Chi vinse a Caporetto di Ferdinando Vegas

Chi vinse a Caporetto Chi vinse a Caporetto Il diario inedito di Otto von Below sulla campagna del 1917 Francesco Fadini: « Caporetto dalla parte del vincitore», Ed. Vallecchi, pag. 502, lire 7000. La già tanto vasta bibliografia sulla battaglia di Caporetto si arricchisce con questo volume d'un nuovo contributo, che s'impone subito all'attenzione per la sua speciale angolatura: come indica chiaramente il titolo, infatti, la battaglia è vista « dalla parte del vincitore ». Questi fu, per presentarlo con tutti i suoi titoli, « S. E. il regio generale prussiano di fanteria signor Otto von Below, cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Nera, comandante in capo della XIV Armata ». Il classico esempio del Carneade, come dice l'autore, per la comune degli italiani, dato che, « tra le tante stranezze di Caporetto, va annoverata anche quella di un vincitore che non ha in pratica, per il grande pubblico, né un nome né un volto ». Eppure fu « uno dei più importanti generali tedeschi della Grande Guerra » e come tale è ben conosciuto dagli esperti; solo che quanti ne hanno studiato l'azione di comando non ne conoscevano la biografìa, almeno in Italia. Il proposito di questo libro è dunque, innanzitutto, di dare nome e volto al vincitore di Caporetto; in secondo luogo, di offrire altri spunti alla polemica, tuttora aperta, su Caporetto, pubblicando integralmente il diario inedito di von Below sulla campagna d'Italia del 1917. Con eccessiva modestia il Fadini afferma che le sue pagine « non hanno la pretesa d'andare oltre il limite della divulgazione »; in realtà, anche se non è uno storico di professione bensì un dirigente industriale fortemente interessato agli studi sul Risorgimento e sulla Grande Guerra, ha scritto un lavoro di piena validità scientifica, fondato su ampia documentazione d'archivio e su materiali originali. Così egli si preoccupa, per delineare la personalità di von Below, di tracciarne un'attenta biografìa, la quale, in sostanza, fa tutt'uno con la sua carriera militare, cominciata con l'ingresso nel corpo dei cadetti, neppure quindicenne. La ricostruzione della carriera, di grado in grado, di guarnigione in guarnigione, di comando in comando, è sin troppo minuziosa; vale però a farci toccare con mano, attraverso un caso esemplare proprio per la sua normalità (per quanto ottime fossero le doti professionali di von Below), il particolare mondo degli ufficiali di carriera prussiani, che costituivano l'ossatura stessa della Prussia e poi della Germania imperiale. Da questa classe, o meglio casta, degli junker, con tutti i suoi limiti ma pure con le sue qualità positive di serietà, competenza, cultura, alto senso del dovere, proveniva dunque il generale che, sessantenne, l'il settembre 1917 ebbe affidato il comando di una nuova armata, la XIV, destinata a partecipare all'offensiva sull'alto Isonzo. L'armata era composta da reparti austro-ungarici e da reparti tedeschi, questi ultimi scelti ed inviati sul fronte italiano per la bisogna; l'offensiva aveva inizialmente « il limitato proposito di dare un po' di respiro al fronte austriaco costretto con le spalle al muro » dalle undici battaglie dell'Isonzo. Che il piano originario fosse austriaco non toglie che la sua trasformazione nella « sorpresa strategica di Caporetto » sia l'indubbio titolo di merito di von Below e del suo capo di stato maggiore, il generale, anch'egli tedesco, Krafft von Dellmensingen. Ad essi, infatti, si deve la modificazione decisiva del piano, tale che esso non mirasse soltanto a riprendere il terreno guadagnato dagli italiani con le undici offensive di Cadorna, a fare, cioè, « del piccolo cabotaggio di un po' di spazio davanti alle lìnee austriache », ma invece puntasse « molto più avanti, ad un vero risultato strategico ». Infine, l'abile sfruttamento del successo da parte di von Below, con l'audace decisione di varcare il Tagliamento, coronò l'impresa. Il suo rovescio, ovviamente, fu la sconfitta italiana, sulla quale, in particolare su una serie di congiunture sfavorevoli alla nostra difesa, il diario di von Below fornisce interessanti precisazioni. Lasciando agli esperti di storia militare di entrare nel merito, sia delle annotazioni del diario di von Below (scritto nel « 1920 circa») sia delle considerazioni del Fadini, ci sembra di poter concludere che, pure senza apportare rivelazioni innovatrici, l'opera del Fadini renda un buon servizio a chi voglia approfondire sotto tutti gli aspetti la dibattuta questione di Caporetto. Ferdinando Vegas

Persone citate: Cadorna, Fadini, Francesco Fadini, Krafft