Freda- Ventura: nuova tattica per ottenere subito la libertà di Guido Guidi

Freda- Ventura: nuova tattica per ottenere subito la libertà Catanzaro. Ventura mentre parla il pubblico ministero 1 secondo il difensore di Ventu- ra, avvocato Ghidoni, la corte dovrebbe annullare l'istruttoria e trasmettere gli atti al pubblico ministero perché ne compia una supplementare. «Qui abbiamo due gruppi di imputati ai quali si contesta lo stesso delitto per lo stesso episodio — ha sostenuto — ma fra i due gruppi non esiste un legame di alcun genere e di conseguenza una sentenza è in contrasto con l'altra. Quindi ricominciamo lutto da capo per ristabilire la verità». la reazione L'iniziativa della difesa Freda-Ventura ha determinato subito la reazione (prevedibile) della difesa Valpreda. Già l'ipotesi di un nuovo, possibile rinvio del processo in attesa di Giannettini li innervosisce (comunque, domani ufficialmente insisteranno perché si vada avanti senza il giornalista missino anche se questa La difesa del gruppo fascista sostiene che l'istruttoria dev'essere annullata - I motivi: D'Ambrosio ha rinviato a giudizio gli imputati mentre era ricusato, inoltre le accuse ai gruppi fascista e anarchico sarebbero in contrasto tra di loro - II rinvio del processo per assenza di Giannettini (ex Sid) diventa obbiettivo secondario: i fascisti sarebbero liberi solo nel 1976 (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 28 gennaio. Franco Freda e Giovanni Ventura hanno cercato di colpire subito quello che, prendendo a prestito dal gergo dei pugnatori, potrebbe essere definito il «bersaglio grosso»: arrivare, cioè, all'annullamento dell'istruttoria e, quindi, ottenere automaticamente la libertà, immediata per avere superato i termini massimi previsti dalla legge per la carcerazione preventiva. L'eventualità di un rinvio del processo in attesa che possa essere giudicato con loro e con Valpreda anche il giornalista missino Guido Giannettini, ex informatore del Sid, sembra costituire, per il momento, un obiettivo sempre importante, ma secondario: infatti, forse è più facile a raggiungersi, ma comporta una conseguenza positiva meno immediata per il procuratore legale di Padova e l'editore di Castelfranco Veneto, che, in queste caso, dovrebbero tornare in libertà soltanto alla fine del mese di agosto 1976. Annullamento, dunque, dell'istruttoria: ma Franco Freda e Giovanni Ventura l'hanno richiesta (la corte d'assise deciderà, si presume, domani perché la discussione si è prolungata oggi per l'intera udienza) con due motivazioni diverse. le due tesi Secondo l'uno (la tesi è stata sostenuta dall'avv. Alfredo De Marsico) il giudice istruttore di Milano, D'Ambrosio, ha compiuto un atto giuridicamente privo di qualsiasi validità quando ha disposto il rinvio a giudizio dei neofascisti veneti (18 marzo 1974) mentre non aveva alcuna capacità giuridica per farlo perché contro di lui era stata presentata un'istanza di ricusazione. Secondo l'altro, invece (la tesi è stata illustrata dall'avvocato Giancarlo Ghidoni) le due sentenze istruttorie (quella per Valpreda e quella per Freda-Ventura) che costituiscono l'ossatura di questo processo sono così in contrasto fra loro da rendere necessaria una terza istruttoria attraverso la quale accertare a priori quale degli imputati è colpevole. La difesa di Freda e Ventura (i due, seppure costretti a vivere in aula l'uno accanto all'altro, continuano ad ignorarsi sapendo che ormai debbono considerarsi avversari ed anche pericolosi perché ciascuno è disposto a trasformarsi in accusatore pur di salvarsi) ha giocato subito a carte scoperte. Ma oltre che tentare di raggiungere l'obiettivo principale (annullamento dell'istruttoria con tutte le sue conseguenze) tanto De Marsico prima, quanto Ghidoni poi, si sono preoccupati di insinuare nei giudici (il discorso era soprattutto per quelli popolari, ovviamente) il dubbio che durante le indagini siano stati violati ampiamente i diritti della difesa. Il motivo per cui, secondo Alfredo De Marsico, l'ordinanza con la quale il giudice istruttore di Milano, Gerardo D'Ambrosio, ha disposto il rinvio a giudizio di Freda e Ventura deve essere ritenuta nulla è uno soltanto: il magistrato in quel periodo (18 marzo 1974) era stato ricusato perché, secondo Freda, avrebbe espresso in anticipo la sua opinione parlando con un giornalista e la legge gli consentiva di compiere sol-tanto «atti urgenti». Può esse re ritenuto un «atto urgente» questo tipo di ordinanza? Per De Marsico non lo è affatto e D'Ambrosio avrebbe potuto procedere nuovamente nella sua istruttoria soltanto dopo il giudizio della Cassazione, che stabilì infondata la richiesta di Freda: e cioè nel dicembre 1974. Ma allora perché D'Ambrosio affrettò i tempi e fece quello che, secondo il difensore, non avrebbe potuto fare? «D'Ambrosio si è trovato costretto — è- la spiegazione di De Marsico — a concludere frettolosamente l'istruttoria, anche compiendo un atto illegittimo, per evitare il pericolo che arrivasse il mese di agosto 1974 e decorressero da quel momento i termini massimi previsti dalla legge per la carcerazione preventiva di chi non era stato ancora rinviato a giudizio». Più sottile e capziosa, in un certo senso, la ragione per cui Freda- Ventura: nuova tattica per ottenere subito la libertà La Corte alla prima impegnativa decisione assenza impedirà di accertare quale ruolo può avere avuto il Sid in questa vicenda): l'eventualità di una terza superistruttoria li ha trovati irremovibili. «Noi vogliamo — ha detto prima l'avvocato Tarsitano e poi ha confermato l'onorevole Malagugini — che questo processo si celebri al più presto e dopo oltre cinque anni abbiamo ampiamente acquisito questo diritto». Ma per chiedere alla corte d'assise di ritenere senza fondamento la richiesta di De Marsico esiste un'argomentazione irreversibile. «La Cassazione — ha ricordato l'avvocato Fausto Tarsitano, quando gli è stato riconosciuto il diritto di intervenire nella discussione dopo una nervosa polemica con i difensori di Freda e Ventura, che intendevano contestarglielo — ha respinto nel dicembre 1974 l'istanza con cui era stato ricusato D'Ambrosio e nella sua sentenza che è diventata ormai definitiva ha dichiarato tutti validi gli atti compiuti dal giudice istruttore milanese ». Oggi si è parlato incidentalmente anche di Guido Giannettini: soltanto un accenno a quello che, con ogni probabilità, sarà il tema di fondo previsto per la giornata di domani. L'argomento lo ha sfiorato Alfredo De Marsico: «Per metà della requisitoria scritta del pm di Milano — ha detto — si parla di Giannettini come di un personaggio che è stato costantemente in contatto con Freda e con Ventura». Ovviamente, di lui è difficile faro a meno. De Marsico, e con lui un avvocato di parte civile, ha chiesto che la corte d'assise acquisisca almeno la requisitoria con cui a Milano è stato chiesto il rinvio a giudizio del giornalista missino. I giudici hanno risposto negativamente perché — si intuisce — la requisitoria è un atto di un'istruttoria ancora in corso. Ma domani il discovso sarà un altro e molto più approfondito: si chiede il rinvio del processo in attesa che venga conclusa l'indagine su Giannettini per celebrare un unico dibattimento. Guido Guidi

Luoghi citati: Castelfranco Veneto, Catanzaro, Milano, Padova