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Nel "caso Sindona" le miniere siciliane Nel "caso Sindona" le miniere siciliane (Dal nostro corrispondente) Palermo, 28 gennaio. Lo scandalo della Banca Unione e del Banco di Milano di Michele Sindona ha travolto a Palermo i maggiori responsabili dell'Ems, l'Ente minerario siciliano, un Ente pubblico della Regione, che nel suol 12 anni di attività ha perso 194 miliardi, 24 dei quali nell'ultimo esercizio 1974, soprattutto per la passività della gestione delle dodici miniere di zolfo che danno lavoro a 3500 persone nelle province di Erma, Caltanisetta ed Agrigento. Il presidente e 11 direttore generale dell'Ems, l'ex senatore democristiano Graziano Verzotto, e il dottor Piero Giordano del psi, ieri sera si sono dimessi prima ancora che l'assemblea regionale esamini le conclusioni di un'inchiesta amministrativa sull'Ems, condotta dal direttore generale della Regione dottor Pino Orlandi, e disposta dal Presidente della Regione on. Angelo Bonfiglio sulle pressioni dei comunisti e del missini. Si è appreso che Verzotto, 51 anni, nato a Padova ma da venti anni In Sicilia, già comandante partigiano al fianco di Enrico Mattel e poi funzionario dell'Eni nell'isola dove dal 1961 al 1968 fu segretario regionale della de, era consigliere d'amministrazione del Banco di Milano mentre l'Ems teneva i fondi nelle banche di Sindona. Nello stesso tempo, pur disponendo di una notevole liquidità, l'Ente minerario a Palermo accese mutui con la Banca Nazionale del Lavoro e con il Banco di Sicilia grosso modo per la stessa cifra di sette miliardi, con l'obbligo di corrispondere agli ultimi due istituti interessi passivi del 12 per cento, cioè per circa 850 milioni annui. Quanto e cosa vi sia di vero in queste ed in altre vicende legate alla gestione dell'Ems, che nel complesso ha seimila dipendenti, non è precisabile adesso. Un fatto è certo: sia il sen. Verzotto, sia il dottor Giordano sostengono che riusciranno a dimostrare senza veli la loro innocenza.