L'indagine sui "camerati" di Mario Tuli segue una traccia che porta nel Veneto di Francesco Santini

L'indagine sui "camerati" di Mario Tuli segue una traccia che porta nel Veneto L'indagine sui "camerati" di Mario Tuli segue una traccia che porta nel Veneto Preannunciati tre arresti - Numerose le perquisizioni - Gli inquirenti sono del parere che il dinamitardo di Empoli non sia riuscito a fuggire all'estero - "E' da queste parti", hanno detto (Dal nostro inviato speciale) Arezzo, 29 gennaio. C'è un'auto dell'Antiterrorismo ferma dinanzi all'antico carcere di Arezzo, nel centro della città vecchia. Attende, nella sera, il sostituto procuratore Marsili. Il magistrato indaga sul terrorismo nero in Tcscana ed interroga, nella notte, Luciano Franci. Ha annunciato tre ordini di cattura. Gli uomini dell'Antiterrorismo si preparano ad eseguirli: sono armati di mitra, pronti a partire. La caccia è ancora a tre manovali del tritolo, tre plastìquers neri e squattrinati, al servizio di uomini più potenti e nascosti. Per il sostituto Marsili, si chiariscono i ruoli: c'è, alla base, il gruppo di Arezzo; c'è poi l'anello intermedio, che è Mario Tuti, geometra ad Empoli; c'è, infine, chi muove il gruppo e commissiona attentati: ordina di minare il traliccio di Pistoia, far saltare la strada ferrata a Terontola, progetta, per Vaiano, una strage, che va a vuoto; è la prontezza di un macchinista a scongiurare il disastro: il treno «Palatino» non deraglia, ma gli attentati continuano. Adesso si delinea un collegamento sottile, che porta a Padova. Padova, in questo caso, vuol dire l'organizzazione golpista «Rosa dei venti», del tenente colonnello Amos Spiazzi, e gli inquirenti indagano in questa direzione. Due gli elementi: il primo attribuisce al geometra Mario Tuti « un contatto con Padova»; il secondo, rivelato dall'avvocato Pietro Graverini, il lega- Mario Tuti le di Margherita Luddi, amante di Luciano Franci. La giovane Luddi nascondeva in casa dei nonni 75 chilogrammi di cheddite: in prigione, ha raccontato di un viaggio a Padova di Luciano Franci, di un « misterioso » contatto in Veneto. Di Padova, di «Rosa dei venti», di pista veneta ha parlato oggi anche un funzionario dell'Antiterrorismo, che ha lasciato Arezzo «diretto al Nord ». E' nell'Italia Settentrionale che adesso indagano i funzionari del dottor Santillo, il quale già ieri, a Firenze, ha preannunciato una «missione al Nord». E' in Veneto, e proprio a Padova, che l'Antiterrorismo crede di poter individuare il terzo gradino della catena, che ha il suo primo anello ad Arezzo. Ma siamo ancora a livello di voci, di ammissioni caute e contraddittorie, in un ambiente di provincia, di piccola città che si sente, adesso, al centro dell'interesse nazionale. Troppe le voci, troppe le indiscrezioni: la strage di Empoli ed il terrorismo nero toscano sembrano, a pochi giorni dai colpi di mitra del geometra, già scivolati nella spirale senza fondo che tutto avvolge da piazza Fontana ad oggi. E c'è un commento amaro del sostituto Marsili, che ha detto: «Con i due o tre ordini di cattura che firmerò stasera, il mio compito è finito; i miei manovali del tritolo sono bollati; per il resto, chissà?». Ma, proprio ad Arezzo, si registra oggi un deciso ottimismo per la cattura di Mario Tuti, l'assassino del brigadiere Falco e dell'appuntato Ceravolo. Per il sostituto procuratore, Tuti è ancora in Italia, forse in Toscana. «Avete trovato tracce del suo passaggio?», gli è stato domandato. «E' da queste parti», ha risposto il magistrato. Di «finanziatori e mandanti» ha già detto, per il nucleo fascista della Toscana, il ministro dell'Interno Gui, al «vertice» di Firenze; ed in questa direzione si muovono gli inquirenti, che ritengono di avvalorare la tesi del colle gamento veneto. A spezzare la catena tra i terroristi toscani ed i mandanti è stato Mario Tuti ed è a lui che gli investigatori vogliono arrivare al più presto, per ricostruire quanto è accaduto. Si cercano i collegamenti internazionali del gruppo toscano: s'è saputo stasera che i documenti sequestrati in casa di uno degli arrestati sono in lingua francese e tedesca. Il sostituto Marsili, stamattina, ha spedito un gruppo di carabinieri a Castiglion Fiorentino, per un rapporto dettagliato sugli ambienti fascisti della cittadina toscana. E' a Castiglion Fiorentino che il gruppo di Tuti si era riunito il 22 gennaio, deciso a mettere a punto l'ultimo attentato della serie, quello all'edificio della Camera del Lavoro di Arezzo, in pieno centro. Alla riunione, fissata nei pressi della cava «La Foce», in una zona non lontana dalla città ma fuorimano e nascosta, ha preso parte l'intero gruppo di Luciano Franci: «una decina di persone in tutto», secondo il magistrato. A Castiglion Fiorentino, (unica isola democristiana in un comprensorio rosso) i ca¬ rabinieri hanno setacciato gli ambienti fascisti: quaranta giovani, picchiatori ed attivisti di estrema destra sono stati avvicinati per ricostruire la notte del 22, quando Luciano Franci e Piero Malentacchi vennero arrestati per primi. S'è così saputo che, la notte stessa, qualcuno si affrettò a telefonare ad Empoli, al geometra Mario Tuti, per informarlo. E' questa una circostanza alla quale gli investigatori attribuiscono «importanza». Il particolare, indirettamente, è stato confermato da Loretta Ruggeri, la giovane moglie del geometra fascista. Interrogata dal sostituto procuratore Pappalardo, di Firenze, ha ammesso che, alle 4 del mattino del 23, la casa di via Boccaccio fu svegliata da una telefonata. «Mio marito tornò a letto poco dopo, piuttosto agitato — ha detto Loretta Ruggeri — ma non si volle confidare. Riprese a dormire dopo aver detto: "Non ti immischiare, sono questioni mie"». Francesco Santini Mentre il fascista assassino si trova ancora in libertà