CRONACA TELEVISIVA di Ugo Buzzolan

CRONACA TELEVISIVA CRONACA TELEVISIVA Padre e figlio per Scarpetta Il nuovo ciclo di Eduardo iniziato con una farsa - La rivelazione per il video del giovane Luca De Filippo, Sciosciammocca Nonostante introduzioni, spiegazioni, avvertimenti ecc. ecc. il pubblico ieri sera, all'inizio de Lu curaggio de nu pumpiero napulitano, dev'essere rimasto sconcertato. Anzitutto il primo atto della commedia ha un carattere essenzialmente preparatorio: mette in scena i personaggi e imposta appena la storia che si sviluppa ed esplode poi negli altri due atti. Ma non è questo soltanto: il pubblico deve essere rimasto colpito e sorpreso dal tipo particolare di allestimento, di recitazione, di interpretazione. Tutti erano vestiti secondo la moda del secolo scorso, ma con fogge stravaganti, eccessive, caricaturali (peccato la mancanza del colore!). E interpretazione e recitazione erano sullo stesso metro: piene di acuti, di ghirigori, di affettazioni ridicole, di enfasi caricata. Il perché lo dice con chiarezza Eduardo De Filippo: ai tempi del grande Scarpetta, specie agli esordi, attorno al 1875-1880, il teatro napoletano lo si faceva così («recitazione su di tono, molto portata... il trucco era pesante, ingenuo... le scene di carta dipinta...»), ed Eduardo ha voluto ripresentarlo nella stessa dimensione di allora. Quindi è naturale che una platea — e qui si parla, tra l'altro, della platea televisiva, di milioni e milioni di persone, buona parte delle quali non ha nessuna dimestichezza con una rappresentazione sul palcoscenico — resti lì per lì perplessa. Ma poi, via via, il gioco prende, la vicenda si delinea e incalza, ci si abitua a quel ritmo di spettacolo, a quella mimica, a quelle voci che stanno tra la commedia dell'arte e il teatro dei burattini, in un clima di farsa surreale dove però gli elementi di una spicciola realtà quotidiana che sta dietro all'invenzione fantastica, a poco a poco, ma irresistibilmente, vengono fuori: i « pezzenti e lazzaroni » e la passione patetica per il lotto, ultima speranza degli affamati, e gli scugnizzi che tengono una madre, ma il padre chissà chi è, mai visto e conosciuto... Oltre a questo, è proprio il meccanismo del copione che si irrobustisce di trovate in crescendo: pensiamo a quel salotto del secondo atto, e allo scoppio dell'incendio, all'irrompere dei pompieri tra il fumo e gli strilli, e il passaggio di Sciosciammocca con il tubino che va a fuoco... e nel terz'atto, la bellissima idea della lanterna magica, e i riconoscimenti e smascheramenti finali, con il barone che ritira suo figlio e i falsi marchesi che vengono scoperti come saltimbanchi. Va da sé che è meglio vedere Lu curaggìo de nu pumpiero napulitano in teatro perché tutto quello che Scarpetta pensava e scriveva era in stretta funzione teatrale ed era già collocato lì, su quelle tavole, tra le quinte e le luci della ribalta. Ma possiamo dire che lo spettacolo, nella trasposizione, non ci ha rimesso nulla: Eduardo l'ha trasferito in tv esattamente con la sua cornice di palcoscenico: nessuna acrobazia delle telecamere, nessun tentativo di uscire in esterni, nessun virtuosismo di immagini. Commedia era, e commedia è rimasta, anche nell'edizione televisiva; e non poteva essere altrimenti. Solo così non è andata persa o diminuita la farsa originaria dell'allestimento che Eduar do ha curato con una nostalgia e un amore filiale pari alla lucida intelligenza e al l'estro « giovane » che ha sempre avuto e sempre rinnovato, e che ha tuttora a settantacinque anni. Della sua interpretazione del vanesio barone ex ciabattino cosa possiamo dire che non sia stato detto? Eduardo non recita: « è » quel personaggio e pronuncia le battute fa gli indispensabili gesti necessari come se non fosse a teatro ma a casa sua. Un'arte straordinaria, qui controllata, per così dire, da un'auto-ironia velata di noncuranza. Ma Eduardo è Eduardo, e 10 sapevamo. Il lietissimo incontro dovuto alla sorpresa di un'autentica rivelazione (per 11 pubblico televisivo che non lo conosceva) è stato con il figlio Luca impegnato nel ruolo estremamente arduo di Sciosciammocca, timido scrivano, marionetta e uomo, caricaturale scarabocchio e innamorato che soffre, in bilico tra lo sberleffo, il sospiro languido e la risata: il giovanotto è stato di una bravura maiuscola e diremmo quasi commovente perché si aveva l'impressione della continuità attraverso gli anni, che cioè fossero in due a ispirargliela, quella bravura, il padre Eduardo e l'altro grande Eduardo, lo Scarpetta, cui egli, nei suoi stessi panni, rendeva un affettuoso omaggio di famiglia. Quale sarà stata la consistenza del pubblico per Eduardo e famiglia? Sul «na¬ zionale» c'era Stasera G7 che si è aperto con un drammatico servizio sul caso Lavorini e sugli imputati nell'attuale processo, al tempo esponenti di un movimento politico di estrema destra: il reportage cercava di ricostruire l'ambiente di allora a Viareggio, già teso, e poneva inquietanti interrogativi. Gli imputati, accusati di un sequestro e di un atroce delitto, erano colti dall'obbiettivo mentre, durante gli interrogatori, sorridevano e sembravano quasi divertirsi... C'è stato poi un altro pezzo d'attualità, sulle assemblee ed elezioni scolastiche. Intanto alla tv svizzera era in corso il quiz Personaggi in fiera. Oltre che quella del rotocalco, Eduardo ha dovuto sostenere la concorrenza di Mike Bongiorno, temibilissima. Ugo Buzzolan

Persone citate: Eduardo De Filippo, Lavorini, Luca De Filippo, Mike Bongiorno, Scarpetta

Luoghi citati: Viareggio