LETTERE AL DIRETTORE di Francesco Rosso

LETTERE AL DIRETTORE LETTERE AL DIRETTORE Brindisi e // suo mare L'8 gennaio scorso, in terza pagina, è stato pubblicato un articolo dell'inviato speciale Francesco Rosso che già nel titolo, « Perché Brindisi volta le spalle al suo mare », reca una vistosa deformazione della realtà. Abbiamo voluto rileggere la corrispondenza, nel dubbio, del resto possibile, di aver male interpretato il pensiero dell'articolista. Alcune affermazioni però non sono da interpretare, ci permettiamo perciò di precisare la situazione. L'agricoltura è sempre stata la base economica della provincia di Brindisi, ma le cose stanno mutando rapidamente, e non a scapito dell'agricoltura, che conserva la sua importanza. Secondo i dati censuari, la popolazione attiva In agricoltura è passata dal 63,6% nel 1961 al 51,4% nel 1971 (nel capoluogo dal 26,4% al 14%), e nel medesimo tempo gli addetti al settore industriale sono saliti da 14.640 a 20.391 unità. Gli sforzi che si sono fatti per ottenere questa trasformazione dovrebbero essere tanto più apprezzabili in quanto si è dovuto praticamente partire da zero. Ma non è vero che I brindisini • sono sempre li, ad attendere qualcuno, o qualche avvenimento, che abbia il potere di risolvere tutti I loro problemi », oppure che essi « non rivelano molta inclinazione alle Iniziative personali ». Brindisi si è messa sulla strada dell'Industrializzazione per una propria scelta autonoma, con le proprie sole forze, e prima ancora che venisse creata la Cassa per il Mezzogiorno. Ed è soprattutto questa scelta che ha poi richiamato l'attenzione della Montecatini. L'industrializzazione si è estesa e si va estendendo attraverso altre numerose iniziative, la maggioranza delle quali è di origine locale, cosicché si può dire che neppure la crisi in cui si dibatte il Paese ha scoraggiato i brindisini. E, in buon numero, quelle industrie sono legate al porto, nel quale sono stati investiti in pochi anni circa sette miliardi. Se la consapevolezza, l'impegno e gli sforzi che si sono fatti in tale direzione devono essere definiti come nel titolo dell'articolo, se non dice niente neppure il fatto che nel 1961 il movimento portuale era di 152.000 tonnellate e ora è di 4.000.000 di tonnellate, se è indice di disinteresse alle cose del mare l'aver voluto un piano regolatore portuale con il quale ci proponiamo di investire 60 miliardi di lire in nuove opere per accrescere la capacità e le possibilità del porto, allora veramente noi non sapremmo come affrontare II problema tanto più che anche la funzione passeggeri del porto, con 400.000 unità annue in arrivo e partenza, è considerata negativamente. Il porto di Brindisi è di transito, questa è la sua » vocazione storica' sin dal tempo delle ' legioni romane » e della « Valigia delle Indie ». E quale altra o migliore vocazione dovrebbe avere un porto? D'altro canto le coste a nord di Brindisi sono disseminate, per decine di chilometri, di villaggi turistici, frequentati tutto l'anno da migliaia di villeggianti, i quali, al contrario dell'articolista, trovano evidentemente di proprio gusto le soluzioni architettoniche adottate. Un'ultima osservazione. Sembrerebbe che l'articolista sia dovuto arrivare sino a Brindisi per scoprire la disoccupazione, i capelloni, la droga, l'estremismo studentesco di sinistra, la delinquenza, il contrabbando. Questo purtroppo è un male comune. Brindisi non fa eccezione alla legola- Sen. Antonio Penino Trovo perlomeno singolare la lettera del sen. dott. Antonio Ferrino, presidente del Consorzio del Porto e dell'Area di Sviluppo Industriale di Brindisi, soprattutto per le cifre relative agli Impieghi nell'industria e nell'agricoltura. Se nel 1971 la popolazione attiva in provincia di Brindisi era occupata per il 51,4 per cento In agricoltura vuol dire che l'attività prevalente è quella dei campi, non delle fabbriche. Le cifre relative al porto sono esatte, ma si tratta quasi esclusivamente di petrolio, necessario agli stabilimenti della Montedlson; il porto commerciale rivela di essere, quindi, una entità quasi trascurabile, limitandosi a imbarcare e sbarcare, d'estate, I turisti in transito da e per la Grecia. Per ciò che riguarda la violenza criminale non ho scritto che Brìndisi abbia II primato in questo settore, mi sono limitato a segnalare che il fenomeno esiste anche In quella città. Devo poi notare che molte delle Informazioni sulla situazione economica di Brindisi le ho avute anche dalla Unione Industriali, che credo sia abbastanza autorevole in materia. F. Rosso Mi meraviglio che Firenze Sono soltanto un operaio ma mi meraviglio che Firenze, città di arte e di avanguardia, possa avere una tale magistratura. Mi sento al fianco di Adele Faccio, perché anch'io sono stato fra le centinia di persone beneficiate. Amo una ragazza e penso che fra non molto ci sposeremo. L'anno scorso successe il cosiddetto « guaio » (logica conseguenza dell'amore). Ebbene io con il mio piccolo stipendio (130 mila lire mensili) non potevo certo pensare di costruire una famiglia. Fu allora che mi venne in aiuto Adele Faccio con l'aborto. Senza ricorrere al troppo conosciuto e rischioso - raschiamento », venne eseguito l'« aspiramento », tanto indolore che non fu necessaria nemmeno l'anestesia. Ti assicuro che non è niente pericoloso, tanto che subito dopo girammo io e lei per tutto il giorno la città. Posso anche dirti che non pagai nulla. E' troppo facile giudicare dal di fuori, io per due mesi consecutivi rischiai l'esaurimento nervoso, non riuscivo neanche a dormire la notte. Ora spero che la signorina Adele Faccio, leggendo questa mia, possa credere che molta gente è con lei. Toni Delogu (Chivasso) Non è un dialetto A nome di alcuni friulani residenti a Torino ti sarei grato se, In riferimento all'articolo 'Pasolini ricomincia » apparso su » La Stampa- del 10 gennaio, tu volessi chiarire ai lettori che il "friulano" non è un diaietto (come stranamente lo chiama Pasolini), bensì una lingua: una lingua ladina, sorella della lingua latina, con una propria grammatica e un proprio vocabolario. A prova di questo, mi piace riportare alcune citazioni tratte da articoli apparsi proprio su « La Stampa ». G. B. Angioletti, rievocando con struggente nostalgia i giorni della sua gioventù in Friuli, chiama lingua il friulano, dice testualmente « ... le narole della loro lìngua semplici e antiche come l'acqua e il pane ». Stefano Reggiani parla di un patrimonio linguistico eccezionale, spiega l'orgoglio di ritrovarsi nazione dove gli altri sono dialettali, cita i poeti del gruppo Resultive che si rifanno proprio a Pasolini poeta in friulano, ricorda - la parlata friulana dolce e cantante nelle desinenze latine ». Infine Paolo Monelli, descrivendo l'antica capitale dei Carni, Zugllo, un tempo latinamente chiamata lulium (Forum lulium Carnicum), ricorda di aver udito dal popolo canti in cui i vocaboli latini suonavano chiari, scanditi, senza deformazioni, come di chi ha dimestichezza con una lingua sorella quanto con la propria. Tu dirai che sono cose di poca importanza: per i friulani invece ne hanno molta. We//o G. Falomo (Torino) I milioni del dirigente Su « La Stampa » del 17 gennaio leggo un articolo in cui — rifacendosi a una inchiesta disposta dalla CEE — si sostiene che lo stipendio medio annuo del dirigente di azienda italiano è di quarantatre milioni di lire. E' una enorme inesattezza, che pone gli stessi dirigenti, lavoratori prestatori d'opera altamente qualificati, a segno di esoso atteggiamento e di egoismo scatenato. E ciò in un momento tanto discutibile, che vede le aziende in fatica per equilibrare costi e ricavi. In questo difficile clima, propalare la voce che i dirigenti sono nababbi coperti d'oro o quasi (e tra l'altro proprio mentre una gran parte di detta categoria ha in corso il rinnovo del contratto di lavoro) significa rendere ancor più tesa la situazione di contrasto già esistente nelle aziende. Giorgio Lanfranco (Delegazione aziendale personale direttivo Ist. Bancario S. Paolo ■ Torino) Superpaghe Nell'articolo pubblicato il 19 gennaio in prima pagina, intitolato » Superpaghe ai magistrati », è contenuta un'affermazione nella quale si attribuisce al magistrati di aver già percepito » somme in più » in seguito alla nota sentenza del Consiglio di Stato, somme che « qualora la Cassazione accogliesse il ricorso del governo - i magistrati dovrebbero restituire. Ai magistrati vengono attribuiti atti contrari a verità poiché, proprio per mancanza di passaggio in giudicato della sentenza del Consiglio di Stato, non hanno percepito un solo centesimo di lira in più di quanto loro dovuto per legge. Roberto Scaravelli (magistrato - Verona)