SICUREZZA SOCIALE

SICUREZZA SOCIALE SICUREZZA SOCIALE Gli stipendi dei dirigenti La retribuzione media dei dirigenti italiani di azienda (che secondo un'indagine svolta dalla Cee sarebbe di circa 43 milioni all'anno) continua ad essere oggetto di puntualizzazioni da parte degli interessati che contestano la validità della rilevazione comunitaria. « Dicono che guadagniamo 43 milioni all'anno — dice un dirigente — ma è una gonfiatura che, oltre a metterci in cattiva <uce davanti agli altri lavoratori, può influire sfavorevolmente sul rinnovo del contratto di lavoro della categoria ». ' Dopo vent'anni di dirigenza — scrive un altro — la mia retribuzione si aggira sui 12 milioni annui. Altro che 43 milioni! Questa indagine della Cee non dà prestigio né alla statistica né ai suoi operatori. In realtà, lo stipendio del dirigenti italiani di azienda è tale che alcuni di essi stentano a vivere decorosamente ed in qualche caso senza che la moglie possa mantenere una persona di servizio ». E qui il dirigente esagera per eccesso di difesa, perché certe argomentazioni — come quella di non potersi pagare la domestica — non sono credibili nemmeno in sede polemica. Stupisce invece che nessuno abbia precisato quanti sono i dirigenti, benché questo dato convalidi implicitamente le loro contestazioni. Gli iscritti all'Inpdal (Istituto di previdenza per i dirigenti industriali) sono 45.000. Perciò, se il guadagno medio di ciascuno di essi fosse di 43 milioni all'anno, il loro costo complessivo dovrebbe ammontare — nello stesso periodo di tempo — a 1935 miliardi: una cifra di gran lunga superiore a quella attualmente necessaria per stipendiare la categoria. Si deve riconoscere comunque che i dirigenti hanno validamente contribuito alla realizzazione di quel fecondo slancio produttivo che gli economisti chiamarono « miracolo italiano » e che permise ai nostri prodotti di affermarsi anche nei mercati che la concorrenza straniera ci aveva sempre preclusi. Purtroppo la « belle epoque » della nostra produzione industriale e artigianale si sta dissolvendo nella foschia della recessione che minaccia di respingerla da quei mercati. Perché la ritirata non diventi rotta, ma sia contenuta in ordinato ripiegamento su posizioni da cui riprendersi quando i tempi cambieranno, è indispensabile la cooperazione di tutte le forze produttive che hanno nei dirigenti i loro quadri. Occorre cioè, e adesso più che mai, una dirigenza qualificata e volitiva, in grado di controllare il decorso della preoccupante anemia causata all'apparato produttivo del nostro Paese da una serie di circostanze avverse ed inasprita da vicende a noi estranee e comunque non influenzate dal costo dei dirigenti. Risposte ai lettori Ho lavorato per cinque anni alle dipendenze di altri e poi ho continuato l'assicurazione invalidità e vecchiaia con i versamenti volontari. Da quando l'assicurazione venne resa obbligatoria anche per gli esercenti attività coni mereiai!, sono iscritto alla speciale gestione previdenziale di categoria e, nella mia qualità di rappresentante, anche all'Enasarco. Vorrei sapere se al compimento dei 60 anni potrò usufruire delle tre pensioni, cioè della pensione Inps e di quelle a cui dovrebbero darmi diritto I contributi versati rispettivamente nella speciale gestione dei commercianti e all'Enasarco. Giuseppe Meneghetti - Torino. A 60 anni, purché abbia la contribuzione minima richiesta, avrà diritto alla pensione di vecchiaia a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per I lavoratori dipendenti ed a quella integrativa a carico dell'Enasarco. Gli operatori del commercio sono pensionabili a 65 anni se uomini ed a 60 se donne: soltanto a 65 anni potrà chiedere, perciò, che 1 contributi versati nella speciale assicurazione dei commercianti le siano conteggiati — a titolo di supplemento — sulla pensione di vecchiaia di categoria Vo corrispostale dall'lnps. ★ * Vedova di guerra, percepisco una pensione di 73.000 lire il mese. Ho 65 anni e vivo in casa di mio genero che contribuisce anche al mio mantenimento. Poiché egli lavora alle dipendenze di terzi, potrebbe avere gli assegni familiari per me? C. L. - Sanremo No, e indipendentemente dal fatto che l'importo della sua pensione supera il limite di reddito per la concessione degli assegni, ★ ★ Già pensionato per anzianità, ho continuato a lavorare fino al 15 maggio 1968, dopo di che ho chiesto che la pensione mi venisse riliquidata in base alle nuove norme, cioè in rapporto allo stipendio percepito negli ultimi cinque anni. Poiché dopo II pensionamento ho percepito l'Indennità di disoccupazione, vorrei sapere se quel periodo di sei mesi durante cui ho riscosso tale sussidio può aver influito sull'Importo della pensione stessa. F. Ficarelli - Firenze Il periodo di disoccupazione indennizzata è successivo alla data di decorrenza della pensione: perciò, anche i relativi contributi le risulteranno accreditati dopo, ed avrebbero dovuto essere conteggiati a titolo di supplemento della pensione stessa e non per determinarne il rapporto percentuale con la retribuzione. Osvaldo Paita

Persone citate: Ficarelli, Giuseppe Meneghetti, Osvaldo Paita

Luoghi citati: Sanremo, Torino