L'Italia povera del dopoguerra
L'Italia povera del dopoguerra CRONACA TELEVISIVA L'Italia povera del dopoguerra Il cammino della speranza è, rivisto oggi, certamente molto invecchiato (ma s'è già detto, e più di una volta, che questa è un'osservazione valida per novantanove pellicole su cento). E' nel discorso di fondo che è invecchiato, cioè oggi più che mai viene fuori la chiave spettacolare-sentimentale in cui Germi, allora, nel 1950 risolveva in buona fede ma semplicisticamente un problema immane e doloroso com'era quello dell'emigrazione per mancanza dì lavoro nel Sud. E' un po' quel che si diceva a proposito di « In nome della legge » dove la visione del mondo dell'omertà e della mafia si irrigidiva in uno schema convenzionale di tipo romanzesco e melodrammatico. Anche qui il romanzesco fa capolino e c'è pure abbondanza di patetico, e di personaggi costruiti. Guido Aristarco parla di « emozione sentimentale improvvisa, diretta, imposta quasi di forza, vuoi con colpi di scena, vuoi con situazioni di facile presa »; mentre Gianni Rondolino scrive che « il film denuncia chiaramente i suoi limiti strutturali che vanno ricercati essenzialmente in una superficialità di visione, in un mancato approfondimento ideologico del tema >■. Tutto vero. Ma come per « In nome della legge » bisogna riportarsi a venticinque anni fa e cercare di vedere il film con gli occhi del pubblico di quel tempo. « In nome della legge » aveva ricordato l'esistenza della mafia; Il cammino della speranza era fondato su un altro tema di forte attualità, la fuga obbligata dal Meridione privo di risorse e l'espatrio clandestino. Indubbiamente storici e sociologi avranno studiato a fondo questo fenomeno che precedette ■ la grande emigrazione interna. Per parte nostra rammentiamo che la cronaca nera di quegli anni se ne occupava di continuo: non passava settimana che gruppi di disperati, con abiti leggeri e scarpe di gomma, non tentassero di superare qualche valico in Piemonte o in Lombardia per riuscire ad entrare in Francia o in Svizzera; quasi sempre smarrivano la strada e venivano ritrovati in condizioni pietose, affamati, sfiniti, feriti, semiassiderati. Dietro, s'erano formate vere e proprie organizzazioni di imbroglioni che, promettendo agli sventurati contadini siciliani o calabresi un espatrio facile e un posto sicuro e ben pagato, gli ripulivano il magro portafogli e li mollava¬ no in mezzo alle montagne, fra la tormenta. Quindi è comprensibile e spiegabile il grosso successo de II cammino della speranza, successo che, come s'è accennato, è stato favorito dall'incontestabile abilità di narratore di Germi e dalla valida presenza di due attori che allora andavano per la maggiore: Raf Vallone (che ieri ha presentato il film commemorando la figura del regista scomparso), molto adatto a impersonare il protagonista, ed Elena Varzi, divenuta poi moglie di Vallone, bella e brava attrice troppo presto ritiratasi da ogni attività artistica. la vecchia pellicola deve Ow.r portato via un sacco di gente a L'alba dell'uomo di Pinelli e Quìlici: una puntata che balzava senza posa dalle nevi eterne alle sabbie roventi alla ricerca dei nostri lontanissimi antenati e della loro capacità di adattamento. u. bz.
Persone citate: Elena Varzi, Germi, Gianni Rondolino, Guido Aristarco, Pinelli, Raf Vallone
Luoghi citati: Francia, Italia, Lombardia, Piemonte, Svizzera
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