Lo sport disobbedisce

Lo sport disobbedisce Le tasse applicate alle società dei dilettanti Lo sport disobbedisce Il presidente della Federcalcio ha invitato i club dilettantistici a rifiutare gli adempimenti di legge in materia fiscale - L'azione è stata promossa nell'ambito del progetto che vuole tutti per lo sport i quattrini giocati al Totocalcio (Dal nostro inviato speciale) Roma, 27 gennaio. « Non dobbiamo sentirci colpiti da un'accusa di disubbidienza civile quando ci asteniamo da obblighi che non dovrebbero toccarci: del resto, per quanto mi risulta, nessuno è stato perseguito finora per questo tipo di atteggiamento e non credo che cominceranno proprio da me ». Artemio Franchi, 53 anni, senese — contrada della «Torre» —, una laurea in economia e commercio, ha lanciato insieme un grido di dolore e un proposito di battaglia per il football e lo sport italiano. Lui, presidente della Federazione italiana gioco calcio (oltre 700 mila giocatori tasserati), si è fatto portavoce di una iniziativa clamorosamente polemica «invitando» i rappresentanti delle società dilettantistiche « ad astenersi dall'osservanza delle norme fiscali », in quanto non svolgono attività né posseggono strutture di tipo commerciale. "Presa di posizione" Questa la « presa di posizione » di Artemio Franchi è diventata ufficiale ieri mattina, alle 10, nel salone di un albergo romano dove si svolgeva l'assemblea della Lega dilettanti di calcio: « Le società calcistiche e tutte le loro consorelle dei vari sport non producono redditi, non hanno alcuna caratteristica tale da farle rientrare nel regime fiscale delle imprese economiche come vorrebbero le autorità. Abbiamo provato più volte a far capire il problema, invano. E' tremendamente difficile dialogare con le autorità di governo anche perché l'interlocutore cambia spesso. E ora abbiamo capito che bisogna creare un "caso" per farsi ascoltare ». La « grana » denunciata da Franchi riguarda solo le società dilettantistiche, che nel calcio sono 7106 come risulta dai dati del 1974. I clubs professionistici di serie A e B, in quanto società per azioni, sono al di fuori di questo discorso che investe invece tutto il resto del mondo sportivo italiano, tutte le federazioni dilettantistiche. Tutto il « caso », è stato concordato proprio dai presidenti delle 34 federazioni nell'ultimo consiglio nazionale del Coni, tenutosi il 19 dicembre 1974 a Roma. Con questa <• astensione fiscale » le società dilettantistiche di tutti gli sport si esimeranno dall'osservare gli « adempimenti » fissati dalle apposite circolari che, ai fini delle imposte dirette, comportano questi obblighi: compilare il registro dei costi e ricavi, presentare annualmente la dichiarazione dei redditi (« anche se non si hanno redditi »), redigere il bilancio, l'inventario, il conto profitti e perdite ed i prospetti esplicativi. La lettura di queste disposizioni aveva mandato in crisi i dirigenti di tante piccole società di provincia: adesso, con una clamorosa « disubbidienza », la difficoltà viene rimossa. Dice Franchi: « Agiamo con fermezza, sicuri di avere ragione sul piano morale e speranzosi di averla anche sul piano giuridico ». Come dire: a noi non toccano certi obblighi, abbiamo cercato di farlo capire alle autorità, ma invano. Adesso ci riteniamo liberi da quegli obblighi. Nulla cambia invece per quel che riguarda le trattenute fiscali sul biglietti, per le quali si spera in una riduzione delle aliquote: proprio venerdì scorso è stata presentata una proposta di legge per ottenere « abbuoni » fiscali per le manifestazioni che si svolgono sotto l'egida del Coni ed è chiaro che la « grana » promossa ora da Franchi tende anche, sul piano tattico, a tener viva l'attenzione dei parlamentari su questo argomento. « Noi dello sport — ha detto il presidente della Federcalcio — chiediamo di essere considerati almeno come il cinema e l'ippica, dove pure il fine di lucro mi pare evidente: finora siamo stati trattati peggio di tutti ». Dopo la « disubbidienza civile » anche lo sciopero potrebbe diventare un'arma nelle mani degli sportivi per la trattativa con il governo. Da tempo è in corso una vertenza che tende a « trattenere » a favore dello sport l'intero introito del Totocalcio (nel 1972 le giocate ammontarono a 106 miliardi 733 milioni 222 mila 480 lire) mentre adesso il 50 per cento va allo Stato: « L'Italia — ha detto il presidente del Coni, Onesti — è l'unico Paese in cui il governo prende denaro dallo sport invece di darne. Perciò abbiamo approvato all'unanimità il progetto di legge che progressivamente, in circa tre anni, restituirebbe allo sport tutte le entrate del Totocalcio ». Sciopero nel calcio? E Franchi: « Un'azione di tutto lo sport è in atto perché quanto lo sport produce rimanga nell'ambito dello sport. Stiamo lavorando per avere il riconoscimento di un diritto che non è solo economico ma anche morale, chiediamo al governo una prova di buona volontà: se non otterremo una risposta entro un certo arco di tempo tutto 10 sport italiano sarà chiamato a prendere decisioni importanti. Niente di violento, ma qualcosa che dimostri come certi problemi stanno a cuore non solo ad una decina di presidenti di clubs professionistici, ma ad una massa di milioni di persone ». Questo « qualcosa » non può essere altro che uno sciopero dei calciatori, tale da bloccare i campionati e per conseguenza 11 concorso pronostici del Totocalcio. Sono propositi decisi e Franchi non lo nasconde. « Il momento che attraversa il nostro sport è gravissimo — dice — ormai siamo vicini al punto di rottura, allo strangolamento. E la Federazione Calcio, che è forse la meno strangolata, vuole fare un tentativo per rimuovere una situazione ferma da troppo tempo ». Antonio Tavarozzi

Persone citate: Antonio Tavarozzi, Artemio Franchi

Luoghi citati: Italia, Roma