Per Antognoni si va in tribunale

Per Antognoni si va in tribunale Un "caso,, sempre più complesso attorno al calciatore Per Antognoni si va in tribunale (Dal nostro inviato speciale) Asti, 14 gennaio. L'industriale Giorgio Cavallo, già presidente dell'Astimacobi, si è costituito nella causa, davanti alla magistratura del lavoro, promossa da Giuseppe Cavagnero, residente a Pino Torinese, ex dipendente del disciolto gruppo sportivo oggi trasformato in •> A.C. Asti ». Nel dicembre scorso Cavagnero citò in giudizio Cavallo rivendicando 140 milioni, e cioè il 20 per cento dei 700 milioni sborsati dalla Fiorentina per il trasferimento di Giancarlo Antognoni, il nuovo « golden boy ». Tale percentuale, secondo Cavagnero, deriva da un « contratto d'opera » stipulato con Bruno Cavallo: in altre parole, attraverso due interventi « di convincimento » sul giocatore, a distanza di un anno l'uno dall'altro, Cavagnero sarebbe riuscito a far vendere la promettente mezzala alla Fiorentina anziché al Torino, che avrebbe pagato meno. La prima udienza della causa, fissata per il 29 gennaio, vedrà sul banco dei testimoni alcuni dirigenti del gruppo sportivo Astimacobi. Sarà certo seguita con vivo interesse anche dalle folte schiere della tifoseria torinese che non hanno ancora ben compreso come Giancarlo Antognoni, già considerato granata, sia stato all'ultimo momento dirottato verso la società toscana. Ma Cavallo, che ormai ha lasciato la pre¬ sidenza e le grane di una squadra calcistica provinciale per dedicarsi alla sua industria di camicie, non è affatto d'accordo con la versione dei fatti riferita da Cavagnero e ancor meno sulle sue pretese. Assistito dagli avv. Putaturo di Torino e Patrisso di Asti, ha inoltrato al pretore del lavoro un documento. Anzitutto, si osserva che la condanna di Cavallo al pagamento dei 140 milioni doveva essere chiesta non all'industriale, ma all'ai lora presidente della società di calcio. I rapporti che si svolsero tra Cavagnero e Cavallo furono quelli tra un dipendente ed un presidente di gruppo sportivo. Lo stesso Cavagnero ammette che l'utile relativo alla vendita di Antognoni finì all'Astiinacobi. In tal caso però, secondo quanto si sostiene nella « comparsa », Cavagnero avrebbe dovuto citare anche l'A.C. Asti, e non soltanto Cavallo, in quanto l'industriale trattò sempre come presidente della società e mai a titolo personale. Tra l'altro Bruno Cavallo produce copia del bilancio dell'Astimacobi, uguale a quella depositata presso la Lega Calcio; dal documento risulta che Antognoni non fu pagato 700 milioni, ma 280. Il futuro <• ragazzo d'oro » fu ceduto in comproprietà al Torino, nel luglio del '71, per 200 mila lire e non per 35 o 40 milioni. La Lega Calcio respinse il contratto perché nullo. La comproprietà non è ammessa per i minori di 18 anni e Antognoni ne aveva appena compiuti 17. Ma il Torino restituì alla Lega Calcio il contratto modificando in « trasferimento definito » (ammesso anche per i minori) la « comproprietà ». L'Astimacobi, sempre secondo Cavallo, non fu mai d'accordo su quella correzione: il più <• brocco » e il meno promettente dei giocatori « vale » ben più di 200 mila lire quando si parla di « cessione definitiva ». E fu il segretario del sodalizio, Sacchero, esperto in regolamenti, che trovò il modo di uscire dal ginepraio: occorreva convincere Antognoni a rifiutare il trasferimento al Torino. Lo stesso Sacchero, in presenza di Cavallo, telefonò al calciatore a Perugia, dove si trovava in vacanza, e gli spiegò cosa stava accadendo. Il ragazzo capì a volo la situazione e si dichiarò solidale con il suo presidente. Le tre lettere di rifiuto, per la Lega, per il Torino e per l'Astimacobi, furono scritte dall'" esperto in regolamenti ». Cavagnero si limitò, dice il documento di Cavallo, a « fare il fattorino », portando ad Antognoni le lettere da firmare. E non dovette svolgere alcuna opera di convincimento perché il giocatore aveva già dato il suo consenso per telefono, senza difficoltà. Gino Apostolo

Luoghi citati: Asti, Perugia, Pino Torinese, Torino