Medici e medicine del Medioevo di Marziano Bernardi

Medici e medicine del Medioevo INCANTEVOLI MINIATURISTI PER I "TACCUINI DELLA SALUTE Medici e medicine del Medioevo Già Pietro Toesca, in quel capolavoro ch'è La pittura e la miniatura nella Lombardia, definito nel 1958 dal Longhi « forse, nel campo della storia dell'arte, il più gran libro apparso in Italia negli ultimi cinquant'anni » e ristampato da Einaudi cinque anni fa con introduzione e commento filologico di Enrico Castelnuovo, aveva dedicato molte penetranti pagine al Tacuinum sanitatis, titolo usato nel Medioevo per indicare — ripetiamo le parole del grande studioso — «un trattato di igiene intorno alle qualità dei cibi, delle bevande, delle stagioni, delle intemperie, anche dei moti spirituali, al loro effetto sul corpo umano e al modo di correggerlo e di aiutarlo ». Perché questa specie di prontuario medico, le cui brevi « ricette » in latino derivavano da un manoscritto arabo di Albulkasem de Baidac (un nome riferito con parecchie varianti), il quale a sua volta dimostrava la conoscenza dei maestri greci della medicina da Ippocrate a Galeno, è oggetto di studio degli storici dell'arte? Perché le succinte notazioni per dir così « scientifiche » sono illustrate da tavole deliziosamente miniate, tra le più belle di quella vastissima impresa decorativa dell'età gotica e del « gotico internazionale », o « arte cortese », che negli antichi inventari francesi si chiamava Ouvraige de Lombardie: e difatti il termine arabo taqwim, tradotto tacuinum, significa press'a poco « tavola didattica ». Tre esemplari di Tacuinum aveva particolarmente esaminato il Toesca: quello famoso della Biblioteca Nazionale di Vienna, fatto cono¬ scere da Julius von Schlosser nel 1895, quello della Biblioteca Nazionale di Parigi, e un codice dal titolo un po' diverso, il Theatrum sanitatis della Biblioteca Casanatense di Roma. La sua dotta illuminante esplorazione s'era inoltre estesa ad altri manoscritti della fine del Trecento illustrati da miniatori lombardi noti ed ignoti la cui opera, negli esiti più squisiti, pareva essersi uniformata all'esempio di un artista sopra tutti gli altri eminente, forse educatosi all'arte in Boemia, attivo anche nella Fabbrica del Duomo di Milano come architetto e scultore: Giovannino de' Grassi, cui vanno attribuite con certezza parecchie carte raffiguranti ammali (degni questi della mano del Pisanello) e persone dell'incantevole codicetto della Biblioteca Civica di Bergamo, stupendamente edito in facsimile nel 1961 da Amilcare Pizzi per i « Monumenta Bergomensia ». Bottega dello speziale La tesi del Toesca era essenzialmente storico-critica: dimostrare l'influenza del realismo dei miniatori lombardi su quelli d'oltre monti, quali gli illustratori franco-fiamminghi attivi per il Duca di Berry nelle Très riches Heures di Chantilly e nelle celebri Très belles Heures che sono a Torino nel Palazzo Madama. Certamente i fratelli Limbourg, per citare un caso, avevano avuto presente la muta di cani che addentano il cinghiale alla carta 17 del codice di Bergamo per comporre l'illustrazione del « Dicembre » delle Riches Heures di Chantilly: tanto simili sono le due composizio- ni. E comprovare anche il nesso tra miniatura e pittura sul finir del Trecento, sul principio del Quattrocento e talvolta assai più in là. Esempi: gli affreschi dei « Mesi » nella Torre dell'Aquila del Castello di Trento (li si possono ora veder riprodotti a colori nel bellissimo « Calendario Olivetti 1975 »), e le « Botteghe » affrescate nel portico del Castello dTssogne, tra le quali quella dello speziale sembra proprio derivata, con un ritardo d'oltre cent'anni, da una pagina del Tacuinum di Vienna. Finora però la persona di cultura non specializzata difficilmente poteva farsi un'idea dell'aspetto di questi trattati di igiene, se si vuole di « medicina », così piacevolmente illustrati. Gliela dà il recente splendido libro di Luisa Cogliati Arano, da anni studiosa della miniatura lombarda, intitolato appunto Tacuinum sanitatis (Milano, Electa Editrice, L. 30.000), che riproduce a colori 48 illustrazioni di quattro Tacuina — cioè i tre esaminati dal Toesca, più il manoscritto membranaceo n. 1088 della Biblioteca Municipale di Rouen — ed in formato minore, in nero, 152 altre illustrazioni dei quattro codici, pubblicando inoltre per la prima volta, in nero, 91 illustrazioni del Tacuinum n. 1041 della Biblioteca Universitaria di Liegi. I cinque Tacuina sono poi dalla Cogliati minutamente analizzati e confrontati con altri manoscritti miniati lombardi coevi. Abbiamo così sott'occhio la voce Aqua calida la scenetta d'una fantesca che curva su una tinozza lava le gambe della sua agghindata padrona mentre nella stanza accanto l'acqua si scalda in | un paiolo appeso alla catena del camino; e l'avvertenza è che l'acqua calda « laxat instrumenta digestionis » e perciò va corretta con acqua di rose. Oppure la vignetta in cui due giovani aitanti confezionano la Recocta (ricotta) la quale — attenzione! — « favorisce la colica ». E l'altra del contadino che miete la segala, che sopprime, è vero, « l'acuità degli umori » ma induce alla malinconia e va perciò mischiata col frumento. E l'altra ancora della Vestis lanea, cioè il sarto che sciorina sulla tavola panni di lana consigliando quella « sottile delle Fiandre », e prende le misure al cliente. Da una carta all'altra lo speziale dà consigli vendendo la Triacha, ottima « contro i veleni », e l'acquirente ne impugna soddisfatto un barattolo; tre donzelle riccamente vestite colgono rose, e le migliori son quelle di Persia che giovano «al cervello caldo»; una massaia fa su un tavolino, all'aperto nell'orto, mazzetti di porri; un vecchio irritato pianta in asso una dama che gli ha fatto un prezzo troppo basso per i suoi Napones (navoni) che sono indicati per i « gonfiori del corpo »; e via dicendo. Vorremmo indugiare su ciascuna di queste attraenti immagini, ma lo spazio ce lo vieta. Piuttosto ci sia consentita un'osservazione. Son passati sei secoli Tutto un mondo lontano circa sei secoli ci ritorna vivo, come fosse di ieri, con le illustrazioni di questi Tacuina. Vivo con le persone che lo abitarono, coi loro ambienti, i loro costumi, i loro reciproci rapporti sociali, le loro fatiche, soddisfazioni, speranze e delusioni, convin¬ zioni e superstizioni. Un'arte attentissima a tutte queste realtà, a tutti i suoi aspetti; l'ha fissato nel tempo lasciandocene una documentazione perfetta che è insieme alta opera artistica e perciò abbina ad un'azione semplicemente didascalica e illustrativa un intento estetico completamente raggiunto: dato che non si vorrà sostenere che la miniatura di Giovannino de' Grassi non sia opera d'arte; nella quale però tutto è chiaro, e si legge come in un libro. Marziano Bernardi