Placido Don? di Lia Wainstein

Placido Don? Accuse di plagio a Solokhov Placido Don? Nella letteratura italiana contemporanea manca ogni premessa per un'opera paragonabile al Placido Don di Mikhail Solokhov, quest'ampia narrazione epica che si estende dal 1911 al 1920, includendo la prima guerra mondiale, la rivoluzione, la guerra civile, descritte con sicuro piglio artistico pochi anni dopo gli eventi, proprio agli albori della letteratura sovietica. Circostanza questa che, se spiega l'enorme successo del libro a partire dalla sua pubblicazione nel 192S (più di 550 edizioni nell'Urss con una tiratura complessiva di 33 milioni di copie in 64 lingue) e il prestigio — pari a quello di Gor'kij — di cui gode l'autore (accademico, deputato del Soviet supremo, insignito del premio Stalin ì nel 1941, ad opera conchiusa, e del premio Nobel nel 1965) consente anche d'intuire quanto possano sembrare scandalosi i dubbi sulla fondatezza di una fama letteraria così vasta ed ufficiale. Eppure, voci e sospetti circolano da decenni negli ambienti intellettuali e politici dell'Urss, insinuando che il vero autore del Tikhij Don, plagiato da Solokhov, sia Fjodor Dmitrievic Krjukov (18701920). I principali argomenti che proprio alla vigilia del suo settantesimo compleanno minacciano tino dei personaggi più in vista dei!'establishment intellettuale sovietico, quale Solokhov, sono ora riuniti in un libretto uscito da poco a Parigi con una prefazione di Solzenìcyn, di cui è autore un misterioso critico letterario « di alto livello », « D », che morì prima di aver compiuto questo lavoro (Stremja Tikhogo Dona/Zagadka romana. La corrente del Quieto Don/L'enigma di un romanzo, pag. 193, Ymca Press). Sin dall'inizio, causa d'incredula sorpresa fu che nel 1928, quando comparvero i primi libri del discusso capolavoro, il suo presunto autore Solokhov avesse solo 23 anni e possedesse un'istruzione limitata a quattro classi (poi fece parte dei prodotrjady, le squadre che requisivano le provviste dai contadini, e fu manovale a Mosca) mentre la sua opera presupponeva un'approfondita familiarità con vari strati sociali del Don prima della rivoluzione, e la penetrazione psicologica nei loro usi e costumi. L'autore, inoltre, descrive con vivacità e competenza la prima guerra mondiale (aveva allora dieci anni) e la guerra civile, che finì quando ne aveva quattordici. Sembra strano, infine, l'atteggiamento indifferente di Solokhov sia verso i suoi manoscritti e brutte copie — mai visti da nessuno né custoditi in alcun archivio ma bruciati, pare, durante la guerra — sia verso le modifiche di stile, di contenuto, d'ideologia, a più riprese apportate al Tikhij Don, un fatto posto in rilievo da due riviste sovietiche. Malgrado la sua evidente frammentarietà ed incompiutezza, l'analisi dello studioso «D» si svolge ad un livello assai più profondo di queste riserve obiettive alla portata di chiunque, operando con osservazioni estetiche e con esigenze di congruenza storica ed ideologica all'interno dell'opera stessa. Suo fine è la restituzione del testo originale, liberato dalle sovrastrutture imposte dal « soavtor » (co-autore), prettamente politiche e in contrasto con il disegno fondamentale dell'autore-creatore. Questi è animato da principi umanitari tipici per gli intellettuali russi degli anni 1890-1910, e da chiare tendenze separatiste, mentre le partì interpolate proclamano al contrario l'eliminazione dì ogni separatismo sotto l'azione del regime comunista. Inquadrati in questo conflitto di fondo, i tagli, le aggiunte, inopinate lacune, contraddizioni, differenze di stile, scomparse arbitrarie di personaggi destinati a ruoli importanti, apparizioni di personaggi convenzionali e ingiustificati si accavallano nella sottile indagine (integrata da una lista dei capitoli vergati dall'uno 0 dall'altro scrittore) di «D». Né lui, tuttavia, né Solzenìcyn si azzardano, come osserva il critico del Times Literary Supplement Martin Dewhirst, ad affermare che il caso del Tikhij Don sia ormai esaurientemente chiarito. Ma si tratta senza dubbio di un caso esplosivo, che ha già provocato una prima autorevole reazione in Unione Sovietica. In un lungo articolo (Dai « Racconti del Don » al « Tikhij Don », Izvestija del 17 dicembre) Anatolij Kalinin si sforza, senza mai precisare il vero motivo delle sue asserzioni, di dimostrare 1 rapporti tra le due opere. Lia Wainstein

Persone citate: Anatolij Kalinin, Martin Dewhirst, Mikhail Solokhov, Placido Don, Stalin

Luoghi citati: Mosca, Parigi, Solokhov, Unione Sovietica, Urss