Le "serate,, in una immaginosa libreria di Alfredo Venturi

Le "serate,, in una immaginosa libreria Le "serate,, in una immaginosa libreria Shakespeare sulla Senna Parigi, gennaio. Non importa l'indirizzo, basta girare nei luoghi più parigini di Parigi e la « Shakespeare and Company » si finisce per trovarla. Un indirizzo, ovviamente, ce l'ha (37, rue de la Bucherie), ma quelli della « Shakespeare » preferiscono collocare la loro libreria, anzi la loro « libera università », al chilometro zero di questa città non precisamente monocentrica. E' circondata di chiese illustri, come vuole il richiamo alla tradizione universitaria: Notre - Dame, Saint ■ Séverin, Saint-Julien-le-Pauvre. Ha di fronte la Senna, orlata dai banchi dei bouquinistes, e di fianco le vie che s'addentrano nel Quartiere Latino. I visitatori vengono prega ti di lasciar fuori dalla porta il loro io di tutti i giorni, si vuole che frequentine il luogo con lo spirito di chi ha ereditato un appartamento sulla Senna colmo di II bri, e si sente felice di dividerlo con altri. Dentro, c'è di tutto, da una ricchissima raccolta di libri d'antiquariato inglese alle riviste dell'avanguardia europea e di quella americana, dalle carte postali di Parigi belle epoque ai letti per gli scrittori di passaggio che non hanno dove andare a dormire. Ci sono grosse, rustiche, affascinanti sveglie, e accanto a questi simboli proustiani i ritratti con dedica dei visitatori più illustri. C'è George Whitman che gira con enormi caffettiere fumanti, e non si stanca di dire, lui che è approdato qui dalla Nuova Inghilterra con un grosso ma non ingombrante bagaglio di cultura in sette lingue, che ha voluto costruire la libreria « con la stessa immaginazione con cui si scrive un romanzo ». Indubbiamente ce n'è molta, qui dentro, d'immaginazione. Non è soltanto, quella di Whitman, la riproposta della libreria di Sylvia Beach, il tempio di rue de l'Odèon che Henry Miller definì « a wonderland of books », e che fu legata ai nomi di Joyce, Hemingway, Gide. Finì, la vecchia « Shakespeare » di rue de l'Odeon, quel giorno che un ufficiale tedesco andò dalla Beach a chiederle una copia dell'Ulisse. Si era in piena occupazione, e la Beach gli rispose che, per lui, copie dell'Ulisse non ce n'erano. Il giorno dopo, la libreria non attese l'annunciata nuova visita dell'ufficiale tedesco: si era preferito chiudere bottega. Più tardi, nella Parigi sartriana gonfia di tensioni culturali, arriva Whitman con quella sua pirandelliana idea di fare una libreria-romanzo. Trova spazio in questa vecchia casa, che come qua- L'« Almanacco di Shakespeare and Company » è distribuito in Italia dall'editore Feltrinelli. II primo numero può essere richiesto a: Camerini, via Appiani 19, Milano. si tutto a Parigi sorge dove una volta c'era un convento, e nel convento c'era un frate che ogni sera accendeva le lampade per tener lontane le tenebre. E' proprio quello che voglio fare io, dice Whitman. E la « Shakespeare » ricostruisce la sua leggenda in una chiave nuova, il club delle celebrità letterarie fra le due guerre diventa il luogo d'incontro internazionale di tutti quelli che han qualcosa da dire. Arrivano i poeti americani con la loro tradizione di poetry reading, e con le letture cresce l'interesse per questo luogo diventato suo malgrado istituzione, che ambisce al ruolo di teatro dell'imprevisto. Arriva un giovane scrittore italiano, Giuseppe Recchia, stanco di un giornalismo che vorrebbe inchiodarlo ai luoghi comuni, ed entra con decisione nel meccanismo della « Shakespeare ». « Le idee venivan su come mute di cani e quando le sentivo nella mente allora erano lupi », ricorda Recchia. Da questi assalti è venuto fuori un programma di letture che quest'anno arriva al secondo atto e che è una delle cose più vive della stagione culturale parigina. Ogni lunedì, fra novembre e maggio, alle otto della sera, la «Shakespeare» si riempie di gente « assetata d'imprevisto », per usare le parole di Whitman: e si legge in molte lingue, questo è veramente territorio internazionale. Il primo numero delZ'Almanach de Shakespeare and Company, uscito alcuni mesi fa, contiene le letture dei lunedì della scorsa stagione (oltre allo stesso Recchia, i poeti del Collettivo Change, Jean ■ Pierre Faye, Jacques Roubaud, Jean-Claude Montel, e poeti e narratori sperimentalìsti italiani, francesi, americani, argentini) e la splendida serie di disegni sui peccati capitali di Marco Bergamaschi. L'anno scorso, e ancora quest'anno, la presenza italiana alla « Shakespeare » è notevole: per la prima volta, fa notare Recchia, la nostra cultura si trova immediatamente inserita in un circuito internazionale che vede maturare il nuovo e lo stimola. La seconda serie dei « lunedì» è attualmente in pieno sviluppo: il 20 gennaio sarà in scena Jiilio Cortàzar, il 24 febbraio Andrej Siniavski, il 3 marzo ci sarà un dibattito sui rapporti fra gli intellettuali della rivista Tel quel (Sollers, Kristeva, Pleynet) e la critica letteraria italiana. Ormai la libreria non ce la fa più ad ospitare le folle dei «lunedì»; alla «Shakespeare » si spera in una clemente primavera, e nella possibilità di debordare sulla strada, e magari nella vicina piazzetta alberala di SaintJulien-le-Pauvre da dove, nelle luci della sera, il trionfo gotico di Notre-Dame si offre nella sua prospettiva più bella. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Italia, Milano, Nuova Inghilterra, Parigi