Poche, ma precise norme per combattere il crimine

Poche, ma precise norme per combattere il crimine A proposito del discorso di Fanfani Poche, ma precise norme per combattere il crimine In un Paese dove ogni citladino pensa ormai di poter dire la sua sui problemi, indubbiamente gravissimi, della criminalità e dell'ordine pubblico, credendo magari di avere, lui solo, la ricetta capace di risolverli, non c'è da stupirsi che il segretario del partito di maggioranza relativa non abbia resistito alla tentazione di dedicare a quei problemi l'intera sua relazione alla direzione della de, in vista del prossimo Consiglio nazionale. Così facendo, Fanfani ha avuto il merito di sottolineare l'estrema importanza, anzi l'importanza cruciale, di una tematica che deve veramente impegnare al massimo i pubblici poteri, ma ha avuto anche il torto di presentare il suo piano poche ore dopo che un vertice governativo aveva annunciato un concreto piano anticrimine, tracciando le linee di due disegni di legge ampiamente articolati. Equivoci Una simile coincidenza, che ben difficilmente potrebbe essere considerata occasionale, finisce inevitabilmente con il creare equivoci, sia perche se ne ricava l'impressione di una alternativa o, comunque, di una polemica nei confronti delle proposte elaborate a livello di responsabilità governativa, sia perché, in ogni caso, la prospettazione in forme ufficiali di rimedi dal contenuto non convergente si traduce in un automatico reciproco loro indebolimento. Si tratta di conseguenze dall'innegabile gravità, non solo per l'intralcio che le riforme in atto corrono il rischio di subire (la riforma penitenziaria potrebbe essere la prima a farne le spese; speriamo che nulla di simile accada alla riforma del diritto di famiglia, giunta anch'essa ad uno stadio molto avanzato), ma più ancora per il contrasto che ne deriva con quella che, in tutti i modi, qualunque sia la formula alla fine preferita, rappresenta la condizione fondamentale per la buona riuscita di un piano anticrimine e pro-ordine pubblico: la maggior convergenza possibile di forze, di intenti c di impegni. Correre l'alca di porre a repentaglio una compagine governativa appena, e con grande fatica, ricomposta, attraverso il rilancio di proposte come — tanto per fare l'esempio più lampante — quella del fermo di polizia, oggetto di avversioni profonde e critiche serrate, che ne hanno messo in dubbio !stessa legittimità costituzionale e, più ancora, la illusorietà dell'efficacia, significa una cosa sola: avviare un'operazione in pura perdita. Per bene che vada a finire (cioè niente crisi e niente fermo), si sarà consumato tempo prezioso e si saranno provocate tensioni, meglio impiegabili nella ricerca di congegni meno p<ricolosi e più redditizi. Se Fanfani si è spinto a tanto, ed anche a costo di critiche feroci (scegliendo fior da fiore, senza arrivare neppure ai settori più lontani, si trovano accuse sul tipo del « buttare soltanto fumo negli occhi » 0 « alimentare una psicosi da Chicago Anni Trenta »), avrà avuto le sue ragioni o, meglio, 1 suoi scopi. Molti dicono che siano in funzione elettorale. C! auguriamo che la diagnosi non sia esatta, anche se temiamo il contrario. Sarebbe un grosso guaio che i complessi ed assillanti temi della criminalità e dell'ordine pubblico venissero «giostrati» in sede di elezioni amministrative, distogliendo gli elettori dai veri oggetti delle competizioni democratiche della prossima primavera ed aumentando in pari tempo la confusione attorno a problemi che hanno bisogno di essere affrontati in maniera non demagogica, con un attento sguardo alle varie componenti criminologiche, sociologiche, organizzative e tecnico-giuridiche. Strategia Non soltanto nel settore della politica economica, dove effettivamente ci si muove con circospezione e discussioni approfondite, ma pure nel settore della politica criminale nulla può riuscire più esiziale degli slogans ad effetto, delle affermazioni troppo generiche, delle analisi preliminari a binario unico. Ci vuole un'autentica strategia, articolata e coerente, razionale e decisa, per lottare contro una criminalità che è ormai giunta al rango di un'industria strapotente, e contro una eversione che, con i suoi picchiatori neri e i suoi golpisti nascosti nell'ombra, sta ancora fruendo di una sostanziale immunità. E' perfettamente inutile lanciare decine di proposte quasi tutte di impossibile o assai problematica attuazione, quali la tripartizione della pubblica sicurezza e il raddoppio dei servizi segreti. Meglio concentrare le energie su poche, ma chiare, innovazioni, prontamente realizzabili. Diamo ai magistrati e alle forze di polizia i mezzi materiali indispensabili per gli arduissimi compiti cui gli uni e le altre sono chiamati. Aumentiamo il numero delle forze effettivamente disponibili, riducendo sia gli impegni burocratici sia quelli affidabili alle forze armate (a cominciare dalla sorveglianza degli aeroporti) r, assicurando retribuzioni adeguate (qui concordiamo pienamente con Fanfani). Non si può pretendere che facciano miracoli degli agenti, compresi quelli di custodia, sottoposti ad impegni stressanti, senza riposo, lontani dalla famiglia, con minimi compensi. La polizia la si rivaluta così, e non già modificando le norme sull'uso delle armi ad opera degli agenti nel senso di renderlo più agevole! Il risultato sarebbe crudamente scontato: più raffiche sparate legalmente, più sangue sulle vie e più frequenti risposte od anticipazioni da parte dei criminali. Sempre in tema di armi, ben venga, con gli opportuni accorgimenti, un censimento rigoroso, con dure sanzioni per chi se ne sottrarrà o non saprà dar conto di questo diabolico « genere di consumo », la cui diffusione ha raggiunto punte iperboliche. Per la droga ed altri illeciti guadagni siano potenziati i controlli della Guardia di finanza e l'incidenza del fisco. L'invocato recupero dei valori morali è pure un programma da perseguire senza indugio, ma l'esempio deve venire dall'alto, proprio dalle sfere politiche e, più in particolare, dai partiti: i troppi scandali del passato non vanno insabbiati, bensì perseguiti e, per il futuro, evitati. In attesa dei nuovi codici penali, potrebbero, dunque, bastare le leggi vigenti, purché applicate senza tentennamenti e mettendo gli organi giudiziari nelle condizioni di intervenire prontamente. Da molto tempo, ahimè, questo non accade, per una carenza di fondo sul piano delle scelte politiche. Giovanni Conso

Persone citate: Fanfani, Giovanni Conso

Luoghi citati: Chicago