Il pci "dimentica" il compremesse e era critica la dc per ristruzione di Felice Froio

Il pci "dimentica" il compremesse e era critica la dc per ristruzione Al convegno del psi sulla scuola a Montecatini Il pci "dimentica" il compremesse e era critica la dc per ristruzione Smentita la previsione secondo cui i comunisti, in vista del "compromesso storico", possano avallare il ritorno della de alla politica scolastica integralista - I riflessi del divario Nord-Sud (Dal nostro inviato speciale) Montecatini, 25 gennaio. Al convegno nazionale del partito socialista sulla scuola c'è stato un chiarimento positivo: sono caduti i timori che il pei, in vista del compromesso storico, possa avallare il ritorno della democrazia cristiana ad una politica scolastica integralista. L'on. Giuseppe Galante, responsabile della commissione scuola del partito comunista, chiamato in causa da Codignola e da altri socialisti, ha chiesto di parlare dicendo: «Respingiamo una concezione che vuole mettere sullo stesso piano la scuola statale e quella privata, nessuno si illuda di poter rimettere in discussione il ruolo che ha nel paese la scuola statale. Tra il pei e il psi c'è Una convergenza sul modo di concepire le riforme; vogliamo battere la posizione del ministro Malfatti che vuole rinviare le riforme, sostenendo che non siamo ancora preparati, mentre c'è la maturità necessaria a livello tecni- co e di opinione pubblica. Il vostro slogan "la scuola è anche politica" è il punto centrale del dibattito che c'è nel paese in questi giorni e che diventa il confronto tra una concezione democratica e antifascista della scuola, con quella qualunquista, conservatrice, reazionaria». L'on. Maria Badaloni, che segue i lavori per la democrazia cristiana, non è intervenuta, ma il suo atteggiamento si può desumere da questa frase detta a Codignola durante una pausa dei lavori: «Io accetto il novanta per cento della sua relazione, però l'altro dieci per cento inficia tutto il resto». Oggi i relatori hanno parlato dell'attuale situazione della scuola e delle riforme. Saverio Avveduto, direttore generale del ministero della Pubblica Istruzione, socialista, ha affrontato il tema della programmazione scolastica e della politica delia spesa, documentando in una fitta relazione corredata da sedici tabelle, errori e sprechi. Riportiamo alcuni dati significativi. Negli ultimi dieci anni la quota del bilancio dello Stato destinata all'istruzione, è più che triplicata, ma i risultati ottenuti non sono proporzionati ai sacrifici fatti dal Paese, anzi spesso sono deludenti. Su diciotto milioni di persone occupate, tredici milioni e mezzo hanno al massimo la licenza elementare; 76 italiani su cento sono privi degli otto anni di scolarità obbligatoria. Il divario tra Nord e Sud è allarmante: la percentuale dei bimbi fra i tre e i cinque anni che frequentano una scuola materna (la scuola cui la scienza affida un ruolo determinante per la formazione intellettiva) è del 60 per cento nel Sud e del 65°/o nel Nord, però si deve precisare che solo il venti per cento dei bimbi del Sud vanno in una scuola pubblica ospitata per altro in cantine, garages, magazzini. Nelle elementari i ragazzi in ritardo con gli studi sono il 14 per cento nel Nord e il 33 per cento nel Sud; i ripetenti del Sud sono il doppio di quelli del Nord; soltanto l'I per cento degli alunni dell'Italia settentrionale abbandona la scuola prima della licenza elementare, mentre nel Sud si arriva al 21 per cento. «Si dice che lo Stato non può destinare te dovute risorse alla scuola — ha detto Avveduto — ma proprio ora abbiamo destinato mille miliar¬ di alla Marina Militare». Fatta una lunga analisi delle disfunzioni e della incapacità dell'apparato della Pubblica Istruzione, il relatore ha denunciato «l'uso spietatamente politico del personale del ministero e dei provveditorati agli studi, in dispregio di tutte le competenze tecniche». L'on. Renato Ballardini, presidente della Commissione istruzione della Camera, ha parlato della situazione legislativa in Parlamento: «Nel momento in cui esiste nel Paese un attivismo provocato dai decreti delegati, in Parlamento c'è un totale ristagno. Tra Camera e Senato ci sono 450 iniziative di legge che riguardano la scuola, ma che non contano nullo perché il governo non se ne occupa. Il ministro Malfatti non affronta temi importanti quali l'edilizia scolastica, le tesi Universitarie, la riforma della scuola superiore e dell'università, portando a giustificazione l'enorme lavoro che viene dai decreti delegati e dai provve¬ dimenti urgenti. Ma dietro questa sua esitazione si nasconde la difficoltà della democrazia cristiana a rompere i suoi tradizionali legami sociali». Aldo Visalberghi dell'Unii versità di Roma in un'ampia relazione ha illustrato le linee della riforma nella scuola secondaria superiore e dell'istituzione degli istituti post-se condari. Si tratta di una prò posta ispirata da principi so cialisti e che tiene conto degli obiettivi sociali da raggiungere. Luciano Beneduse, responsabile della programmazione sociale dell'Ispe, ha parlato del governo della scuola, rilevando i limiti e le contraddizioni dei decreti delegati e proponendo soluzioni per eliminare errori e inconvenienti. Gianfranco Rescalli della Cgil-Scuola ha rivolto un invito ai militanti socialisti dispersi nei sindacati autonomi della scuola perché si concentrino nelle organizzazioni dei lavoratori. Felice Froio

Persone citate: Aldo Visalberghi, Avveduto, Codignola, Gianfranco Rescalli, Giuseppe Galante, Luciano Beneduse, Maria Badaloni, Renato Ballardini, Saverio Avveduto

Luoghi citati: Italia, Montecatini, Roma