Solidarietà per Israele di Luca Giurato

Solidarietà per Israele DOPO LA CONDANNA PRONUNCIATA DALL'UNESCO Solidarietà per Israele In un incontro a Roma noti uomini di cultura hanno discusso concrete misure d'aiuto Roma, 23 gennaio. La condanna dell'Unesco a Israele ha suscitato la protesta deìl'intelligencija di tutto il mondo. Dalla Germania ha fatto sentire la sua voce il premio Nobel, Heinrich Boll; in Francia sono insorti intellettuali di « sponde opposte » come Sartre e Ionesco; in Italia si sono trovati sulla stessa linea il cattolico Jemolo ed il laico Montale. Per gli scavi a Gerusalemme, e per aver presentato un piano regolatore della città, l'Unesco ha deciso, con un voto a maggioranza, che a Israele venga rifiutato ogni aiuto nei campi dell'educazione, della scienza e della cultura. Non solo: Israele non potrà collaborare a nessuna attività regionale dell'organizzazione. « Sotto il profilo tecnico, archeologico e urbanistico, le misure adottate dall'Unesco contro Israele sono, prima che infami, grottesche, ha dichiarato l'architetto Bruno Zevi. « Lo annullamento spirituale di Israele ne giustifica in anticipo l'annientamento fisico », si legge nell'appello di centinaia d'intellettuali, tra i quali Noam Chomsky. Dopo la prima, immediata reazione, gli uomini di cultura si chiedono ora « che cosa sì può fare per rimettere a posto la situazione ». A questa e ad altre fondamentali domande ha cercato di dare una risposta la « tavola rotonda » organizzata l'altra sera a Roma dall'associazione « Italia-Israele ». Il tema, attuale e « provocatorio », « L'Unesco ed Israele ». Giuliano Vassalli ha portato il parere dell'uomo di legge, esaminando sulla base di una documentazione rigorosa l'aspetto giuridico del problema: « La condanna non trova il minimo appiglio nelle caratteristiche giuridico-istituzionali dell'Unesco, ma stasera non c'è spazio per la protesta. Bisogna vedere verso quali sbocchi si può andare; per quanto riguarda le possibilità del governo italiano sono pessimista. Bisogna quindi cercare di recuperare ] l'Unesco, con una contestazione di base della sua delibera. Bisogna cercare di riportare la questione sul terreno strettamente culturale ». A Ruggero Orlando è stato chiesto di chiarire l'aspetto po Urico della wwUÓne e lì Sputito. SS'sulla I«malaugurata politicizzazione dell'Unesco, dove le delegazioni diplomatiche hanno preso il sopravvento sugli intellettuali », non ha usato mezzi termini: « Se le nazioni che compongono l'Unesco si comportano male bisogna prendersela con queste nazioni. Bisogna tornare al multilateralismo. Oggi siamo ammalati di bilateralismo: i Kìssinger colti si sono uniti ai Nìxon ignoranti su questo terreno ». Lo « scientific adviser » Adriano Buzzati Traverso è stato il più duro contro l'Unesco, forte anche della sua lunga esperienza personale nell'organizzazione: « Durante i dibattiti non aperti al pubblico ho visto e ascoltato delle turpitudini incredibili; addirittura si è arrivati al licenziamento di un funzionario che esprimeva idee contrarie a quelle del governo del suo Paese ». Assai polemici anche gli interventi di altri due « supertecnici », Bruno Zevi e Giulio Carlo Argan, ordinario di storia dell'architettura il primo, di storia dell'arte moderna il secondo. Zevi è stato più volte a Gerusalemme, ed è così convinto che la teoria che gli scavi in corso facciano cadere altri monumenti « sia una scemenza » che nel corso del suo intervento ha alternato il realismo dell'esperto a battute paradossali e amare: « Errori ci sono, naturalmente, ma a confronto di quello che avviene in altre parti del mondo è roba da manuale archeologico». «La condizione ideale dell'urbanistica è la conflagrazione mondiale: ci vuole la guerra per difendere le città ». Ed ecco la proposta di Argan: « Il mondo della cultura deve dichiarare solidarietà piena con i colleghi israeliani che hanno compiuto i lavori di ricerca; bisogna adeguare il nostro comportamento a quello di Israele nei confronti dell'Unesco». Tutti d'accordo sul presupposto (« bisogna fare gualco- ] sa»), tutti d'accordo che gli obbiettivi non sono facili a raggiungere, avvitati come sono ai grandi problemi internazionali e agli sviluppi, sempre più complessi, delle crisi economiche e degli stanziamenti dei petrodollari. Dal dibattit0- Presiedut° d* Al I d° Garosci e se^it0 da un pubblico che ha riempito il « ridotto » dell'Eliseo sono emersi due motivi di fondo. Il primo, quasi scontato, è che con la condanna la cultura non ha niente a che fare: gli scavi sono un pretesto per una misura di carattere politico-militare. Il secondo: l'organizzazione delle Nazioni Unite è venuta meno ai suoi compiti istituzionali; a giudizio degli oratori, non è più un'assemblea di uomini di cultura ma di funzionari di ministeri. « Prima di abbandonarla, bisogna tentare il possibile per riorganizzarla, dall'interno », ha proposto Buzzati, portando avanti una linea più diplomatica e flessibile. « Il governo italiano deve sospendere ogni contributo fino a quando non cessa la condanna », ha invece replicato Argan, sostenitore di una linea più intransigente, perché « la scienza è stata sconfessata, nel nome di un falso ». L'accusa è grave, ma non si può negare agli oratori una documentazione difficilmente contestabile. Un ispettore dell'Unesco, Raymond Lemaire, fu inviato nel dicembre del'73 e nell'aprile del '74 a Gerusalemme dal suo direttore generale per stendere un rapporto sullo stato dei lavori nella capitale. «Le critiche riferite ai metodi usati negli scavi sono senza fondamento, ha scritto Lemaire nel suo stile un po' burocratico, ma non per questo meno efficace, gli scavi seno eseguiti da una squadra di esperti molto qualificati, estremamente attenti a tutti gli aspetti e a tutti i periodi i cui resti sono stati trovati sul posto». Il rapporto così prosegue: «La stessa cura è usata per preservare ì resti del palazzo di Emmayad, come per quelli del periodo di Erode. Portati avanti con la maggiore attenzione possibile e impiegando i sistemi più avanzati, questi scavi hanno condotto anche a scoperte di grande importanza per la storia di Gerusalemme». Luca Giurato