I CONTI DEL MERCOLEDÌ di Giovanni Arpino

I CONTI DEL MERCOLEDÌ I CONTI DEL MERCOLEDÌ Un mal di pallone Minacce dall'alto e dal basso per il mondo sportivo - Giggirriva dice la bugia La "magna" [uve e le invidie altrui - Ferdinando Rossi, una speranza granata Il football, come sport e come fenomeno, è entrato nel suo prevedibile • ciclo del malessere ». Il campionato dei fischi, dell'olandesite cronica, della contestazione tifosa, è diverso dai precedenti. Non molto tempo fa, su queste pagine, pubblicammo i risultati d'un Incontro con i club tifosi di Torino, sia bianconeri sia granata. E già si potevano scorgere, in quel resoconto, le linee d'un atteggiamento inconsueto, che i sostenitori del calcio hanno assunto più o meno inconsciamente. Da coloro che desiderano forme ancor vaghe ma sentite di cogestione a quelli che con le grida di tutto e subito » stravolgono la fisionomia paciosa e ufficiale del gran baraccone pedatorio: nella pentola dello spontaneismo politico-sportivo ribollono umori difficili da valutare. I club, filiazione delle società che li inventarono come « braccio secolare ., ora hanno scoperto la possibilità di una loro autonomia. I maligni potrebbero dire: è la rivolta del robots, è la ribellione dei sanculotti. Ma non gli 9l può negare II ruolo. Né si può escludere l'avverarsi di un polveroso proverbio e cioè che un bel gioco dura poco. Il rischio Qualche solone taccia i «guerriglieri» genovesi e torinesi, milanisti, laziali e fiorentini con la qualifica di « presuntuosi o ridicoli ». Sostiene che ad una squadra basta il risultato per pacificare gli animi. Vero niente. Lo dimostra il Torino sovvertitore del Cagliari. Il rischio è grosso. Se le belle firme della critica sportiva seguiteranno a chiudere gli occhi o ad appellarsi deamicisianamente « alla parte migliore del pubblico », dovranno tra poco passare la mano al sociologo. E risulterà chiara la loro impotenza interpretativa. Aggiungiamo a questo carico le dichiarazioni del « granduca » Artemio Franchi, uomo navigato, prudentissimo fino all'ultima sfumatura, che con l'ordinanza di " disubbidienza fiscale » per tutte le società dilettantistiche è uscito allo scoperto. Franchi punta il dito contro l'interlocutore assente (il governo), perché il calcio e lo sport in generale abbiano gli sgravi che sono goduti da cinema e ippica, quantomeno. Ma lo stesso cinema sta protestando. Vedremo Rivera e Alberto Sordi con cartelli di protesta? Sophia Loren e Mazzola clamanti in piazza Montecitorio? E' possibile, com'è possibile un'interruzione della pedata e conseguente sgambetto al Toto-Totem. Insomma: tra la tenaglia dello sfruttamento dall'alto e le rivendicazioni dal basso, sport e innanzitutto pallone attraversano un momento crudo. Non ce ne stupiamo noi, anzi dobbiamo sottolineare come questi eventi arrivino in ritardo d'almeno un anno sulle nostre previsioni. Riflettano invece quelle anime elette di commentatori dalla biro sciolta che continuano a giocare sull'equivoco, a inneggiare alle fortune immarcescibili della pelota, o a stringere in un fascio le « colpe » di presidenti, tifosi e giornalisti (ma dove?, ma come?, belle gioie: la critica sportiva è sempre stata folta di « enlants prodige » che col passare degli anni rimangono solo più « enlants », ma non per questo si deve generalizzare sulle diverse responsabilità). E ora basta, non ho intenzione di ridurre questi « conti del mercoledì » a una diagnosi dell'Apocalisse pallonara. Divertiamoci, se è possibile. Riprendo Franchi e Fellini: chi aiuta il povero sport? Chi aiuta il povero cinema? (Dis. di F. Bruna) dunque con Giggirriva visto a Torino domenica. Sembrava vivo, complimenti. Il Fuffo era venuto a scrutarlo per esaminare la possibilità d'un suo trapianto in Nazionale. Credo che il Doktor Bernard sia rimasto deluso. Gigi ha bisogno di lavorare e lo dice apertamente. Ma alla « Domenica sportiva » si è anche lui trincerato dietro frasi troppo generiche. Per esempio, accusando i giornalisti di « raccontar favole »: sul fatto che dormiva fino a mezzogiorno e che solo Gigi II da Cagliari, cioè Radice, riesce a tirarlo giù dal letto due volte alla settimana alle otto e mezzo. Bruno Bernardi veste la toga del difensore d'ufficio e fa: 'Riva se l'è lasciata scappare, quella Irase. Non è da lui. Credimi. Sa benissimo che esiste il giornalista pettegolo, che "gonfia" una parola, e quello severo, obbiettivo ». E va bene, per stavolta assolviamo Gigi da Leggiuno con il beneficio del dubbio. Però stia attento. Se vi fu uomo che ha goduto di grandi favori critici, eccolo, è proprio lui, il « bomber » sardo. E se lo meritava. Gli auguriamo di cuore un pronto riacquisto del tono muscolare e del fiato, ma anche della sobria dialettica che lo contraddistinse. Dall'alto E cosa dobbiamo dire agli amici di Milano? Fino a ieri parlavano della Juventus con un garbo che lasciamo giudicare a voi: Calabria saudita e « conterronei » erano i termini usati verso i bianconeri, per il tasso mediterraneo che contraddistingue povero sport? Chi aiuta il poverla squadra. Oggi, avendo Nuccio Parola superato il girone di andata con 23 punti in cassaforte, gli stessi dovrebbero guardare ai vichinghi, agli olandesi, ai possenti eroi muscolari che militano nelle due squadre milanarde. Ma non è il caso di infierire su questi poverini e sulle loro invidie. L'ha detta giusta Buticchi, sorvolando a Capodanno in Kenya i parchi dove gli animali corrono liberi. Vide un branco di zebre e sospirò: • Ecco l'unico posto dove ho potuto guardare i bianconeri dall'alto in basso ». Offriamo dunque un volo « charter » ai colleghi di San Siro, che hanno finito persino le lacrime. Giagnoni accusa di autocastrazione il suo Milan e Giacinto Magno fa: « Non marcando a centrocampo, come vincere a Roma? Anche se Mazzola è In forma eccezionale, anche se i giallorossi hanno costruito due sole palle-gol, anche se potevamo sfruttarne tre noi. Mah. Ci vuol altro ». Quattro mesi di calcio ufficiale hanno setacciato la classifica dando a vedere che due squadre sono riuscite a forgiarsi una fisionomia: la Juve che si avventa e spreca molto ma è sempre lei a condurre il gioco: la Roma che « trotta » e quindi si adegua con disciplina ai mezzi tecnici di due anziani quali Cordova e De Sisti (e poi c'è Rocca la «dinamo»). I campioni laziali, tra un montare e uno scendere da cavallo, non sembrano quelli di ieri. Le due milanesi difettano di ormoni e «punteros». Il Torino non sempre fa ciò che può. Visto il si¬ o cinema? (Dis. di F. Bruna) gnor Rossi Ferdinando? E' un ragazzo di rispetto. Non c'è Pillici? Giochi lui, che ha i numeri necessari. Bruno Bernardi, a costo di infrangere un mito e costruirne un altro (ahi!), fa un nome: Meroni. Mentre Ferdinando è più « spesso », lineare e quindi più utile negli schemi. Forse può « servire » meglio di coloro che accoppiano dosi di genio alla zavorra della sregolatezza. Mi dicono sia serio: si informa su « come è andato » anche dopo una partitina d'allenamento. Buon prò all'Olimpico, fratellino. Rotule gratis Un'anima prdihnnda e ironica mi scrive per sapere dove può vedere calcio meno costoso ma sempre vero. Ne approfitto per sfogare sani istinti provinciali. C'è una Albese che sembra l'«Ajax della trifola», c'è un Bra che ha infilato 13 vittorie consecutive, ci sono pei le squadre torinesi di ultimo rango ma favolose. Meditate sui nomi. Si chiamano: Liver-Po. River-Platti, Pecetto-Rangers, Dynamo-Daturi, S. Quintino-Stella Rossa fino alla metafisica Causiomania. Qui si rischiano rotule gratis, amici, sacrificando a nomi mitici con impavido spirito di borgo. Qui non si contesta, ci si mena intorno a un pallone. Pensiamo al « ritorno » e alla imminente Coppa, che gli amici del giaguaro indicano come alleata degli avversari della Juve. Sarà, non sarà. Ma intanto voi. profeti di sciagure, andate a nascondervi nel carbone. Giovanni Arpino

Luoghi citati: Bra, Cagliari, Calabria, Kenya, Leggiuno, Milano, Roma, Torino