In Piemonte non si prevede crescita economica nel '75

In Piemonte non si prevede crescita economica nel '75 Indagine nelle aziende dei vari settori In Piemonte non si prevede crescita economica nel '75 Secondo il 54 per cento degli industriali, la produzione diminuirà ancora - Allarmanti sono i dati dell'inchiesta sul futuro dell'esportazione «E' ormai generalmente accettato che il 1975 sarà un anno di mancata crescita economica, ma per le Regioni industriali come il Piemonte si profila in effetti un anno di regresso». Lo fa prevedere una indagine sulle prospettive del trimestre in corso fatta dalla Federazione delle associazioni industriali del Piemonte, presieduta dall'ingegner Carlo De Benedetti. La ricerca, terza iniziativa del genere dopo quelle per settembre - ottobre e novembre - dicembre '74, riguarda tutti i settori produttivi, esclusa l'edilizia, e si avvale del contributo degli aderenti all'Associazione piccole industrie di Torino (Api). Anche questa volta è stato presentato agli imprenditori un questionario su quattro temi: occupazione, produzione, ordini, esportazioni. Due mesi orsono si era notata una prevalenza di previsioni pessimistiche. Le attuali risposte confermano, e per taluni aspetti aggravano, le prospettive sfavorevoli. Occupazione — Il 31 per oento degli interrogati pensa che diminuirà; il 66,6 per cento che manterrà livelli costanti; il 2,4 per cento prevede un aumento. All'inizio di novembre, i pessimisti erano il 30,2 per cento; gli ottimisti il 4,2. Riferita ai diversi settori industriali, la situazione appare la seguente: meno pessimistiche della media le previsioni delle aziende metalmeccaniche; più sfavorevoli quelle delle industrie dell'abbiglia mento e del legno. Le risposte raccolte nella zona di Torino sono leggermente migliori della media regionale. In so stanza, le indicazioni non si discostano da quelle di due mesi fa. Aumenta leggermeli te la percentuale delle azien de che prevedono di dover ri correre alla Cassa integrazio ne (20,6 per cento a novembre, 24,6 per cento oggi). Ma il dato non corrisponde alle gravi preoccupazioni in tema di produzione. Ancora una volta bisogna dire che gli industriali affrontano il problema dell'occupazione con un grande senso di responsabili- tà anche se richiede evidenti sacrifici. Produzione — Continua a calare dall'estate del '74 e non si vede un arresto. La maggioranza degli intervistati — 54 per cento — annuncia una ulteriore diminuzione; il 38,7 per cento prevede una produzione costante e soltanto il 7,3 per cento pensa ad una possibilità di aumento. Per quanto riguarda la produzione il pessimismo è generale e viene da tutti i settori dell'industria, con una sottolineatura maggiore della precedente indagine. Ordinazioni — Gli esperti affermano che le previsioni per il trimestre in corso consentono di spingere lo sguardo più in là su un arco di sei mesi. Sulle notizie raccolte sipuò dare un giudizio valido sino a luglio. Come si configu- rano in percentuale? Il 63.4°b delle aziende piemontesi pre- vede che gli ordinativi dimi-nuiscano ancora, di queste un sesto parla di forte calo. Il 28,6 pensa ad un andamento costante delle ordinazioni e soltanto L'8 per cento prospet- ta un incremento. Due mesi fa il saldo fra pessimisti ed ottimisti era leggermente più in i in illuni i il ih negativo con il 67,4 per cento delle aziende che prevedevano una riduzione, contro l'8,4 per cento in attesa di un aumento di ordini. A novembre si era rilevato, con viva apprensione, un peggioramento nelle prospettive di affari con l'estero. Circa la produzione i pessimisti, cioè coloro che pensavano ad un calo, erano 37,8 per cento; gli ottimisti 17,8. Il quadro non è praticamente mutato. Oggi i pessimisti sono il 37,7 per cento; gli ottimisti il 18,6. Il rimanente 43,7 per cento delle aziende piemontesi prevede una produzione costante. Per quanto concerne i nuovi ordini dall'estero: il 40,9 per cento parla di diminuzione, il 41,2 per cento di situazione statica; il 17,9 di aumento. Prosegue la tendenza negativa di due mesi addietro quando i pessimisti erano 44 per cento e gli ottimisti 17,1. Per una regione produttiva come il Piemonte, l'esportazione significa sopravvivenza. In questa prospettiva i dati dell'indagine appaiono allar¬ manti. Fortunatamente sono meno sfavorevoli della media, rispetto a novembre, le previsioni per la metalmeccanica, la chimica e l'abbigliamento. «La crisi mette in evidenza — dicono gli esperti — la cadzUa della domanda di beni di consumo, specialmente quelli durevoli e lo scarso sostegno dell'esportazione per le vicende internazionali e per il ritardo di decisioni interne». Investimenti — L'orizzonte è coperto di nubi. Per il 1975 le aziende piemontesi prevedono di muoversi poco in questo campo: il 13,6 per cento farà investimenti per ampliarsi; il 32,1 per cento per sostituire impianti. Ma la maggioranza — 54,3 per cento — non investirà. Due mesi addietro questa previsione era stata fatta dal 50,2 per cento delle imprese interpellate per la precedente indagine. Si dej ve quindi registrare un peggioramento. La Federazione delle associazioni industriali del Piemonte fa seguire ai dati alcuni commenti. «Le variabili in gioco sono molte e si chiamano: caduta della domanda: inflazione: crisi dell'export; deficit petrolifero: costo del de7iaro: crisi dei mercati finanziari; mancanza di fiducia. Ci sono interventi tecnici improcrastinabili, relativi al sostegno dell'esportazione ed a provvedimenti che rilancino il mercato obbligazionario ed azionario, facciano scendere il costo del denaro». «Ci sono anche interventi politici, che in parte non co-1 stano — prosegue la Federa- j zione — e possono ridare fi- ducia al Paese: oggi non si sa quale sia il reale deficit della pubblica amministrazione: \ non si è in grado di prevedere j l'andamento delle entrate fi- ! scali nelle loro componenti: non si può valutare se le determinanti dell'inflazione siano più mansuete o feroci dello scorso anno. La politica economica deve proporsi di sconfiggere l'iìiflazione, ma non strangolando l'apparato produttivo». Annarosa Gallesio

Persone citate: Carlo De Benedetti, Gallesio

Luoghi citati: Api, Piemonte, Torino