltà al programma comune delle sinistre. Sul settimanale del partito, L'Unite, Francois Mitterrand scrive tuttavia: «Credo che il partito socialista abbia fatto irruzione nella vita polìtica francese, ed in certo guai modo disturbi tutti». Egli ha ripetuto che è sua intenzione fare del partito socialista la prima forza politica della Francia ed affermato che «gli indizi sono favorevo- li». Respinge però la discussione ideologica ma aggiunge: «E' perfettamente normale die i socialisti ed i comunisti discutano» purché ciò non crei una fonte di nuovi dissensi. Infine, secondo Mitterrand, non spetta al partito socialista rilanciare la dinamica unitaria (esso rifiuta, finché il partito comunista non avrà |P°sto fine alla polemica, l'or ganizzazione di comizi comuni) ma spetta invece a «coloro che l'hanno frenata». Questo punto di vista non viene evidentemente condiviso dal partito comunista, ed il suo quotidiano L'Humanité critica di nuovo Francois Mitterrand nell'editoriale di stamani, lo accusa «di ammettere come cosa naturale l'ipotesi di una coabitazione della sinistra con Giscard d'Estaing», e sostiene che «l'atteggiamento equivoco dei dirigenti socialisti alimenta le speranze della destra». La polemica, quindi, non è cessata. Il congresso socialista — al quale partecipano un migliaio di delegati e sono rappresentati quattordici « partiti fratelli» più il partito comunista francese, il cui rappresentante è stato accolto da vivissimi applausi, quello italiano e pairecchi altri, in particolare quelli dei Paesi dell'Est — dovrà dunque chiarire parecchi punti. Il primo oratore è stato il deputato André Labarrere, sindaco di Pau, che ha ribadito la «fedeltà del partito all'Unione delle sinistre»; ha ag¬ giunto: «Nessuno ha il diritto di sospettarci. Quella censura che viene dal dì fuori è un'intrusione nella vita del nostro partito, e non abbiamo lezioni da ricevere da chicchessìa». Sono state presentate quattro mozioni, una delle quali è sostenuta da Francois Mitterrand e un'altra dall'ala sinistra del partito, capeggiata da Jean-Pierre Chevenement, che ha rivelato ieri l'esistenza di un accordo segreto firmato nel 1972 fra Mitterrand e Georges Marchais sul problema dell'«autogestione», che aveva provocato dissensi. Ma L'Humanité smentisce tale accordo. C'è molta attesa per il discorso che Mitterrand pronuncerà domani. Una rottura fra il partito socialista e quello comunista è però impensabile poiché nessuno dei due può rinunciare all'intesa: senza i voti comunisti, Mitterrand non avrebbe nessuna probabilità di successo nell'eventualità di nuove elezioni; senza l'accordo con i socialisti il pcf si troverebbe di nuovo nel «ghetto» in cui lo spinse il socialista Paul Ramadier, nei tempi della Quarta Repubblica. L'altro congresso di questa fine settimana — quello dei repubblicani indipendenti — dovrebbe permettere al ministro dell'Interno, Michel Poniatowski, dì diventare presidente. E' una risposta al primo ministro Jacques Chirac, diventato anche segretario generale del movimento gollista Udr. Poniatowski ha pronun¬ ciato oggi un lungo discorso nel quale ha dichiarato che intende fare dei «repubblicani indipendenti» un «partito politico forte, ambizioso e dinamico» deciso a sostenere senza riserva il Presidente della Repubblica: «Coloro che non vogliono sostenere la sua azione di riforma — ha detto — devono cercare altrove il quadro della loro azione politica». Loris Mannucci
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