Sorpresa nel "gigante,, di Fulpmes

Sorpresa nel "gigante,, di Fulpmes Sorpresa nel "gigante,, di Fulpmes Cede la valanga azzurra Schmalzl (7°) il migliore Vince Haker con Stenmark secondo - Gros, in testa dopo la prima "manche", nella seconda sbaglia una porta e finisce 14° - Thoeni è nono - Immutata la classifica (Dal nostro Inviato speciale) Fulpmes, 21 gennaio. Prima o poi doveva succedere, ed è accaduto oggi, tutto di colpo, nello spazio breve di dieci minuti. Anzi, probabilmente, ne sono bastati parecchi di meno per capire che la Nazionale italiana stava buscando la più secca batosta dell'anno. E in fondo è anche l'unica fino a questo momento, poiché là, dove gli austriaci avevano vinto e stravinto in libera, era merito loro, mentre la classifica un po' anacronistica di quest'oggi ha fra le componenti un regalo di marca azzurra. Ha vinto Haker, che è un tipo troppo bislacco per mirare alla Coppa anche se mezzi ne avrebbe, su Stenmark che ha buttato via lui pure la gara, quindi un revival austriaco puramente accademico. Il discorso della Coppa non cambia, anche se una ventina di punti a testa per Gros e Thoeni avrebbe messo definitivamente in un canto ogni residua speranza di Klammer. Qualcosa nella giornata di oggi ricorda l'unica e ultima sconfitta subita in gigante dagli italiani nel dicembre del '73 a Saalbach. La pista di gara, sperduta in una valle remota, quella luce lattea che toglie contorni alle Immagini, la neve che si inumidisce e diventa colla. E dire che era cominciato tutto relativamente bene, eccettuato l'autentico viaggio di trasferta che dura in seggiovia la bellezza di quaranta minuti. Gli austriaci avevano scelto a loro vantaggio la parte più pianeggiante della pista, ma In fondo si poteva anche accettare il tracciato, pur se privo di difficoltà tecniche e quindi scarsamente selettivo. Metteva un tempo di riferimento Haker, lo si valutava decisamente buono quando Schmalzl chiudeva con un distacco di secondi, e ottimo quando Stenmark lo avvicinava senza superarlo e Gustavo rimaneva appena davanti r. Schmalzl. Chi metteva a posto tutto, conio sempre, era Pierino, che piombava giù come una bomba spingendo nei pochi punti dove era possibile farlo e prendeva come dritto ormai la testa. Dal secondo gruppo saliva Oberfrank ad affiancarsi n Gustavo, che in definitiva era poi quinto e con Schmalzl, settimo, si rimaneva nella regola dei quattro Italiani fra I primissmi. Era saltato Pletrogiovanna, ingannato dalla terz'ultima porta, sotto tono Pegorari, Senoner e Plank, scolorito Radici. Per De Chiesa, arrivato ad andatura turistica, si presentava nuovamente II problema della respirazione: come era accaduto in discesa a Madonna di Campiglio, I polmoni gli si erano svuotati a metà gara e il resto della pista lo aveva fatto più o meno in apnea. Allora si era pensato ad un guaio passeggero, adesso bisognerà indagare più a fondo per scoprire le vere cause. Lassù sperduti in mezzo ai monti ci si consolava con goulasch- suppe e grappa che davano tono e buon umore a tutti, anche a chi di solito la gara la vede dal traguardo con scarpe da passeggio e sembrava spaesato come un bassotto ad una partita di pallacanestro. C'era spazio e tempo per lodare Pierino, criticare Gustavo che paga visibilmente la scelta della deviazione in libera, ma ha anche la scusante di quattro porte senza bastone impugnato, ammirare lo spirito di sacrificio di Schmalzl che sta rapidamente risalendo malgrado la schiena ancora a pezzi. Il primo austriaco, Hinterseer, era nono e a parlar di loro si scuoteva la testa con moderata commiserazione, scherzando magari su un possibile prestito di Oberfrank nel rendere più equilibrato II confronto. Nessuno si chiedeva se Pierino avrebbe riconfermato il primo posto, ma piuttosto ci si poneva l'interrogativo su quante posizioni avrebbero recuperato i tre azzurri verso la testa. Il primo avviso lo si aveva lisciando la pista per il passaggio di Pierino, che sarebbe partito per primo. Intanto se prima si vedeva poco adesso era niente del tutto e poi là dove c'era la neve indurita adesso trovavi una specie di poltiglia bagnata. E Gros partiva lento lento. Un po' di velocità la prendeva sul « muro > per perderla proprio al fondo per una porta presa al contrario: sarebbe stato possibile un recupero, ma c'era II pilone della seggiovia e Piero si è ferma¬ to, ha rivoltato gli sci e ha proseguito con quei secondi addosso fino all'arrivo. Lui capiva subito di averla fatta grossa e comunque si incaricavano di confermarlo austriaci e svizzeri, che sembrano improvvisamente diventati dei maghi. Stenmark ripeteva con minor guai l'errore di Gros e si giocava il successo in favore di Haker. Gustavo non sbagliava nulla, ma sembrava incollato con gli sci alla neve, poi duro e rigido nell'azione come già è accaduto a Kitzbuehel In slalom. L'unico che teneva botta pagando soltanto i due secondi di sciolina era Schmalzl, mentre retrocedeva Oberfrank e ritornavano a galla Hinterseer, ora terzo, Hauser, quinto, e addirittura Klammer, sesto. Volavano bestemmie e moccoli perché è più brutto perdere quando non si è abituati, ma comunque durava poco. Di li a un'ora in albergo già si brindava con Chianti riserva, sbucato dalla cantina viaggiante di Renzo Pozzi. Un avvenimento va sempre celebrato. Giorgio Viglino li vincitore Haker

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