Ucciso perché rifiutò di vendere l'amica a saldo di un debito di quindici milioni

Ucciso perché rifiutò di vendere l'amica a saldo di un debito di quindici milioni E' stato scoperto dalla polizia il movente del delitto di Varazze Ucciso perché rifiutò di vendere l'amica a saldo di un debito di quindici milioni Vi furono aspre liti tra la vittima e il giovane (ora ricercato per omicidio) che gli aveva imprestato la somma per arredare la villa al Pino - Trovata in Svizzera l'auto che forse servì a trasportare il cadavere L'omicidio di Vincenzo Saffioti, accoltellato al cuore e poi bruciato in un bosco di Varazze, ha da ieri un valido movente: secondo l'ultima ricostruzione della polizia, all'origine dei litigi tra il giovane ucciso e Antonino Manuele (ricercato quale presunto assassino), vi sarebbe un prestito di 15 milioni concesso da quest'ultimo alla vittima. Come garanzia del credito egli avrebbe preteso dal SaffiotI, in difficoltà economiche, la « vendita » dell'amica Marisa Migliorerò o almeno la « protezione » della ragazza fino a copertura della somma. Un baratto squallido, concepibile solo nell'ambiente in cui l'omicidio è maturato. I quindici milioni erano serviti a Vincenzo Saffìoti per arredare lussuosamente la villa di Pino in cui viveva con l'amica; proprio in casa della Migliorerò sarebbe avvenuta, quattro sere prima del delitto, la discussione sulla «vendita» della ragazza, confermata da testimonianze raccolte dal capo della Criminalpol, dott. Montesano, e dal dott. Fersini, capo della squadra Mobile. « Se non puoi darmi i soldi mi prendo Marisa », propone Antonino Manuele al Saffìoti. « Non dirlo neppure per scherzo, lei è la mia donna» risponde il gio- vane. Scoppia un litigio e i due I si lasciano senza aver risolto la questione. Il discorso viene ripreso martedì della scorsa settimana e finisce tragicamente. A mezzanotte Vincenzo cena con Marisa nel ristorante « La Lampara » di via Andrea Doria. Dice all'amica: « Facciamo presto, all'una ho un appuntamento in _ I piazza Statuto. Se non torno per Vincenzo Sailìoti non vle due va a dormire da Mariuccia, non andare a casa ». Poco dopo prende dal tavolo un coltello, se lo infila alla cintola ed esce. t,' l'appuntamento che gli costerà la vita. Va in piazza Statuto con la propria « A 112 », ca- r o d - n i rica probabilmente lassassino i per discutere in un posto « tran- ; quillo ». L'auto viene vista più i tardi sulla tangenziale per Rivo- j li, poi scompare. A bordo della I «A 112» deve essere stata vibrata la coltellata mortale (anche i ri-1 sultati dell'autopsia lo conferma- ! no), e gli autori dell'omicidio 1 hanno voluto liberarsene per cancellare ogni traccia. Caricato quindi il corpo senza vita del Saffìoti su un'Alfetta amaranto lo portano a Varazze; qui, in località Eremo del Deserto il cadavere viene abbandonato dopo un tentativo di renderlo irriconoscibile col fuoco. Alcuni contadini vedono l'auto luggire a tutta velocità verso Cogoleto, a bordo vi sono un uomo e una donna. Secondo la polizia si tratterebbe di Antonino Manuele e dell'amica Antonietta Boscolo. La ventunenne pavese, nota come « Chicca la rossa », alcune ore dopo la scoperta del delitto raggiunge Pavia assieme ad un giovane non ancora identificato. Sono sull'Alfetta amaranto, danneggiata per un incidente, e affidano l'auto ad un carrozziere per le riparazioni. Fin qui i movimenti di « Chicca la rossa » sono stati ricostruiti con certezza. Sembra che, nell'attesa di ritirare la vettura, la ragazza si sia trasferita a Novi, in un rifugio sicuro, da cui quattro giorni dopo ritelefona all'amico di Pavia per sapere se la riparazione è completa. Avuta risposta affermativa lo prega di portarle l'Alfetta nei pressi della frontiera svizzera: è sola ad attenderlo ,ma nei pressi c'è probabilmente anche Antonino Manuele. Passano la frontiera in compagnia di un'altra donna protetta dal giovane, Paola Mancioli, di Milano. Da questo momento il terzetto fa perdere completamente le proprie tracce. Si pensa In un primo istante ad una manovra diversiva per indirizzare la pista verso il territorio elvetico, ma ieri in un parcheggio a pochi -1 chilometri da Chiasso viene tro- j vata l'Alfetta amaranto abbandoa nata. E' la conferma che i riz- cercati si trovano in Svizzera; la a- rete dell'Interpol si stringe in, torno a loro. o , , o , , l a o i i ■*• Carmelo D'Ambrosio, il pre ; giudicato che la scorsa sera ha i esploso alcuni colpi di pistola j contro i figli dell'amante, feren I done uno in modo grave, è scom parso. 1 n D'Ambrosio che ha 40 anni, | umd ! è già noto alla polizia. Dicono i 1 Fsddm«lfunzionari: « Un violento, più | volte coinvolto in risse ». Le indagini condotte dal dott. Baranello hanno ricostruito l'episodio 111 li 11 ■ 111111 > 111111 m 111 j 1111111111111111111 il ■ i li li 1111 c r i 1 di mercoledì sera, avvenuto in un modesto alloggio di via Cervino 66. Qui abita Angela Cardia, 33 anni, con i quattro figli: Francesco, 17 anni, Giuseppe, 19, Carmela, 15 e Antonina, 13. La donna è stata sentita ieri dagli inquirenti: « Ho conosciuto Carmelo un anno fa — ha detto —. Siamo stati assieme per qualche tempo. Poi ha cominciato a bere, a litigare. Poco prima di Natale l'ho cacciato di casa ». Mercoledì sera, verso le 21,30, Carmelo D'Ambrosio na bussato alla porta dei Cardia. Era ubriaco, si è messo ad urlare: « Voglio Angela, voglio tornare con voi ». La donna non era in casa. Lo hanno affrontato Francesco e Giuseppe Cardia. I due fratelli hanno raccontato al dott. Baranello: « Continuava a gridare, voleva entrare nell'alloggio a tutti i costi. Noi gli abbiamo detto che la mamma non c'era. Non credendoci è corso nella camera da letto, ha rovistato in tutti gli armadi. Poi deve avere perso la testa. Ha estratto di tasca la pistola, ha sparato cinque o sei colpi ». Un proiettile ha raggiunto Francesco al torace, sfiorandogli il cuore. Poi l'uomo è fuggito. Il giovano è stato soccorso dal fratelli, dai vicini, accompagnato . all'Astanteria Martini e dopo alle l Molinette. Le sue condizioni, in | un primo tempo gravissime, sono migliorate ieri. I medici sperano di poterlo salvare. ■H- H.¬ Vincenzo Sailìoti non voleva cedere Marisa Migliorerò ad Antonino Manuele