Mosca verso le Olimpiadi

Mosca verso le Olimpiadi L'Urss si sente già impegnata per la grande sfida del 1980 Mosca verso le Olimpiadi I maggiori finanziamenti per l'edilizia agli impianti sportivi - Sarà una rivoluzione anche nel costume (Dal nostro corrispondente) Mosca, gennaio. Dal poggio delle colline Lenin — donde, più di un secolo e mezzo fa, Napoleone osservò l'incendio del Cremlino — si abbraccia, con un solo colpo d'occhio, la città dello sport di Luzhniki: un milione e mezzo di metri quadrati di arene sportive, coperte e scoperte, che ruotano attorno allo stadio Lenin, le cui tribune possono ospitare oltre centomila posti. A una decina di chilometri di distanza, sul Leningradskij Prospekt, la strada che porta a Leningrado, sorge un altro complesso sportivo: lo stadio « Dynamo », capace di cinquantamila posti, e gli impianti coperti del club sportivo dell'esercito (una piscina, un palazzetto per la pallacanestro, uno per il tennis e un altro per l'atletica pesante). Qualche chilometro più in là, verso oriente, altre decine d'impianti sportivi, coperti e scoperti, spuntano tra le betulle del parco di Sokolniki. La decisione del Comitato Olimpico Internazionale d'assegnare a Mosca i giochi del 1980 appare doverosa e saggia, anche se con le Universiadi del 1973 l'Urss ha dato un saggio d'inefficienza organizzativa, oltre che di politicizzazione dello sport in pieno contrasto con le regole olimpiche: basta ricordare, sotto il secondo aspetto, quanto accadde agli atleti israeliani, fischiati e insultati ad ogni loro gesto dai soldati dell'Armata Rossa. Poche altre città al mondo — e senza dubbio nessuna delle precedenti sedi olimpiche — possiedono infrastrutture sportive di base così vaste e moderne. E mentre quasi tutte le metropoli occidentali si dibattono in una spirale inflazionistica, che rende problematico ogni investimento fuori dei settori primari dell'economia, Mosca non sembra avere simili preoccupazioni. Dopo aver già speso alcuni miliardi di lire per propagandare in tutto il mondo la propria candidatura olimpica, l'Unione Sovietica è intenzionata a spenderne altre centinaia per costruire nuove sale sportive (per il pugilato, la scherma, la lotta, la pallavolo e la pallacanestro), due piscine, un velodromo, un campo per l'hockey su prato, un complesso d'equitazione e un circolo nautico a Tallin, in Estonia, per le competizioni veliche. In una command economi/ come quella sovietica, la destinazione degli investimenti può essere decisa in base ad istanze politiche (e tali possono essere anche i giochi olimpici) più che socio-economiche senza timore di creare gravi turbamenti nel- l'opinione pubblica. Già molti sovietici, con i quali ho discusso il problema, sono rassegnati ad un rallentamento nell'assegnazione degli alloggi entro il decimo piano quinquennale (che terminerà appunto nel 1980). Hanno saputo che i maggiori finanziamenti per l'edilizia saranno destinati, nel prossimo quinquennio, non alla costruzione di case, bensì di impianti sportivi, di un villaggio olimpico nel parco di Izmajlovo, in grado d'ospitare quindicimila persone, e di alberghi per accogliere diverse centinaia di migliaia di turisti. E' la prima volta che i giochi olimpici vengono assegnati a un paese socialista e l'Unione Sovietica è decisa a superare brillantemente l'esame non soltanto per ragioni sportive. Ha detto Sergej Pavlov, il ministro dell'Educazione Fisica e dello Sport, che tenta di sfruttare l'occasione per ricostruire una carriera politica un tempo promettente, ma guastata dai suoi legami con Kruscev (fu capo del potentissimo « Komsomol » in era krusceviana, ma Breznev lo ha addirittura escluso dal Comitato centrale): iti giochi a Mosca saranno il simbolo della realizzazione pratica del principio leninista della coesistenza pacifica tra Stati a differente sistema sociale e politico ». In realtà, le Olimpiadi del 1980 saranno un'eccellente occasione per misurare gli effetti che la distensione internazionale avrà avuto sui rapporti tra l'Urss e il mondo occidentale e, più in generale, sulla liberalizzazione della società sovietica. Cinque anni sono molti per prevedere l'impatto che l'invasione di centinaia di migliaia di atleti, giornalisti e turisti potrà avere sulla way of life russa. Ma in una società come questa, ad evoluzione lenta e quasi impercettibile, certe previsioni sono meno improponibili che nelle società occidentali, tumultuosamente evolutive. I segregati Fino ad oggi, l'Unione Sovietica ha sempre dosato con cura i contatti tra i visitatori occidentali e la realtà sovietica, non meno che i rapporti tra questi visitatori e la popolazione locale. Nel 1972, quando Nixon venne qui per la prima volta, i trecento giornalisti americani al seguito furono praticamente segregati in un albergo, l'« Inturist » nell'Ulica Gorkovo, il cui ingresso era sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro da attenti uscieri, che consentivano l'ingresso soltanto a chi era munito di un lasciapassare. Una delle ragioni di questi severi controlli era che nell'edicola della hall erano in libera vendita tutti i principali giornali d'Occidente, introvabili nei chioschi di Mosca. Ma quando a Mosca arriveranno contemporaneamente alcune migliaia di giornalisti sportivi, abituati per di più ad un contatto immediato e diretto con gli atleti e con il pubblico delle competizioni, sarà molto più diffìcile tenerli sotto controllo, chiudendoli in un solo albergo, e impedire rigorosamente ai cittadini sovietici di avere contatti con loro o di acquistare i giornali stranieri che saranno venduti nei loro alberghi. Già due anni fa, durante le Universiadi, il malumore dei giornalisti occidentali per le limitazioni di movimento e di rapporti con gli atleti creò non poco imbarazzo alle autorità sovietiche ed è improbabile che esse ripetano questo errore psicologico in occasione dei giochi olimpici. Sotto questo aspetto, almeno, le Olimpiadi potranno contribuire all'aumento degli scambi di idee e di informazioni tra Est e Ovest che i diplomatici cercano faticosamente (e forse invano) di codificare a Ginevra nell'ambito della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione. Ancora in occasione della ultima visita di Kissinger, in ottobre, i sovietici pretesero che il segretario di Stato americano sbarcasse dal proprio aereo, a Copenaghen, uno dei giornalisti al seguito, Strobe Talbott di Time, che aveva curato la versione inglese delle memorie di Kruscev. L'anno scorso, alcuni giornalisti israeliani si videro rifiutare il visto d'ingresso in Urss per le Universiadi. Ma la negazione del visto anche ad uno solo dei giornalisti occidentali designati a seguire le Olimpiadi sarebbe una violazione flagrante di quello spirito olimpico che Mosca ha giurato di rispettare. Anche questa è materia di discussione a Ginevra e anche su questo tema, forse, lo sport potrà dare migliori risultati dei negoziati diplomatici. Lo stesso Pavlov ha assicurato, durante una recente conferenza stampa, che a nessun giornalista sarà rifiutato il visto. « Neppure ai sudafricani, se il Sud Africa sarà ammesso alle Olimpiadi? », è stato chiesto. « Neppure ai sudafricani, e nem¬ meno ai cinesi », ha risposto il ministro dello Sport. L'Unione Sovietica è abituata a ricevere mezzo milione di turisti occidentali nell'arco di un anno. Divisi in piccoli gruppi, affidati ad attente guide dell'Inturist (la organizzazione di Stato per il turismo, che è considerata una filiale dei servizi di sicurezza), bloccati da un'insormontabile barriera linguistica (le indicazioni in alfabeto latino sono pressoché inesistenti a Mosca) e da una rigida burocrazia alberghiera, che rende inaccessibili le camere d'albergo a chi non sia registrato alla reception, questi turisti sono facilmente controllabili. Tanti turisti I contatti con la gente si limitano al cambio di valuta al mercato nero con piccoli trafficanti o a precarie avventure con le poche prostitute, che ruotano intorno ai principali alberghi. Che cosa accadrà quando oltre un milione di visitatori — tanti ne sono previsti — invaderanno Mosca per assistere ai giochi? Non soltanto si moltiplicheranno i traffici illegali con il piccolo mondo parassitario del turismo straniero, ma questi turisti saranno, agli occhi del sovietico medio, un esercito di ambasciatori di una moda di ve-1 stire, di vivere, di parlare e di criticare, alla quale il popolo moscovita sembra molto sensibile. Mi diceva un amico sovietico, con amara ironia: « Uno dei peggiori errori commessi dai successori di Stalin è stato quello di accreditare a Mosca tanti corrispondenti e uomini d'affari e di dare con tanta facilità il visto ai turisti occidentali: siete un fattore di disgregazione ideologica e sociale, un veicolo di quel consumismo che i testi ufficiali condannano ». Quattro anni fa, quando parcheggiavo la « Fiat 124 » in una via del centro, si formavano capannelli di gente attorno alla vettura. Oggi, con la lenta diffusione della automobile privata, questi fenomeni sono quasi scomparsi, almeno a Mosca. Ma, passeggiando nelle strade, l'occidentale si sente ancora osservato, studiato con curiosità e spesso con ammirazione. Con più di un milione di turisti nresenti in un colpo solo nelle vie di Mosca, la contaminazione, paventata dal Crem¬ lino, sarà inevitabile in una certa misura. Proponendo la candidatura di Mosca, le autorità sovietiche erano certo coscienti di assumere un rischio. Ed è evidente che sono anche disposte a pagare un certo prezzo. Ad esempio, quello di togliere agli alberghi la caratteristica di fortezze inespugnabili, mantenuta fino ad oggi. All'« Inturist » è stata presa, poco tempo fa, una decisione rivoluzionaria: la abolizione della dezhurnaja, la donna che ad ogni piano detiene le chiavi e controlla i movimenti nelle camere. Si dice che questa misura sia stata presa a titolo sperimentale in vista delle Olimpiadi, per snellire il sistema alberghiero in modo che i visitatori del 1980 non avvertano troppo la differenza con gli efficienti e permissivi alberghi occidentali. Resta da vedere se si tratta di tattica o di strategia. Cioè, se le spinte liberalizzatrici, che le Olimpiadi dovrebbero portare in questo paese e delle quali si avvertono i primi, lievissimi sintomi, sopravviveranno al magico momento olimpico, oppure saranno bloccate quando la fiaccola verrà spenta sulle gradinate dello stadio Lenin. Paolo Garimbertì