Le sfilate romane dell'Alta moda

Le sfilate romane dell'Alta moda Le sfilate romane dell'Alta moda Contadine di lusso (Nostro servigio particolare) Roma, 23 gennaio. Improbabile donna questa che comincia a delinearsi a metà della settimana dell'alta moda a Roma. Di giorno può apparire una turista da safari, una nostalgica della natura ben pettinata, decisa a riparare in quieti garden parties, a velarsi di giacche o spolverini aerei in shantung di seta a righe materasso; di sera si converte a seduzioni stile Lola Montez, agli snobismi di un folk a base ecologica, trovando formidabili aiuti in favolose georgettes stampate nella suggestione degli impressionisti, un po' Ava Gardner, un po' contadina magiara di gran lusso. Strade normali, luoghi di vita comune, è difficile le calchi e li frequenti; ma se accade, ecco salire alla ribalta una compunta pastorelleria, un bamboleggiare grazioso di collarette, volants, increspature, nido d'ape e soprattutto di avvolgenti scialli. Si tratta dei cascami, dei brandelli del volume oggi legato al camicione, che, ridimensionato, si lascia dietro gli effetti blusanti nelle camicette, in cardigan che prendon vento al passo, dato che sono in chiffon o lieve jersey di seta, le simulate mantelline, l'enfasi delle maniche scese e rigonfie: nei pochi creatori, che sentono l'abito come costruzione architettonica, tanto movimento è piacevolmente bloccato, negli altri continua la morbidezza, informe e voluminosa, sebbene aerea, accresciuta dal colore chiarissimo e dai disegni sfumati, fusi, evanescente degli stampati. Qua e là un abito netto, verticale, tubolare con 10 scollo a V profilato e senza maniche, con la sua giacca fluida, ti fa gridare al miracolo come è accaduto da Laug: ma è un attimo di speranza subito annegata in chilometri di tessuto, soffocata dagli scialli frangiati. Irene Galitzine, sorriso sgranato e nel volto luminoso 11 riflesso del colore più bello della sua collezione, il paprika schiarito, aveva ragione di essere lieta per i complimenti a pioggia sulla sua testa scarruffata. Questa sua donna di primavera è morbida ma sciolta, porta golfetti a sottili righine vaniglia e cannella con la piccola manica raglan su camicie beige e gonne ade- renti al fianco grazie ad una raggerà di nervature: l'ampiezza si rifugia nelle maniche a campana di giacche e soprabiti in un tono più scuro, arancio o bruciato. I mantelli sono spolverini, gli scamiciati verde menta con blusa cannella si completano di giacconi in jersey che imita la maglia e l'insieme svetta in grande allure per i cappelli nuovi di Maria Volpi: clochette da esploratrice, in paglia o in juta, interamente sfilata fra calotta e ala. Irene Galitzine è forse l'unica a non aver mai dimenticato i pantaloni, li ha sempre di più declinati al femminile, colorandoli per il 1975 di blu anice, abbinandoli a camicie a uomo a righe, o tagliandoli in completi pigiama da sera, avorio, menta con la sahariana del mattino anch'essa in seta. Oggi ha fatto di meglio, una delle «mise» eleganti più portabili della collezione è il pantalone cannella o paprika, in seta con la camicetta in prépe-de-Chine in gradazione e uno scialle uguale, matelassé. Ad una palette chiarissima aggiungono luce i colliers, i collari in madreperla e corallo rosa di Borbonese, le cinture in scaglie di madreperla, gli orecchini grandi come lune casuali e inflesse, bianco rosato e verde roccioso e imprimono movimento i giochi degli scialli. A triangolo ma con un carré increspato per avvolgere meglio le spalle, sono in breitschwanz, frutto dell'abilità di Rita Togno o nel tessuto dell'abito in georgette, allora si drappeggiano intorno ai fianchi, alle braccia, al petto, alternativa allo spolverino di chiffon che accompagna le gonne e camicette con alti volants agli scolli, alle maniche, all'orlo. Da Laug i volants sono presenti già di mattina nelle bavarette delle camicie in seta pura color pesca o rigata grigio e bianco, sulla gonna svasata e lunghetta del tailleur con la giacca cardigan. Ma gli chemisiers sono piuttosto verticali, le belle sete di Taroni in righe che arieggiano i pigiama da uomo d'una volta o le fodere del materasso, nelle tinte fredde dal grigio al beige, aggiungono sveltezza come gli scolli a V. E molto fluidi sono i mantelli come camicie prolungate e spesso vere e proprie camicie in seta completano gli abiti in cotone, sebbene anche qui ricompaiano gli scialli frangiati nello stesso tessuto del completo, gonna flou con gala, camicia a scollo tondo e bassa attaccatura di maniche. Ma per un blazer, giacca blu su gonna grigia, per due o tre splendidi impermeabili grigi o crema, c'è troppo nido d'ape a modulare l'ampiezza di camicette e di abiti, specie per la sera. Quella del nido d'ape rischia di diventare la monomania della moda di primavera. E' rispuntata da Barocco e ha avuto il suo clou nei tailleurs in garza di lana di Lancetti. Lucia Sollazzo Costume da bagno di Clara Centinaro

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