Duecentomila ragazzi "prigionieri"

Duecentomila ragazzi "prigionieri" Un convegno ad Abano Terme sulla tutela dei minori Duecentomila ragazzi "prigionieri" In istituti minorili dove la vita non è certo fatta per educare - Proposta l'istituzione di centri regionali di assistenza in cui il servizio sociale sia in grado di offrire ciò di cui hanno bisogno (Dal nostro inviato speciale) Abano Terme, 25 gennaio. Mentre qui ad Abano stava per aprirsi il convegno sulla tutela dei minori, a Treviso una trentina di ragazzi della sezione minorile del carcere di Santa Bona erano in rivolta: sono saliti sui tetti del reclusorio, gridavano, da lassù, frasi di esasperazione, di rabbia. Nella notte, si sono impadroniti degli arnesi che una squadra di operai aveva deposto in uno sgabuzzino. E' intervenuta la polizia che ha lanciato i candelotti lacrimogeni. La sommossa è stata placata dopo ore di tensione. Gravi sintomi di un malessere, per il quale non s'è trovato, finora, un rimedio. In seguito al tumulto, il settore minorile del carcere trevigiano è stato dichiarato inagibile. I ragazzi dovranno essere trasferiti nei reclusori di altre province: viaggi sotto scorta, verso luoghi in cui le giornate non saranno diverse. Davanti a questo esempio di desolazione, ad Abano si affrontano i problemi dei minori, si cerca di dare risposta ad una serie di domande angosciose. «Non si possono risolvere certe situazioni, ha detto stamane il giudice del tribunale dei minorenni di Venezia, Baglione, pagando una retta o infliggendo una pena, oppure semplicemente applicando il perdono giudiziale, senza considerare le condizioni e l'ambiente in cui è vissuto un ragazzo. Un giudice deve avvicinarsi all'immenso patrimonio del mondo giovanile, badando soprattutto a non sciuparlo». Se per molti minorenni non si aprono le porte del carcere, si spalancano invece quelle degli istituti. Giorgio Battistacci, presidente del tribunale per i minorenni dell'Umbria, ha ricordato, in una relazione che attualmente i «ricoverati» sonò circa duecentomila. Ha aggiunto: «La vita dei minori, nella maggior parte, degli istituti, pur riconoscendo i lodevoli sforzi di cer¬ to personale religioso o laico, non è certo fatta per educare. Anzi, generalmente, impoverisce l'intelligenza del ragazzo, ne esalta la passività, si svolge in uno spazio limitato, in un ambiente standardizzato, manca della necessaria ricchezza di rapporti, perché non sono previsti e realizzati incontri con altri ragazzi. A volte, poi, i minori vengono inspiegabilmente trasferiti da un istituto all'altro, senza alcun rispetto per la loro personalità, per i rapporti che hanno intessuto con i loro compagni». Si tratta, dunque, di togliere decine di migliaia di minorenni da questa condizione. Dal convegno viene un suggerimento preciso: la Regione può avere un ruolo determinante per la soluzione di questi problemi, anche se il cammino sarà lungo e difficile. Si propone di istituire delle «unità locali»: i centri di assistenza regionali per i minori, in cui il servizio sociale sia in grado di offrire tutto ciò di cui questi ragazzi hanno bisogno. Livio Paladin, preside della facoltà di giurisprudenza dell'università di Padova, ha tenuto una relazione, ponendo in rilievo le competenze regionali, nel delicatissimo settore della tutela dei minorenni ed ha indicato quelli che dovrebbero essere gli obiettivi fondamentali. Finora si è intervenuti qui e là, con diverse iniziative, ma non si è compiuta un'opera riformatrice. «In sostanza, ha detto Livio Paladin, l'unico mezzo di cui le Regioni si sono avvalse per migliorare l'assistenza ai minori è consistito nel mettere a disposizione determinati vantaggi finanziari». Occorre fare qualcosa di diverso: riunire gli sforzi che ora rischiano di andare dispersi, attuare un'autentica politica di assistenza regionale, per consentire a schiere di minorenni di uscire dall'isolamento, dalla desolazione. Giuliano Marche ini

Persone citate: Baglione, Giorgio Battistacci, Livio Paladin

Luoghi citati: Abano, Abano Terme, Marche, Padova, Treviso, Umbria, Venezia