La Coldiretti discute i rapporti con la dc

La Coldiretti discute i rapporti con la dc Montecatini: conferenza nazionale La Coldiretti discute i rapporti con la dc Gli agricoltori hanno dimostrato grande impegno, ma patito danni per l'inflazione - Il "collegamento" con la de deve essere chiarito: il partito abbia il coraggio di azioni riformatrici (Dal nostro inviato speciale) Montecatini, 20 gennaio. Una massa di coltivatori riceve, quale compenso per la propria fatica, una cifra inferiore a quella dei salariati che lavorano alle sue dipendenze. Si vede aumentare di continuo i prezzi di quanto gli serve per produrre (macchine, fertilizzanti, denaro), mentre quando va al mercato a vendere grano o polli, uova o vitelli, uva o suini, riceve sempre meno. E' la sintesi, in chiave semplicistica, della crisi che investe, insieme con l'agricoltura, tutte le sue componenti, le associazioni, gli enti, i sindacati che ad essa si affiancano. E' logico che di questo malcontento risenta anche il maggior sindacato agricolo esistente in Italia, la Confederazione dei coltivatori diretti, che negli ultimi mesi è stata duramente contestata dalla base, con accuse di immobilismo e di eccessiva sudditanza verso la de. Le accuse Non abbiamo mai risparmiato alla Coldiretti accuse e critiche, ma ora possiamo dire che la convocazione della Conferenza nazionale, apertasi oggi a Montecatini, è stata un atto di coraggio compiuto dalla Coldiretti. E' stato un grosso rischio, con i tempi che corrono: ma la lunga esperienza organizzativa dei suoi dirigenti, insieme con una accorta regìa, hanno fatto filare lisci l'apertura dei lavori e lo svolgimento della prima giornata. Annunciando questa manifestazione, che potrebbe segnare una svolta importante per la Coldiretti e anche per l'agricoltura italiana, è stato più volte ripetuto che lo scopo era quello di rinnovare il sindacato di fronte alla mutata realtà economica, sociale e politica del Paese. Questo intendimento è stato confermato sia nella breve introduzione fatta dal presidente Paolo Bonomi, sia dal vice presidente Brunetto Bucciarelli Ducei (ex presidente della Camera) nella sua equilibrata relazione introduttiva, costellata qua e là da spunti polemici. Questo il senso delle sue parole. Malgrado le carenze del potere politico, i coltivatori italiani hanno fatto il loro dovere: tra il 1951 e il 1971 il prodotto lordo dell'agricoltura, foreste e pesca è passato (a prezzi del '63) da 2892 a 4394 miliardi di lire, con un aumento del 50%, nonostante l'imponente diminuzione degli attivi (da 8 milioni 261 mila a 3 milioni 341 mila). Se queste cifre dimostrano il forte impegno dei produttori agricoli, altre mettono in evidenza i danni patiti a causa dell'inflazione: l'aumento di prezzo dei prodotti agricoli, sempre nel periodo '51-71, è stato del 67,9; mentre l'incremento complessivo dei prezzi è ammontato al 129,3"'», con una perdita per l'agricoltura di 1851 miliardi nel '72. Evidentemente, c'è qualcosa che non funziona se tutto è andato così male malgrado la potenza della Coldiretti che si è sempre appoggiata al partito di maggioranza relativa. E un nodo da sciogliere è proprio questo: quale atteggiamento tenere verso un partito che dagli agricoltori ha preso più di quanto ad essi abbia dato? Premesso che non sarà posta in discussione la colleganza con il partito cattolico, Bucciarelli Ducei ha tuttavia ammonito: «Quella che a noi interessa è la democrazia cristiana della migliore tradizio ne degasperiana, cioè quel partito che ha il coraggio delle proprie azioni riformatrici, che sappia mantenersi coerente, con il comportamento di ogni giorno, agli impegni assunti, che sappia lottare unito pu, ificandosi al suo interno dal frazionismo disgregante, deteriore e avvilente». La Coldiretti, ha spiegato, non è un «coperchio da tenere fermo sopra una pentola che bolle. Non può far da guardiana ai coltivatori diretti: deve battersi, senza eccessive remore, fermamente, per le loro necessità». Dopo questo ammonimento alla de, il vicepresidente della Coldiretti ha rilanciato l'attualità economica delle imprese diretto-coltivatrici familiari (nel '71 hanno fornito il 71 per cento della produzione lorda vendibile agricola). Malcontento Molti altri temi sono stati proposti da Bucciarelli Ducei ai mille delegati per la discussione che si articolerà nei prossimi giorni: i rapporti con le altre forze sociali e sindaca li («Che devono essere discussi con la stessa lingua e basarsi sugli stessi obiettivi»); le insofferenze dei giovani; il problema fondiario; la questione degli espropri per pubblica utilità; il potenziamento della cooperazione; il nodo dei consorzi agrari. Dopo Bucciarelli Ducei i rappresentanti delle federazioni regionali hanno esposto la linea scaturita nelle loro assemblee locali. L'orientamento è questo: stretta collaborazione con la de, ma con rapporti più chiari, «altrimenti la de perde ancora più la sua credibilità e cade in collateralismi elettorali». (Abruzzo). «Nessun rapporto di sudditanza con la de». (Campania). «I giovani vogliono rapporti con tutti i partiti dell'arco democratico». (Liguria). «Diffuso malcontento per la politica del governo, che la Coldiretti ha subito» (Lombardia). Nei prossimi giorni saranno proprio queste forze regionali a dare al dibattito quell'impronta innovatrice e stimolante che dovrebbe consentire alla Coldiretti di uscire da quell'immobilismo che rischia di far perdere alla de molti preziosi voti dalle campagne. Livio Burato

Persone citate: Brunetto Bucciarelli Ducei, Bucciarelli, Bucciarelli Ducei, Livio Burato, Paolo Bonomi

Luoghi citati: Abruzzo, Campania, Italia, Liguria, Lombardia, Montecatini