Governare città d'automi

Governare città d'automi Un vivace dibattito pubblico a Torino Governare città d'automi Propone il sindaco comunista di Bologna: "Siamo in uno stato d'emergenza per la città, ora conviene tentare di salvarla unendo le forze" Sono o no governabili le nostre città? Renato Zangheri, sindaco di Bologna è, malgrado tutto, moderatamente ottimista. Saranno di nuovo governabili se si realizzeranno schemi nuovi di politica amministrativa, «coinvolgendo le grandi forze popolari che finora, e per trent'anni, ne sono state escluse». Queste forze si chiamano de a Bologna e pei a Torino. «E' stato colpevole e continua ad essere pericoloso tenerle lontane anziché coinvolgerle nei problemi reali; siamo in uno stato di emergenza per le città, conviene tentare di salvarle unendo le forze». Queste cose Zangheri le ha dette non nella conferenza, ma nel dibattito che ne è seguito, moderato da Arrigo Levi. La chiara classificazione politica del sindaco di Bologna — «amministrazione comunale indicata tra le migliori, il fiore all'occhiello del pei» ha detto Levi — ha fatto torcere il naso a qualcuno nella sala, e la facile accusa di propaganda politica, di «contrabbandare il compromesso storico» è saltata fuori inevitabilmente. Ma Zangheri è stato chiaro: «Il compromesso storico è un'altra cosa, qui si tratta di lavorare insieme onestamente senza voler a tutti i costi ri- produrre nelle amminìstrazio- ni locali gli schieramenti politici nazionali; o vogliamo continuare a trasformare i consigli comunali in faide, a esaurirci nelle continue crisi? ». L'allusione a Torino era evidente, e Zangheri ha detto chiaramente che avrebbe preferito farne a meno; ma la domanda lo ha trascinato. Così il dibattito è stato più viva¬ e e o na ni i, e o ee oaà, e a a, eee oool o o a di oi : è i e i- o- io i a ia o ea oa¬ i ie n o o tti laa ee hi oio e li a oce della pur interessante conferenza nella quale il sindaco di Bologna ha messo tutte le sue qualità di filosofo e di studioso delle dottrine economiche. Questa «unione delle forze di buona volontà» deve comunque avere solide basi programmatiche, anzi, una sola: «Modificare l'attuale struttura che sottopone anche le città allo sfruttamento di tipo capitalistico, trasformandole in un moltiplicatore di ingiustizie». Questo è il denominatore comune della crisi delle abitazioni, delle scuole, dell'assistenza ospedaliera, dei trasporti; una logica che ha sempre «anteposto il profitto privato» alle esigenze sociali. Ciò lo si vede macroscopicamente nella grande speculazione sui terreni edificabili, cioè nella rendita parassitaria che «premia chi non fa nulla». Questo «premio» è di almeno 2500 miliardi l'anno; «se l'abolissimo, in quattro anni potremmo saldare la bilancia dei nostri debiti esteri ». La proposta di «pubblicizzazione dei suoli» è quindi elemento fondamentale della svolta per il salvataggio delle città, unito naturalmente ad una maggiore autonomia comunale, ad una nuova legge sugli enti locali, ad una vera riforma fiscale. Zangheri non è nemmeno troppo preoccupato del futuro remoto: i rifiuti anziché sommergere le città cominciano a diminuire — a causa della crisi — e la circolazione automobilistica anche; la tecnologia ha grandi possibilità. Un'inversione di tendenza, un miglioramento della vita, che respinga il mito della città accentratrice di cose e di uomini, ma che riporti l'equilibrio tra città e campagna integrale, «è possibile nel giro di una generazione, a patto che l'economia venga giustamente indirizzata ». Un discorso puramente politico al quale il professor Luigi Firpo ha fatto qualche postilla. Zangheri ha detto che «la città è un moltiplicatore di ingiustizie» e Firpo aggiunge: «Viviamo in una società di individui dissociati; alla solidarietà del vicinato, cioè umana, si è sostituita la solidarietà degli enti. Noi diventiamo sempre più automi, le città sono sempre più sinonimo di mancanza di libertà, mentre sono nate proprio come luogo di libertà. Si può realizzare la giustizia — ha concluso — ma con una moneta sola che sì chiama libertà ». E su questo argomento Zangheri gli ha dato pienamente ragione: «Noi vogliamo una società che soddisfi le esigenze di gmstizia esaltando la libertà delle persone ». Domenico Garbarino in vigore della Costituzione) dimostra che in realtà nel quadro politico italiano le note negative sono dominanti. C'è qualche sintomo di risveglio, qualche dato confortante, ma nel complesso si deve dire che i princìpi di autogoverno e di partecipazione democratica rimangono ancora confinati nel limbo dei buoni propositi nel settore delle semplici enunciazioni. Sono questi i concetti emersi durante la prima giornata del dibattito sul tema « Autonomie, uguaglianza e lavoro: politica ed economia nella Costituzione », in corso di svolgimento ad Alessandria, nell'aula magna dell'istituto « Volta ». I lavori, cui partecipano uomini politici ed esperti in diritto costituzionale, sono stati organizzati dall'amministrazione socialcomunista della città e dall'Istituto per lo studio della società contemporanea (Issoco) presieduto dal senatore Lelio Basso per il settantacinquesimo anniversario della prima giunta di sinistra della città. Essi si concluderanno domenica. L'anniversario (oltretutto la città è l'unico capoluogo di provincia ad aver avuto sempre un sindaco socialista, eccettuato ovviamente il ventennio fascista) poteva offrire lo spunto per una semplice cerimonia commemorativa e per una rievocazione del passato. Gli organizzatori invece hanno voluto allargare il tema e affrontare questioni attuali facendo il punto sull'attuazione di alcuni fondamentali princìpi costituzionali. c. gr.

Luoghi citati: Alessandria, Bologna, Torino