"Tele Capodistria" in Piemonte

"Tele Capodistria" in Piemonte Da tre giorni un quarto canale sui teleschermi "Tele Capodistria" in Piemonte La conversione del ripetitore di Corio Canavese dai programmi svizzeri alle immagini jugoslave consente a Torino e alla regione di ricevere i nuovi segnali - Necessaria una seconda antenna (Dl t iit il (Dal nostro inviato speciale) Lanzi), 15 gennaio. La Jugoslavia alla conquista di Torino. Via etere, per tv. La spedizione a cominciata in sordina con l'installazio ne di un ripetitore sulle montagne del Canavese, a una cinquantina di chilometri dal capoluogo. Le prime immagini sul teleschermo di casa i tori- nesi (almeno quei pochi che \ hanno preferito la tv svizzera al film in programma su un canale italiano) le hanno vi- ste lunedì sera. Ieri il collau- i do vero e proprio, sempre sul canale che prima riceveva i segnali di tele Lugano. E le prime reazioni. Decine di telefonate al centralino della Stampa, alla Rai: voci stupite, irritate anche, per l'improvvisa scomparsa delle immagini spedite dal Canton Ticino e ora rimpiazzate con quelle provenienti dalla Jugoslavia. Film in edizione originale, con traduzione sotto in italiano, notiziari di taglio diverso da quelli italiani e svizzeri. Un altro canale insomma, tutto nuovo e da scoprire. Il quarto per Torino e il Piemonte. L'iniziativa è partita da un gruppo di commercianti torinesi. Per incrementare le vendite di antenne e apparecchiature televisive hanno deciso di catturare le immagini che vengono dalla Jugoslavia per regalarle a Torino e a gran parte del Piemonte (come già da tempo avviene per Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Lombardia). Un investimen to « ragionevole », sostengono gl'interessati (meno di due milioni per il cambio d'orien tnmento del ripetitore di Co- no Canavese), che dovrebbe portare parecchi soldi in cassa: a tre giorni dall'arrivo delle prime immagini da Capodistria sono già un migliaio i torinesi che hanno chiesto l'intervento dell'antennista per ricevere il nuovo programma. Già un anno e mezzo fa, gli stessi commercianti avevano sistemato un ripetitore per far arrivare in Piemonte le immagini da Capodistria, ma nelle «alte sfere romane», come spiega Francesco Barbero, uno dei commercianti interessati, avevano consigliato di lasciar perdere: a Torino di tv jugoslava neanche parlarne. Ora i tempi sono cambiati. Ai decreti d'assalto dell'ex ministro Togni contro i ripetitori di trasmissioni estere ha fatto seguito la sentenza aggiornata della Corte Costituzionale e, sulla scia di questa, l'attesa riforma della radiotelevisione. L'intero territorio italiano è stato lottizzato dalle tv estere; siamo bombardati d'immagini da Montecarlo, Lugano, Capodistria, Malta, dalla Francia, da programmi che rimbalzano su alcune decine di ripetitori e sono ricevuti da milioni d'italiani che ogni giorno confrontano e giudicano i prodotti di monopolio con la concorrenza estera. La conquista di Torino da parte di Telecapodistria rappresenta l'ultimo episodio di un assedio via etere durato anni. I tecnici dicono che l'intera regione può ricevere in maniera eccellente i programmi jugoslavi. Le immagini che partono da Lubiana e attraversano per tutta la sua lunghezza la pianura Padana, passando per i ripetitori di Verona e Monte Penice, arrivano ancora «fresche» agli impianti di Corio, sulle alture del Canavese. Qui, presso una villetta semincastrata nella montagna, stanno i macchinari che spediscono i segnali a valle: tre antenne, simili a quelle che affollano i tetti di ogni città, una cassetta metallica che riceve e smista impulsi elettrici. Davanti a questi apparecchi l'autunno scorso si raccolse la piccola folla di commercianti torinesi che voleva impedire agli agenti dell'Escopost di Togni di spegnere l'impianto tagliando fuori la tv svizzera. Da domenica quel ripetitore non trasmette più i programmi di Telelugano, ma solo quelli che vengono dalla Jugoslavia. Le immagini svizzere continuano però a giungere a Torino e in Piemonte dagli altri tre impianti. Chi ha l'antenna orientata in queste tre direzioni (come s'è detto Biella, Monviso e Aquila) continuerà, dunque, a ricevere i programmi elvetici, e se vorrà vedere quelli jugosla vi sarà costretto a installare un'antenna supplementare (costo 10 15 mila lire). Chi ha invece un televisore che già riceve in questi giorni le immagini di Telecapodistria (e non più, o solo in qualche caso eccezionale, quelle svizzere) dovrà provvedere a una operazione analoga — antenna aggiuntiva — per vedere i programmi svizzeri. Qualche difficoltà — spiega Nino Mariano, proprietario della villetta sulla quale sono state installate le antenne, una delle quali si appoggia a un semplice supporto di bambù, in una terrazza dove sono nascerà dalla tensione molto bassa della corrente, in questa zona. Sono montagne disabitate, mal servite dall'Enel, e se durante la settimana i 220 volts sono assicurati, il sabato e la domenica diventa un problema arrivare ai 180200. Questo significa una ri- j dotta capacità di trasmissione nei giorni del weekend, segnali più deboli, immagini incerte. A tre giorni dallo «sbarco a Torino» degli jugoslavi, c'è già chi pensa però a ridimensionare la portata delle trasmissioni. Anche se ancora non si ha notizia di reazioni in sede politica non si esclude, in un futuro immediato, la possibile utilizzazione delle trasmissioni di Capodistria solo per mandare in onda i films. C'è un progetto, un'idea di massima per ora, che vorrebbe l'uso alternato del ripetitore di Corio, un giorno per la Svizzera, un altro per la Jugoslavia, in modo che i ]telespettatori piemontesi possano vedersi ogni sera un film diverso. Lasciando da parte programmi e telegiornali troppo politicizzati. Giorgio Battistini

Persone citate: Aquila, Biella, Francesco Barbero, Giorgio Battistini, Malta, Nino Mariano, Togni