Il calcio deve stringere i tempi

Il calcio deve stringere i tempi Il calcio deve stringere i tempi Copiare Thoeni Tutti sperano in un « ritorno » più ricco, meno contestato, carico di stimoli. Sì, parliamo ancora di calcio e di campionato, anche se l'attualità ci stravolge e ci ingozza con mille avvenimenti crudeli. Parliamo di football e della sua liceità perché solo rispettando i diversi calendari della vita è possibile dare un senso alle azioni quotidiane, ai doveri e ai diritti di ognuno. I tifosi di Verona collaborano alle ricerche del loro presidente Garonzi. Forse altri tifosi, di diverso colore, avrebbero agito in ugual modo malgrado le divergenze con le società e i dirigenti del pallone. E sarebbe facile commentare: perché abbisognano tutti quanti dell'uragano, del terremoto, del disastro, per ritrovare un minimo di solidarietà civile ed umana? Non sarebbe più semplice e più utile incontrarci e accordarci in ogni momento della nostra giornata? II calcio ha paura, ha debiti, non è aiutato, Artemio Franchi denuncia le sfasature di un sistema assurdo (ma lo è anche per chi deve amministrare i futuri « mondiali » in Argentina o le Olimpiadi canadesi, in grave pericolo). A questo bisogna aggiungere le scarse indicazioni fornite, sul piano positivo, dagli addetti ai lavori. La Juventus ha fatto la sua parte, che poteva essere anche più ampia. Qualcuno coniò la frase: i bianconeri stanno uccidendo il campionato. E non si accorgeva che è il campionato a rivelarsi moscio, quindi involontariamente suicida. Se Capello, Bobby e Zoff avessero terminato il girone d'andata con cinque punti di vantaggio, chi si stupirebbe? Ma, di fronte alla Juve capoclassifica, che giustamente cerca di non sedersi sugli allori, troppi hanno deluso, dai campioni della Lazio a corrente alternata fino alle milanesi. Bisogna dunque sperare in un « ritorno », che gli stessi Giagnoni e Suarez e Maestrelli indicano come sentiero in salita ma ancora possibile, ancora ricco di riscatto. Dopo quattro mesi di pallonate (non solo metaforiche), il romanzo del campionato cerca protagonisti e comprimari meno spenti. Solo la Roma giallorossa gode, San Siro è zona depressa, il Torino ha fame di un risultato che cancelli diatribe, dubbi, esitazioni dirigenziali e di gioco. Ouattro mesi fa si straparlava di Olanda, oggi persino il Doktor Bernard cerca « vecchi cuori » per trapiantarli in Nazionale, volendo vincere contro la Polonia. C'è poco da ridere, ma sappiamo anche che piangere servirebbe a nulla. Maestri, giocolieri, piedini e piedoni dello spettacolo sportivo, la vostra responsabilità non è da poco. Come in tanti altri settori della nostra vita, anche in football necessitiamo di una ricostruzione, magari lenta ma continua, magari difficile ma da eseguire mattone su mattone. Il Toto-Totem può far rischiare qualche altra coronaria alle strutture civili, ma non deve costituire inciampo al « lavoro » del calcio. Stanno per tornare le Coppe, si profilano domeniche incandescenti da Roma a Cesena a Torino a Genova. Il compito di tutti è di rimboccarsi le maniche: molto semplicemente, senza inutili prediche. Ne offre esempio la presa esercitata dai Thoeni e dai Gros quando sciano. Tanti disertano gli stadi, ma se sui teleschermi saettano i « mostri delle nevi », tutti rimangono inchiodati a guardarli, vincano o perdano, ci si intenda o no di complicati calcoli di classifica. L'augurio tradizionale che il calcio meritava all'inizio del campionato bisogna ripeterlo e rafforzarlo oggi. I protagonisti debbono accoglierlo con tutti i sentimenti e con la migliore buona volontà. La qualità dello spettacolo domenicale va accresciuta. Solo in questo modo caleranno anche certe tensioni, certe esasperazioni. Che il « ritorno » sia propizio, g. arp.

Persone citate: Artemio Franchi, Capello, Giagnoni, Gros, Maestrelli, Suarez, Thoeni, Zoff

Luoghi citati: Argentina, Cesena, Genova, Lazio, Olanda, Polonia, Roma, Torino, Verona