La ristrutturazione della flotta italiana

La ristrutturazione della flotta italiana La ristrutturazione della flotta italiana Perché la Società Italia è contraria alla riforma Preoccupazioni dei sindacati e silenzio dei dirigenti dell'"Italia" mai, i rinvìi, troppe le promesse mancate, troppe le speranze andate deluse. Da parte dei sindacati non c'è ancora una presa di posizione ufficiale: a livello romano si teme che l'ingranaggio della riforma della flotta sia talmente delicato che basti un minimo incidente per bloccarlo. Per questo, la base è, per il momento, tacitata in attesa che le posizioni siano più nette e che il governo si esprima con chiarezza. Silenzio assoluto, invece, per guanto riguarda lo «staff» dell'« Italia ». Perché i dirigenti della prestigiosa società di bandiera sono così decisi ad opporsi alla ristrutturazione radicale prospettata dalla stessa legge approvata dal Parlamento e auspicata dai dipendenti e dai sindacati? Forse, obietta Qualcuno, c'è il segreto timore di perdere posizioni di prestigio, la preoccupazione di veder ascendere alle massime cariche aziendali nomi «nuovi», legati alle nuove strategìe: neppure Questo sembra un argomento determinante. Dicono i sindacalisti: « Per la verità i dirigenti della "Italia" hanno soprattutto la preoccupazione di rallentare il processo di rinnovamento per non dispiacere ai grossi dirigenti dell'Iri. Tra l'altro è noto che tra molti "executives" dell' "Iri" e dell' 'Italia" corrono addirittura legami di parentela. C'è una ragnatela di alleanze e di consanguineità, rafforzate da non infrequenti matrimoni. Ora è noto, anche per espressa dichiarazione del presidente dell'Iri, prof. Petrilli, che il massimo ente finanziario di Stato ha sempre visto di cattivo occhio la ristrutturazione. E d'altronde Uri ha finanziato dieci anni fa la costruzione dei due colossi "Michelangelo" e "Raffaello", quando era finita ormai l'èra dei transatlantici. Chi ha commesso gli errori clamorosi degli ultimi anni dovrebbe, ora, rimediare ». I sindacati insistono che è proprio Genova la casella che « scotta » nello scacchiere della marinerìa italiana e fanno anche chiaramente dei nomi. Le linee che soffrirebbero di più della concorrenza della società « Italia » rinnovata appartengono ai maggiori armatori: Lauro, D'Amico. Costa, Fassio. C'è da osservare — dicono a Genova i più vecchi dipendenti, quelli che hanno visto nel dopoguerra il rilancio e la ricostruzione della flotta — che queste linee, ora appannaggio quasi esclusivo dei privati, erano coperte quasi interamente dalla società «Italia», la quale ha poi lentamente lasciato libero il campo (soprattutto nel settore mercantile) concentrandosi antistoricamente sul trasporto passeggeri di grande prestigio, quando era già affermata l'era dei jet. La situazione è a questo punto estremamente complessa: la riforma è bloccata nel meccanismo più delicato, nel settore nel quale, prima di ricostruire, occorre, con decisione, affondare il (Dal nostro corrispondente) Genova, 28 gennaio. La mancata presentazione del progetto di ristrutturazione della flotta al ministero della Marina Mercantile (ieri è scaduto il termine fissato, come impegno, nella legge di riforma) è l'ultimo atto negativo, in ordine di tempo, del gruppo dirigente della società « Italia », nei confronti del vasto processo di rinnovamento per il guale si battono da anni le forze sindacali. A Genova, « capitale » marittima del Paese, il malcontento è diffuso: troppi, or- bisturi. I sindacati temono, a questo proposito, che i contìnui rinvìi portino la questione alle soglie delle elezioni amministrative o ancor peggio ad una eventuale crisi dì governo: eventi che ne bloccherebbe, di fatto, l'iter. Con il risultato di lasciare le cose come stanno. p. 1.

Persone citate: D'amico, Fassio, Petrilli

Luoghi citati: Genova, Italia