Baldisseri dice la dodicesima "verità" e rischia l'arresto in aula per calunnia di Filiberto Dani

Baldisseri dice la dodicesima "verità" e rischia l'arresto in aula per calunnia Alle assise di Pisa parla il maggiore imputato del "caso Lavorini,, Baldisseri dice la dodicesima "verità" e rischia l'arresto in aula per calunnia Alla richiesta del pubblico ministero (al colmo dell'indignazione) di un immediato procedimento, la gente applaude mentre l'accusato impallidisce smarrito - Quando il presidente gli ha chiesto fra le tante versioni quale era la vera e "chi ha ucciso il ragazzo, dove e perché", Baldisseri ha risposto: "Non lo so perché io non ero presente" - Nelle undici dichiarazioni precedenti aveva sempre sostenuto il contrario - Oggi continua l'interrogatorio (Dal nostro inviato speciale) Pisa, 15 gennaio. Il processo per l'uccisione di Ermanno Lavorini è giunto oggi ad una svolta drammatica: Marco Baldisseri ha rischiato l'arresto in aula per calunnia, dopo aver fornito ai giudici della corte d'assise una nuova versione dei fatti, la dodicesima, che, escludendo la sua responsabilità, getta ogni colpa sulle spalle del coimputato Rodolfo Della Latta e di Adolfo Meciani, l'uomo che sei anni fa si è impiccato in carcere. E' stato il pubblico ministero, Giovanni Sellaroli, a chiedere l'arresto di Marco Baldisseri e il suo immediato giudizio con il rito direttissimo, ma la corte ha respinto l'istanza: l'attendibilità delle dichiarazioni dell'imputato, hanno spiegato i giudici nella loro ordinanza, dovrà essere valutata in sede di sentenza, nel contesto delle risultanze processuali, e non prima. Marco Baldisseri, 22 anni, fino a ieri assente per malattia, deve rispondere, come Rodolfo Della Latta e Pietro Vangioni, di rapimento a scopo di estorsione, omicidio volontario, soppressione di cadavere, calunnia continuata. E' il personaggio che, in questa brutta storia, ha fatto allibire, oltre che disperare per la rabbia, i più smaliziati fra gli indagatori, che ha dato il via alla concitata fase finale dell'inchiesta, che ha sollevato, dapprima con la sua autoaccusa, poi con le accuse vere e quelle false, il velo sulla pietosa fine di Ermanno Lavorini. Gioco di bussolotti Seguiamo, per rendere più chiare le idee, Marco Baldisseri e il gioco di bussolotti dei suoi tanti racconti. Sono undici le versioni raccolte dal giudice istruttore e in tutte il giovanotto (che al tempo dei fatti aveva poco più di sedici anni) sostiene il ruolo principale, quello dell'uccisore, sia pure involontario, del bambino o quello dello spettatore partecipe. Ed ecco la cronaca della convulsa udienza che, oggi, ha tenuto per più di quattro ore l'intera aula con il fiato sospeso. La prima domanda che il presidente rivolge a Marco Baldisseri è questa: «Lei ha reso tante versioni: mi dica guai è quella vera, chi ha ucciso Ermanno Lavorini, dove e perché». Baldisseri: «Non lo so perché io non ero presente». I giudici fissano sbalorditi l'imputato, il pubblico ministero è su tutte le furie, il pubblico rumoreggia. L'effetto di questa nuova versione che Marco Baldisseri ha lanciato nel mezzo dell'enigma è grandissimo. Presidente: «Ma lei ha sempre dichiarato di essere stato presente». Baldisseri: «Se permette, mi spiego. Ho detto delle cose false e mi rendo conto di aver fatto male a deviare le indagini. Ma la verità è che io non ho ucciso Ermanno Lavorini». Imperturbabile, l'imputato rinnega tutte le precedenti versioni, offre un alibi (non controllabile) per il pomeriggio del 31 gennaio 1969, giorno della scomparsa del ragazzo. Racconta: «Alle 17, andai in pineta, dove avevo appun- tamelo con Adolfo Meciani per un convegno sessuale. Raggiungemmo con la sua auto la "sassaia", due chilometri da Viareggio, e mi trattenni con lui per un quarto d'ora. Poi tornai in città e, più tardi, ancora in pineta, dove incontrai nuovamente Adolfo Meciani, che questa volta aveva un appuntamento con Andrea Benedetti. Rimasto solo, incontrai Rodolfo Della Latta, il quale mi disse di aver saputo che era stato rapito un ragazzo». Marco Baldisseri conosceva Ermanno Lavorini? No, risponde, prendendosi così una prima lavata di testa dal presidente: «Chiunque, al suo posto, avrebbe cercato di ottenere la comprensione della Corte e non d'ingannarla, di mostrare di essere cambiato, pentito del male che ha fatto. Lei, invece, continua a mettersi in conflitto con la verità». Il pubblico ministero, che da un po' morde il freno, rincara la dose: «Stia attento a quello che dice. Bastano le sole calunnie per farle prendere ventiquattro anni di carcere». i e i a e o i i i i o e , o e i o i L'imputato non si scompone, arriva a concedere di aver «conosciuto di vista» Ermanno Lavorini, ma non va più in 'à. E, a questo punto, tira in ballo Rodolfo Della Latta: «Lo rividi il primo febbraio, ara preoccupato. Mi disse che temeva di essere interrogato dalla polizia perché negli ultimi tempi si era fatto vedere assieme al ragazzo ed aveva paura che si venisse a sapere che era un omosessuale. Mi pregò di aiutarlo in cambio di una ricompensa: "Se tu venissi chiamato in questura, devi dire che il 31 gennaio, alle 16,45, eravamo assieme in una pizzeria e che entrambi avevamo visto passare Ermanno"». Accordo con l'amico Marco Baldisseri, come tant; altri «ragazzi di pineta», venne effettivamente convocato dalla polizia, ma prima che vi si recasse, è sempre lui che parla, Rodolfo Della Latla lo pregò di anticipare al 30 gennaio il loro incontro in pizzeria («E' più prudente dire così», spiegò allungandogli cinquemila lire). Il racconto continua. Baldisseri: «Rodolfo Della Latta mi sembrò scioccato, impaurito, e gliene chiesi il motivo. Rispose di avere un \ disperato bisogno del mio aiuto. Disse: "Mi sono trovato coinvolto nel fatto e ho dovuto seppellire Ermanno, che è morto in seguito ad una disgrazia". Come posso aiutarti?, gli chiesi. Si spiegò così: "Tu sei minorenne e incensurato e, se ti accusi di quanto è successo, te la potrai cavare con due-tre anni di riformatorio Noi siamo disposti a pagarti bene"». Presidente: «Noi chi?». Baldisseri: «Non me lo volle dire. Disse soltanto che mi avrebbe dato un anticipo, e infatti mi rifilò subito trentamila lire, e il resto poco alla volta, fino ad arrivare a qualche milione. La mia intenzione, però, non era ài fare quello che lui mi chiedeva: io tira- j vo soltanto a prendere i sol-1 di» Rodolfo Della Latta, nel re- ! cinto degli imputati, bofon- ! chia mestamente e scuote il capo, perplesso. Ma il suo ccimputato non ha ancora finito: dice che lui gli suggerì di «montare una storia credibile», che gli diede l'idea del motorino (l'incidente) e poi dei bossoli (la lite-, aggiungendo che, «alla peggio», poteva accusare Adolfo Meciani I di essere stato partecipe ai fatti. Le cose, a sentire Marco Baldisseri, andarono avanti così per un po' di giorni: Ro-1 dolfo Della Latta gli diede in tutto cinquantamila lire, ma non aprì mai bocca su quello che era effettivamente capita-1 to al povero Ermanno. E non l'aprì neppure quando, nella sabbia di Marina di Vecchiano, fu trovato il cadavere. Interrogato dai carabinieri, Marco Baldisseri, si sa, raccontò quello che raccontò. Perché, vu^l sapere il presidente, serico l'omicidio sulle spalle di Adolfo Meciani invece di confermare, come era negli accordi, la sua accusa? Baldisseri: «Accusai quell'uomo perché cosi mi era stato suggerito da Rodolfo Della Latta. Poi, quando seppi che aveva un alibi, fui costretto a modificare la versione dei fatti. Certo, parlai di estorsione, di festini sessuali, di altre persone, ma feci esattamente quello che Rodolfo Della Latta mi aveva detto di fare: "Cerca dì sollevare il più gran polverone possibile"». Adesso, il pubblico ministero è al colmo dell'indignazione Scatta in piedi, bolla Marce. Baldisseri con parole di fuoco: (« Protesto contro il suo contegno inqualificabile, indice del disprezzo in cui tiene questa Corte»), ricorda che fra sedici giorni cade il stcptmdlasRzcAsdlhvpaur sesto anniversario della morte di Ermanno Lavorini, dice che, se è vero che l'imputato può dire ciò che vuole, è altrettanto vero che l'ordinamento giuridico gli impone dei limiti a salvaguardia dell'altrui reputazione. Quindi: avendo Marco Baldisseri, falsamente accusato, in udienza, Rodolfo Della Latta di istigazione all'autocalunnia e alla calunnia nei confronti di Adolfo Meciani, la Corte disponga l'immediato arresto dell'imputato e il suo processo per direttissima. I giudici appaiono sconcertati, il pubblico applaude, l'imputato è scolorito in volte, rannicchiato in se stesso, ha l'aria smarrita. Le parti civili sono d'accordo con il pvbblico ministero, i difensori di Marco Baldisseri non lo i sdpvcsono "(e sTregistra un vivace I scontro verbale fra le toghe avversarie), gli altri avvocati | si rimettono alla decisione \ della Corte ' E la decisione, presa dopo ' un'ora e mezzo di camera di Iconsiglio, è appunto quella di I rimandare oCTni valutazione I sull'attendibilità dell'imputa- j to alla fine del processo. L'in- ' terrogatorio di Marco Baldisseri riprenderà domani. Filiberto Dani '1 \ Pisa. Il p.m. Sellaroli (Ansa)

Luoghi citati: Pisa, Vecchiano, Viareggio