LA CRONACA DELLA TELEVISIONE
LA CRONACA DELLA TELEVISIONE LA CRONACA DELLA TELEVISIONE Mentre Manzù lavora Il famoso scultore per il debutto di "Come nasce un'opera d'arte" Ieri sera c'era sul « Nazionale » Tribuna politica, e va bene, ammettiamo pure che ci fosse parecchia gente in ascolto. Però resta sempre una fazione che per uno e mille motivi non segue Tribuna politica e che. Tv svizzera a parte, se ne va sul « Secondo ». Ecco, ci piacerebbe sapere quali sono state le reazioni di questo pubblico, forse non foltissimo ma sempre consistente (comunque sempre un pubblico di alcuni milioni di persone) davanti al programma Come nasce un'opera d'arte, a cura di Franco Sirnongini, messo lì sul « Secondo » per non dare fastidio al dibattito. Il programma ha un titolo un po' presuntuoso: in effetti, tuttavia, il suo scopo è proprio di mostrare alcuni famosi artisti italiani nel loro studio, intenti a creare. S'è cominciato con Giacomo Manzù (nato a Bergamo nel 1908), scultore di fama internazionale. La trasmissione è consistita in questo. La cinepresa ha seguito l'illustre Manzù che entrava nel suo atelier assieme al figlioletto Mileto di 8 anni. Manzù è rotondo, carno¬ so, con un bel faccione da caratterista anziano di cinema o di teatro (avesse potuto, Gregoretti l'avrebbe subito scritturato anni fa per il suo « circolo Pickwick »). Nella trasmissione, sopra una corretta giacca da passeggio, portava un cappellone alla boy. Detto fatto, si è messo all'opera e in quattro e quatt'otto ha sbozzato un ritratto del bambino. Concluso il quale, sempre con il sombrero in testa, s'è avviato all'uscio e se n'è andato. La novità — che, appunto, non sappiamo se sia stata gradita dal pubblico — stava nel fatto che a Manzù non è stata rivolta alcuna domanda, e che Manzù, in pratica, non ha detto una parola, una sola, sulla sua arte o sull'arte altrui, o sui reconditi meccanismi dell'ispirazione, non ha rievocato la sua vita, non ha passato in rassegna le sue opere, niente. Si è limitato a lavorare e l'obbiettivo, qui, non lo ha perso di vista un istante e — ammettendo pure, ovviamente, dei brevi «salti» di tempo — il busto di Mileto è andato via via delineandosi davanti agli occhi degli spettatori Il resto è stato silenzio, rotto da alcuni bofonchiamenti dell'artista medesimo che diceva al figlioletto «Calma, calma» o « Per piacere, sta' fermo »; o che alla domanda del bambino « Ma come fai a lavorare così bene? », ha risposto borbottando « Non lo so ». Vedremo se le prossime puntate saranno così singolari e originali (ci rifiutiamo di credere che De Chirico, dipingendo, stia zitto e non polemizzi...); ad ogni modo Come nasce un'opera d'arte è una piccola rubrica da tenere d'occhio. Ancora sul « secondo » citiamo il primo round del delizioso film Amami stanotte di cui parleremo poi domani. Sul « Nazionale » il Gianni Schicchi che ci sembra però di aver visto da poco, Piuttosto ricordiamo che c'è stata, martedì, una lunga intervista (importata dalla Tv svizzera di Zurigo) allo scrittore Aleksander Solzenicyn. Programma molto interessante che era diviso in due parti: un documentario introduttivo che comprendeva alcune drammatiche sequenze del film « Una giornata di Ivan Denisovic » e l'intervista vera e propria in cui lo scrittore, con la sua abituale pacatezza, ha parlato a fondo di letteratura: alla politica in senso stretto non ha fatto accenni, ma tutto il suo discorso è stato politico dal momento che esaminando la letteratura dell'Urss l'ha nettamente distinta in « sovietica», cioè allineata e di ossequio, e in « russa », ossia legata ad una certa condizione culturale dell'Ottocento e nutrita di anticonformismo e di dissenso. u. bz.
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