Sposa sorteggiata comico e fantasia di Massimo Mila

Sposa sorteggiata comico e fantasia L'opera di Busoni alla Rai Sposa sorteggiata comico e fantasia Presentata in forma di concerto con la direzione di Previtali - Una "commedia fantastica" da un racconto di Hoffmann Dev'essere stata la soddisfazione di tutta una vita per Previtali, busoniano della prima ora, dirigere, sia pure in forma di concerto, La sposa sorteggata di Busoni, la cui sitile orchestrale egli ha messo tante volte nei suoi programmi sinfonici, fin dai tempi in cui Busoni era ancora un mito misterioso, noto a pochi iniziati e confuso nella nebbia della scarsa informazione. Die Brautwahl è la prima delle quattro opere teatrali di Busoni, e in un certo senso la più completa, zeppa di musica, nei suoi tre atti e un epilogo, fino a scoppiare. Vi confluiscono due filoni espressivi, quello del comico e quello del fantastico hoffmanniano: quello fa le spese della più gran parte della partitura, con la vivacità costante del lutino, con l'intonazione caricaturale del testo e una certa dimensione psicologica dei personaggi a cui Busoni verrà rinunciado nel corso delle opere successive; al filone fantastico si debbono le riuscite più alte dell'opera che, per essere la prima dell'autore, non è affatto un lavoro giovanile, ma viene dopo che già da molti anni Busoni s'era allontanato dalle sue originitardo-romantiche ed aveva scelto il suo nuovo cammino nel campo della musica strumentale. Nuovo cammino che tuttavia non rinnegava nulla del passato, né rompeva col corso storico della musica, ma anzi cercava di renderlo tutto presente in uno sforzo gigantesco di resurrezione culturale. Più che mai vale per Busoni l'acuto giudizio dell'avveniristico compositore franco-americano Edgar Varese, che ebbe per lui un culto quasi filiale, e ne fu incoraggiato ai più spericolati esperimenti d'avanguardia. Busoni aveva compreso prima d'ogni altro la crisi dell'armonia tradizionale, si era abbaruffato violentemente coi suoi ultimi sostenitori, come Pfitzner, aveva previsto tutto ciò che stava per prodursi nella musica nuova: atonalità, politonalità, terzi di tono e via dicendo. Per conto suo, però, scriveva la musica più tonale di questo mondo, prendendo Mozart come modello. «Era come se il suo cuore, leale al passato, rifiutasse di seguire la sua mente avventurosa verso un così strano futuro». Die Brautwahl è del 1912, l'anno di Pierroi lunaire, ma guarda assai più verso // cavaliere della rosa, apparso l'anno prima, che non verso questo manifesto dell'eversione armonica. Neoclassicismo? Vien naturale scorgere in Busoni un precursore di questa tendenza, un giorno vittoriosa ed oggi aspramente contestata, ed infatti sono sorprendenti le anticipazioni di Casella, di Prokofiev e di Shostakovic, che è possibile cogliere in certe pagine della Sposa sorteggiata. Ma i busoniani protestano che la «nuova classicità» predicata da Busoni è tutt'altra cosa dallo scaltrito neoclassicismo strawinskyano. E in certo senso hanno ragione, che nello storicismo busoniano è del tutto assente l'elemento malizioso della parodia, essenziale alla formula neoclassicistica, quel famoso «dislivello storico» su cui fa leva Strawinsky, ammiccando dall'alto della sua coscienza d'uomo moderno quando adotta i vocaboli di Bach o di Gounod. Busoni non fa mai il verso a nessuno, tant'è vero che quando cita la marcia del Mose di Rossini o una Danza tedesca di Mozart nella Sposa sorteggiata, l'innesto non ha l'aria d'una citazione tra virgolette, ma si inserisce perfettamente nel filo del discorso. 11 libretto di questa «commedia fantastica», che Busoni stesso si trasse da un racconto di Hoffmann, non brilla per eccessiva chiarezza: cantato in tedesco, senza sussidio delle scene, non ne dovette pervenire molto allo scarso pubblico radunato nell'Auditorium, che rimase forse sorpreso dal fiume immenso di musica che si snoda intorno a questa Tavoletta, distribuito — con una certa imprevidenza teatrale — attraverso sei voci virili e una sola femminile, quasi marginale, oltre ai parchi interventi d'un coro invisibile e all'onnipresenza d'un'orchestra meravigliosa. Ma gli ascoltatori poterono regalarsi d'un'esecuzione esemplare, semplicemente prodigiosa. Portata l'orchestra ad un grado inaudito di duttilità, di precisione, di sottigliezza nei coloriti e di omogenea fusione, Previtali aveva poi a sua disposizione una squadra bene assortita d'interpreti vocali, che oltre ad essere bravi personalmente, sembravano avere dello spartito una conoscenza tutt'altro che occasionale. Il tenore comico Gerald English, i baritoni Siegmund Nimsgern e Georges Fou- rie. e il basso Raffaele Arie costituiscono un quartetto virile dei più spassosi, che canta con divertimento proprio e di chi li ascolta, facendo passare nella sola voce tutti i sussidi della vicenda e della scena mancante. Né son da meno il soprano Lilian Sukis, e i tenori Herbert Handl. Ermanno Lorenzi e Bruno Andreas. Ottima la partecipazione del coro, istruito da Fulvio Angius. Massimo Mila

Luoghi citati: Casella