Vaticano: bilancio (segreto) «inferiore a quello del pci"
Vaticano: bilancio (segreto) «inferiore a quello del pci"Indiscrezioni per chiarire le finanze della Curia Vaticano: bilancio (segreto) «inferiore a quello del pci" Città del Vaticano, 30 genn. «Il bilancio della Santa Sede è inferiore a quello del pei. Siamo in grave deficit, altroché ricchezze». Questa è la pista che un competente offre al tentativo di chiarire un bilancio tuttora segreto, ma non florido se i cardinali del «consiglio dei ministri» del Papa non l'approvarono il 14 gennaio e, allarmati, proposero immediati rimedi al grosso disavanzo. Ora una commissione studia un piano per ri- i durre le spese così da scongiurare l'estremo ricorso a licenziamenti di una parte dei 3000 dipendenti. Si parla di unificare alcuni uffici, ma anche di sopprimerne altri: e c'è chi teme che, sotto lo scudo delle necessità finanziarie, la parte tradizionale della curia miri a bloccare con l'assorbimento l'attività di organismi (commissione « Justitia et pax», Segretariato dei non credenti, Consiglio per i laici, per esempio) che cercano di attuare l'aggiornamento conciliare, fra palesi diffidenze conservatrici. Il pei ha un consuntivo '74 di 23 miliardi 813 milioni. Se il bilancio della Santa Sede (non del patrimonio della Chiesa universale, né degli Ordini religiosi o delle tremila diocesi) è «inferiore», deve aggirarsi sui venti miliardi. La stima è confermata indirettamente dal grave disavanzo denunciato dal cardinal Jean Villot, segretario di Stato, in una circolare alle congregazioni della Curia o ministeri della Chiesa: le spese, quindi, superano le entrate. Cinque anni or sono accertammo che la Santa Sede spendeva per il proprio funzionamento e il personale dieci miliardi l'anno. Dal 1970 al 1975 la moneta s'è inflazionata anche in Vaticano, salari e spese sono fortemente aumentati. Pochi giorni fa la contingenza dei dipendenti vaticani (esclusi ì cardinali, che hanno un «piatto» di oltre 600 mila lire mensili) fu portata a 85 mila lire il mese, con un aumento di 24 mila lire per il cresciuto costo della vita: un miliardo in più l'anno per questo solo «ritocco». In cinque anni (dal '70 ad oggi) gli stipendi annuali sono passati da una cifra complessiva di sette miliardi a quasi quindici miliardi. Le altre spese non gravano meno di sette-otto miliardi l'anno. Poiché le entrate sono sui venti miliardi, il deficit oscilla tra due e tre miliardi. Bisogna precisare che le spese della Santa Sede (non di tutta la Chiesa), inclusi gli stipendi, sono a carico dell'«Amministrazione del patrimonio della Santa Sede ». Questo organismo è suddiviso in due sezioni. La sezione «ordinaria» amministra i beni della Santa Sede e l'obolo di San Pietro, cioè le offerte di vescovi e fedeli al Papa. Questo obolo, che in passato sem ngdcmplednlzcdmtsttsptmlspcmitsPpvi i ora si aggirasse sui tre miliar-1 di annui, è in fortissimo calo «per la diffusa convinzione — dice un alto prelato — che la Chiesa sia ricchissima, mentre non lo è». La «sezione straordinaria» si occupa esclusivamente dei fondi versati dal governo italiano con il trattato del Laterano: un miliardo in titoli consolidati di Stato e 750 milioni liquidi, naturalmente al valore monetario del 1929. Massimo Spada, ex banchiere vaticano e certamente uno dei pochi uomini al corrente dei segreti più riposti delle finanze pontificie, ha detto ad Alberto Staterà dell'Espresso: «Vogliamo moltiplicare per 100? Fanno 150 miliardi. Moltiplichiamo anche per 200, fanno 300 miliardi. Aggiungia- \ moci qualche altra cosa, diciamo un totale di 350 miliardi». A tanto ammonterebbero i «fondi italiani» rivalutati ad oggi. Sennonché Spada, dopo aver parlato del «crack Sindona» nel quale sembra coinvolto, nega prima che il Vaticano vi abbia perduto 500 miliardi. «Ma che scherziamo? Ma dove sta un miliardo di dollari in Vaticano?». A suo parere fra Banca Unione, Finabank e perdite sui cambi, nell'affare Sindona il Vaticano avrebbe rimosso non più di tre miliardi. Tornando, però, ai 350 miliardi rivalutati dei «fondi italiani», Massimo Spada aggiunge: «Mettiamo che si siano avute perdite del 10 per cento: in tutto 35 miliardi». E' difficile chiarire se due amministrazioni citate che trattano dei beni propriamente della Santa Sede fossero interessate alle operazioni di Sindona o se nel «crack» sia stata implicata, sia pure per somme molto inferiori ai 200 miliardi, la sola amministrazione del «Pio istituto per le opere di religione», che è banca ed ente finanziario vaticano, l'unico destinato a operare sui mercati internazionali. Le amministrazioni del patrimonio della Santa Sede non possono attingere ai fondi delle «opere di religio- je Si calcola che debba aggirarsi sui 20 miliardi: il deficit sarebbe di 2-3 miliardi - Allo studio una riduzione delle spese - Un tentativo di bloccare gli organi che cercano di attuare l'aggiornamento conciliare? ne». Il loro deficit viene spiegato con la forte flessione dell'«obolo di San Pietro», con i mancati dividendi di molte società in cui esistono partecipazioni «molto piccole» del Vaticano, con la falcidie prodotta dalla svalutazione sul redd;to fisso. Nel 1972 l'allora ministro delle Finanze, Preti, riferì in Parlamento che gli utili azionari riscossi ! dalla Santa Sede in Italia ammontavano, mediamente, a tre miliardi l'anno. Gli investimenti in Italia erano stimati sui 100-150 miliardi. La Santa Sede, il 21 luglio 1970, smentì che «il patrimonio produttivo del Vaticano potrebbe calcolarsi sui 7000-8000 miliardi», come aveva scritto la Tribune de Lausanne. La smentita diceva: «Il capitale produttivo della Santa Sede, compresi tanto i depositi come gli investimenti, collocati in Italia e fuori d'Italia, è lontano dal raggiungere la centesima parte di tale somma». Porse questa replica peccò per difetto: le stime correnti vanno da 700 a mille miliardi di lire, dal 1970 in gran parte investiti fuori d'Italia, specialmente negli Stati Uniti e in Svizzera. Lamberto Fumo Gl'incidenti, cominciati verso le 8, durante lo sgombero di alcune palazzine dell'Enasarco occupate da giorni in via Cipriano Pachinetti, a Casal Bruciato, si sono estesi in tutta la zona fino alla TiburUna e a Portonaccio. Un gruppo di agenti sono intervenuti per far eseguire l'ordinanza di sgombero. Nei giorni scorsi si erano già svolte operazioni del genere senza incontrare reazioni. Oggi, invece, molti degli occupanti abusivi (178 famiglie) si sono barricati negli appartamenti e la polizia ha fatto irruzione. Alle 9, mentre erano ancora in corso le operazioni di sgombero, sono giunti in via Facchinetti un centinaio di giovani della sinistra extraparlamentare che hanno cominciato a spalleggiare i baraccati. Sono seguiti scontri; i giovani hanno lanciato sassi e bulloni contro gli agenti. Due bottiglie incendiarie, scagliate nella mischia, sono esplose sull'asfalto. La polizia ha risposto impiegando lacrimogeni.
Persone citate: Alberto Staterà, Jean Villot, Lamberto Fumo, Massimo Spada, Preti, Sindona, Spada
Luoghi citati: Città Del Vaticano, Italia, Stati Uniti, Svizzera
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