Il salone del giocattolo a Milano

Il salone del giocattolo a Milano Il salone del giocattolo a Milano Sono riusciti a guastare la magia delle bambole La meccanica ha trasformato in robot il gioco tradizionale dei bimbi: i genitori le regalano perché piacciono a loro ■ Lo stesso avviene per le automobiline - In sostanza è una rassegna che sembra trascurare l'infanzia per compiacere solo gli adulti (Dal nostro inviato speciale) Milano, 24 gennaio. Bambole e automobili. Nell'industria del giocattolo vince ancora la tradizione. La fantasia dell'infanzia, che costruisce un treno con i bottoni e un burattino con un tappo e un pezzo di stoffa, non ha nulla da invidiare alla creatività dei designers. Il 13° Salone internazionale del giocattolo, aperto in questi giorni alla Fiera di Milano, sembra trascurare l'infanzia per compiacere gli adulti. Su una superficie di 70 mila metri quadrati, di cui 33 mila destinati agli stands, oltre 900 espositori provenienti da 26 nazioni presentano il frutto migliore della loro produzione. Le bambole sono migliaia, amate come simbolo dell'amore e della maternità, contestate, soprattutto oggi dalle femministe, come oggetti vincolanti per la personalità della bambina proiettata verso le sue future mansioni di donna di casa. « La bambola si vende sempre bene — assicura con fierezza un produttore — anzi sono di moda le pupattole del buon tempo antico, tutta pezza e stoffa. Sono così belle appese alle pareti ». Allampanate e con i capelli flosci in fili di lana su un viso piatto e inespressivo, le bambole si adattano ad arredare più che a divertire. Piacciono a babbo e mamma, deludono i piccini. Ma la meccanica non cessa di violentare la bambola, dandole anima e parola e movimenti di un freddo robot. Piange e ride a comando, dan¬ za e sgambetta, oppure — se è moderna — gioca a tennis o a softball. I capelli crescono o si accorciano girando una levetta. Se la pettini, frigna; se le agiti sulla faccia paffuta una « bacchetta magica » (strofinata prima su un panno), si muove, cammina e canta con voce querula. Anche la magia perde il suo fascino. Al secondo posto, nell'esposizione dei giochi, le automobili. Il padre, che tergiversa nel sostituire il vecchio modello in attesa di tempi più favorevoli, trasferisce il suo desiderio sul figlio. Modellini microscopici o medie cilindrate lunghe un palmo di mano, auto sportive smaglianti: un immenso parcheggio in miniatura. E poi macchine a pedali di ogni foggia e dimensione, per bambini da un anno e mezzo fino agli otto anni, tricicli, motocicli, motorette. Una frenesia per maschi, perché nelle fotografie pubblicitarie è sem pre un maschietto a mostrare con orgoglio la sua vettura fiammante. Sessi separati Il mondo dei giochi ci tiene alla separazione dei sessi. Per lei — « se ha spiccate tendenze domestiche » precisa la reclame — c'è la fabbrica delle caramelle. Per lui, la valigetta del banchiere, « un gioco per superare l'austerity » commenta con ottimismo lo slogan. Sempre per lei, il forno per cucinare le torte o la macchina per preparare granite da cubetti di ghiaccio. Ancora per lui, gli strumenti per studiare la topografia o gli astri. Siamo proprio sicuri che sia questo lo specchio dei desideri dei nostri figli? Qualche anno fa, quando gli astronauti avevano fatto i primi passi sulla Luna e i programmi televisivi, via satellite, erano i più discussi, fu il boom dei giocattoli spaziali. C'erano astronavi, lanciamissili, astronauti. Ora, il fascino dello spazio sembra dimenticato anche dai bambini, dopo che i genitori hanno perso il gusto e la curiosità della conquista della Luna. Torna in auge invece la Terra, arida e senza immaginazione. Le gru sono dotate di dieci movimenti grazie ad una speciale pulsantiera e massicci trattori in plastica sono precisi in tutti i particolari. Il lavoro diventa un imperativo d'obbligo nel limitato orizzonte dell'industria per l'infanzia. In omaggio all'ecologia piacciono gli animali. In peluche, sempre più morbidi. Pantere ed orsacchiotti vogliono esserci amici; anche la scimmia nera, con una faccia ghignante è in cerca di affetto. Ma i bambini preferiscono ancora gli animali domestici: gatti e cani. Per renderli più vivi, c'è chi ha messo in bocca un topo al gatto e un osso al cane. Guai a toglierglieli: l'uno miagola tristemente, l'altro abbaia iroso. Vanno a ruba anche le « furie da combattimento », che non esaltano né la natura né la fratellanza, ma sti¬ molano l'istinto alla lotta e alla violenza. Sono piccoli uomini snodati, con i visi storti dei pirati. Lanciano coltelli e tirano di scabola, hanno un uncino al posto della mano e l'immancabile scrigno per nascondere il tesoro. Non superano i 30 centimetri di altezza. Prezzi alti Le vere sorprese del Salone dei giocattoli sono i prezzi. Li chiedo agli espositori: il sorriso si gela e la risposta è glaciale; « Vendiamo al grossista o al negoziante. Non sappiamo a guanto li rivendano ». Un ritornello monotono. Non è un mistero che i prezzi in genere quasi raddoppiano attraverso i vari passaggi. Tutti però insistono sulle difficoltà della situazione economica. Gli affari vanno male. Le vendite nel periodo natalizio sono state inferiori alle speranze. Le previsioni non sono ottimistiche. Il risultato è che — almeno per ora — non sono previsti aumenti per i giocattoli. Alcuni, anzi, fanno offerte promozionali con il 15 per cento di sconto. « Il mercato è stazionario, bisogna pur vendere ». Si spera molto nell'esportazione. «Ma occorrono misure di sostegno da parte del governo. L'anno scorso anche il commercio con l'estero ha avuto una leggera flessione ». Nel frattempo, la. concorrenza delle industrie straniere diventa più aggressiva. Simonetta Conti

Persone citate: Simonetta Conti

Luoghi citati: Milano