Alla riscoperta dei volants nel segno di "Via col vento"

Alla riscoperta dei volants nel segno di "Via col vento"La sfilata della nuova moda a Roma Alla riscoperta dei volants nel segno di "Via col vento" (Nostro servizio particolare) Roma, 24 gennaio. L'inverno le ha nascoste nel camicione, magari strizzato da un'alta cintura, la primavera le vorrebbe tutte un ricordo: naturalmente, sono le donne ipotizzate dai sarti e dai manipolatori del trucco. Così qualche volta basta intravedere una scarpetta da sera a liste d'oro e d'argento col tacco ortopedico per sentirsi trasportate di peso in un clima pre-guerra. Un piccolo brivido in aggiunta alle notizie politiche e intanto gli occhi aperti sulle scarpette della nostalgia (o della paura), forma sfilata, tacco dieci centimetri, se non a spillo a spillone, oppure con la zeppa, la punta aperta, in tinta pastello (Pollini) o con i lacci che rampano sulla caviglia (Mario Valentino). Più sincero il clima del maquillage, come da Zasmin, parla del truccoricordo: viso chiaro, incipriato e morbido come sfondo evanescente ai punti luce degli occhi blu viola, della bocca che è fiamma o melanzana. Il volant regna, la ruche esplode e l'insieme di questi abiti estivi caramellosi è volutamente provinciale, in una eterna festa di matrimonio o da messa grande: soprabiti fluidi e di colori pastello su abiti in seta di tono unito o a disegno fuso, lunghi e svolazzanti tailleurs che rammentano il new look e vogliono richiamare in scena, per le giovani donne di oggi, la foto della loro madre trentenne, Vivien Leigh nella parte di Rossella O'Hara, ma senza quello sprint, con molto patetismo e una grande noia. Fausto Sarli almeno guarda agli Anni Cinquanta: in tessuto rustico i due pezzi beige con la gonna ampia e la giacchetta scivolata sulle camicette a giustacuore, sono delicati e portabili, anche se il più grande successo l'hanno ottenuto i suoi tailleurs con la gonna bianca, pressoché tubolare e le lunghe giacche sciolte viola. Le gonne hanno lo spacchetto dietro e i san- dali col tallone ridotto ad una lista ricostruiscono un'epoca come le cinture e i gioielli in paglia dorata, i pendenti, i bracciali, i collari iridati di Helietta Caracciolo. Solo a Roberto Capucci riescono i rischiosi giochi di equilibrio fra ampiezza e verticalità, con risposte stile quadratura del cerchio all'impasse del momento. I suoi impermeabili di seta in piedde-poule, in quadrettini bianchi e blu, fluidi e strettì in vita, hanno martingale volanti ottenute con la stoffa ripiegata in due grandi cannoni distanti e non stirati; è un motivo strutturale a cui sono fedeli le camicette, per effetti di mantellina nello schiffon: piccole bluse sotto i tailleurs smilzi, gonnella svasata o diritta e giacca magra, che all'improvviso li trasformano in un bilanciato movimento, ad ogni passo. Grigio e bianco, beige e qualche giallo squillante abbinato al grigio nei mantelli senza bottoni con il collo ufficiale; fermi nel loro volume di pieghe gli abiti in georgette candida a cannoncini, con pittorici inserti colorati alla Mondrian, eseguiti a mano. Oggi ha sfilato Enrica Sanlorenzo. Una collezione breve come dovrebbero essere tutte eppure capace di esprimere chiaramente una visione già arroccata sii fronti tutti diversi da quelli visti fin qui, ricca di idee, di spunti e soprattutto femminile nel modo in cui intendiamo, sentiamo nel momento attuale, la femminilità: senza timore di dolcezza 0 di eleganza, ma nitida, priva di fronzoli, severa e insieme noncurante. Dì mantelli veri per la primavera fredda se ne sono visti pochi nelle collezioni di Roma. Sanlorenzo ne ha mandati un plotoncino in passerella come prima uscita. In lana piatta con le spalle ampliate e insieme racchiuse da nervature che ricordano nella loro progressione lamellare il gomito dei tubi della stufa e, accanto ai mantelli, giacconi sette ottavi molto morbidi su due pezzi o chemisiers fluidi nella gonna, esili nei corpetti, in impalpabile lana rustica. Tutto bianco e una piccola sciarpa di chiffon blu copiativo di intensa luminosità a richiamare il secondo colore della primavera disegnata dalla giovane stilista torinese. Una collezione accurata nei particolari; nei gioielli in plexiglass luminosi come cristallo, nelle calzature di Aldo Sacchetti che sono delle francesine nere in camoscio e vernice o sandali tutti a liste di plastica trasparente, nelle pettinature di Carlo, alti chi! gnons o piccoli roulés sulla j nuca. E nel terzo colore di 1 qìiesta primavera orgogliosa e netta che e il nero. Lucia Sollazzo Un modello di Valentino

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