Chiedono "aborto libero" e rimborsato dalla mutua di Liliana Madeo

Chiedono "aborto libero" e rimborsato dalla mutua Chiedono "aborto libero" e rimborsato dalla mutua Il movimento di liberazione della donna si batte per la completa liberalizzazione delle pratiche abortive - Un medico belga porta la testimonianza della sua lotta al reparto maternità dell'ospedale di Namur Roma, 24 gennaio. «Depenalizzazione, liberalizzazione, liberazione»: le tre parole campeggiano sullo striscione che corre lungo il sipario tirato, al teatro Centrale. Sta per iniziarsi la conferenza nazionale sull'aborto, indetta dal movimento di liberazione della donna e dal partito radicale. Centinaia di persone si accalcano in platea per trovare un posto, in poltrona o sulla moquette. Ronzano le cineprese delle televisioni straniere. Scariche di flashes bersagliano un signore dai modi schivi, coi capelli bianchi e un sorriso mite. E' Willy Peers, medico belga, 50 anni, cattolico e comunista. Si racconta la sua storia. Primario del reparto maternità dell'ospedale di Namur, nel gennaio '73 fu arrestato sotto l'accusa di procurato aborto. La denuncia era partita da un consigliere provinciale, per il fatto che gli interventi erano rimborsati dall'assistenza sanitaria pubblica. Nella clinica dove operava furono accertati 300 casi, ma uno solo gli fu contestato: l'aver fatto abortire una ragazza resa incinta dal padre. Fu arrestato e rimase in carcere 35 giorni, mentre nel Paese si sviluppava un largo movimento di solidarietà nei suoi confronti, si raccoglievano 300 mila firme per la sua liberazione, si apriva in Belgio la battaglia per la liberSsizzazione dell'aborto. Con voce sommessa dice: «Mi piacerebbe che fossero qui le donne del mio Paese che lottano per il diritto di avere i figli che vogliono, nel momento che vogliono, affinché la maternità non sia una fatalità da subire nel dolore. Come medico, ho capito che il mio dovere è quello di com¬ battere per la liberalizzazione dell'aborto non solo con gli strumenti sanitari e scientifici, ma anche sul piano politico. Se l'aborto è vietato in alcuni Paesi, tocca anche ai medici intervenire, per evitare i pericoli che inevitabilmente presentano le pratiche clandestine». Si accendono le luci sul tavolo della presidenza e incominciano i lavori. Gli unici interventi maschili sono quelli di Pannella, Mellini, De Cataldo. Parlano del referendum popolare sull'aborto, per modificare le leggi vigenti in materia di aborto e impedire che altre, «inique e ipocrite», vengano varate. Sono stati gli interventi delle rappresentanti del Mld a portare il discorso su che cosa significa aborto per la donna, sulle inadempienze della società maschile nei confronti della donna, sul diritto della donna a disporre della propria vita e del proprio corpo. Gli applausi più scroscianti sono andati a una delegata del Cisa, che ha parlato di una sua esperienza abortiva vissuta in condizioni «spaventose». La relazione introduttiva del Mld è stata letta da Antonietta Salvatore, che Iia definito gli obbiettivi del movimento. Ha detto: «Rivendichiamo la liberalizzazione dell aborto, non solo la depenalizzazione o legalizzazione. Depenalizzazione significherebbe abolire le leggi fasciste in vigore, ma non rimuoverebbe tutti gli ostacoli che fanno dell'aborto un problema di classe: il costo degli interventi, ad esempio, resterebbe soggetto alle leggi di mercato e al ricatto dei medici La legalizzazione lascerebbe in mano allo Stato il pote¬ re di decidere quando l'aborto è consentito. Rivendichiamo invece la completa liberalizzazione, perché solo la donna e nessun altro può scegliere della propria maternità. L'aborto deve essere gratuito, erogato come servizio sociale: scio così le proletarie si porranno nelle stesse condizioni delle donne appartenenti alle classi più abbienti, per le quali abortire è sempre stato più facile e sicuro. Maternità consapevole non significa solo diritto al rifiuto, ma anche la possibilità di poterla veramente realizzare: accanto agli anticoncezionali e all'aborto, quindi, chiediamo anche tutte le strutture sociali, la socializzazione del lavoro domestico, l'occupazione, l'istruzione. A questa battaglia chiediamo lalleanza fra tutte le forze anticapitaliste e il movimento femminista». Liliana Madeo

Persone citate: Antonietta Salvatore, De Cataldo, Mellini, Pannella, Willy Peers

Luoghi citati: Belgio, Roma