Bernardini "quiz"

Bernardini "quiz" I CONTI DEL MERCOLEDÌ Bernardini "quiz" II c. u. durerà poco ma nessuno dei "responsabili" vuole dirlo - Le lacrime di Antognoni - Tra azzurri e "messicani" una sfida legittima, che regalerebbe pure incassi da capogiro Un tempo ci fu Gigirriva da Cagliari o da Leggiuno. Oggi c'è Giggetto er Bullo da Ascoli, cioè il giovanissimo Luigi Citeroni, raccattapalle dell'ultima in classifica che « fa piedino » dietro la porta e impedisce un gol all'attaccante bolognese Savoldi. Paturnie e rosicar di gomiti per il povero arbitro Barbaresco, talmente iellato da rassegnarsi in futuro a sbornie di acqua minerale, malgrado il nome. Bernardini va a Parma dove premiano don José e dice: « E' talmente grande questo Altafini, companero del football nostro, che non posso metterlo in Nazionale •>. Sono discorsi da convivio e vanno accettati come tali. Mentre ci fa un po' effetto che tutti, persino il pokerista Pesaola o il « marziano de Roma » Liedholm, si premurino dì dirottare uomini verso il Doktor. Ti serve un regista? E 10 due te ne dò, e pure la giunta, cioè un vecchio centromediano metodista, quasi ■ libero », forse stopper, servizio a domicilio, potrebbe aiutarti anche come babysitter (di Antognoni?). Artemio Franchi, granduca della Federcalcio, un po' ridendo e un po' per non morir, confessa: « Ho passato tre mesi di nausea da pallone. Ora la faccenda mi stimola di nuovo, e per questo ho preso in consegna Bernardini. Che naturalmente comanderà a tutti e a tutto ». Carte in tavola, amici. Un grandissimo editore italiano, Arnoldo Mondadori, disse anni fa: « Ho sempre avuto un immenso rispetto per la libertà di stampa. I direttori dei miei periodici sono liberi di fare tutto ciò che vogliono. E' per questo che ho dovuto cambiare tre persone in due anni alla direzione del mio settimanale X ». Bravissimo, dottor Franchi. L'importante è agire. Come direttore di periodico il Doktor Bernardini ha le ore (o I mesi) contati. Lo sappiamo. Lo sanno tutti o quasi (tranne lui). Sarebbe assai bello se l'operazione-rigetto avvenisse con scioltezza. Ma i baroni della Federcalcio non osano. Attendono inutilmente le dimissioni, hanno pronta una « mossa » ma preferiscono che il Doktor si consumi da solo. Come? Con una partitacela contro la Polonia il 19 aprile e conseguente rabbia del popolo tifoso? A noi pare che, rinchiusi in una stanza e privi di viveri (come accadde anche ai cardinali in un antichissimo conclave) i reggitori della patria pedata dovrebbero palesare subito i loro intenti. Con Bernardini si sono perduti sei mesi, perché gettarne al vento altri quattro o addirittura sei, se viene rispettato 11 contratto che lo vede « capataz azzurro - fino al 30 giugno? Questa è pura ipocrisia, immobilismo cronico e peloso. E', tra l'altro, offendere quello che di buono Bernardini ha fatto: perché, dopo di lui, non si tornerà più indietro, e quindi certi confusissimi scossoni, certe setacciate, anche balorde ma violente, date al pianeta football obbligheranno chicchessia a studiare programmi avanzati, funzionali. Se Bernardini è « usato », oggi, come un Kerenski del pallone, lo si favorisca almeno nella chiarezza dei rapporti. So che queste precisazioni daranno fastidio, ma « noblesse oblige » e // nostro calcio avaro ha bisogno di gesti generosi ed espliciti, non di sottigliezze alla Riche- lieu. Possibile che anche In un campo qua! è quello del football, debbano incancrenirsi metodi italioti cosi ambigui? A furia di fare I machiavelli, si diventa tutti Pantalone, e i costi aumentano, come i rischi e le perdite di tempo. Basta. Sono stufo di fare il Don Chisciotte a uso esterno. Il massimo che me ne viene è un'ennesima lettera dal « vile di Casal Monferrato », anonimo contemporaneo che usa addirittura due inchiostri e, credendo di sfottermi, mi pretende sulla panchina azzurra. Perché questa identificazione perniciosa, tra critico e artefice, è connaturata al tifoso nostrano. Come se uno, parlando di cinema, non potesse dir la sua a Sophia Loren senza sentirsi ribattere: prova a prendere il suo posto. Il « vile di Casal Monferrato » (è così che si firma) gode ma spende anche in francobolli. E' un benemerito delle poste, se non un archetipo dell'interlocutore di pallone. Riposi in pace. Veniamo al campionato, che stanga e suggerisce doverosamente. Il nickel-boy Antognoni esce dal campo di Firenze piangendo. Avevamo visto piangere per crollo nervoso dopo una vittoria o dopo una sconfitta. Un pareggio tra le lacrime la notizia, record, eccezione. Ad Antognoni dedica un suo persuasivo profilo diagnostico il gran Giuan lombardo. Lo vede come un Rivera potenziato, ma sempre ultimo rifinitore, suggeritore e goleador eventuale, non regista. Lo sapevamo, avendo notato più di una volta la necessità del ragazzo viola d'appoggiarsi a una - mente » come Merlo. Sotto il nickel c'è l'oro, autentico, ma il gran Giuàn teme che questo oro possa venir sperperato se- condo impostazioni frenetiche e non conseguenti. Certo la maturità di Antognoni è problema grave per il panorama del nostro calcio. Frettolosamente messo in commercio, il ragazzo non ha tempo per migliorare (di testa, nei calci piazzati, nel carico di responsabilità). Dice Paron Rocco, che di piedi si intende: « A sedici anni il neonato Rivera comandava già ». E' un paragone che ci trova consenzienti. Le lacrime di Firenze non denunciano solo una spesa fisica che tarda a recuperare i toni psicologici, ma un infantilismo caratteriale che va amministrato con cautela. Anche per queste ragioni siamo sempre dell'idea che i vecchi - messicani » abbiano diritto ad una sfida. Sono logori, sono orgogliosi, sono amati, perché spendere soldi per invitare il Lugano o il Kuwait di fronte agli Azzurri da allenamento? Si pestino e giochino, a maggior gloria delle casse federali, le due generazioni di calciatori. Bernardini può programmare tre allenamenti, da Napoli a Roma a Torino o Milano, facendo giocare gli <• antenati » e gli attuali azzurrabili. Seicento milioni d'incasso in tre partite sono più che sicuri. Se Artemio Franchi tentenna, ci pensi il ministro del Tesoro. I vecchi « messicani », siano in A oppure In B, garantiscono una tenuta che nessun Bayern Globe Trotter (ha giocato a fine d'anno persino in Giappone, cacciando » yen »J può offrire sul mercato. Qualche bel « tackle» tra Rosato e Antognoni o chi per lui sarebbe tanta salute critica, spettacolare, da bar e da taccuino. Il calcio va reinventato, cari amici (o nemici). Ha bisogno di nuove fantasie come di vittorie. Le une a braccetto delle altre. Perché non dire che probabilmente il bravissimo Furino è « plagiato » da Vladimiro Caminiti, giornalista amico, ma convinto di dover ripetere a ' Furia »: sei il più forte, sei l'uomo squadra, corri, fa, comanda? Perché accettare l'aiflosciamento del Torello, che era più tetragono come carattere quando aveva meno uomini di oggi? Perché non cantarle chiare su ogni fronte? Del pallone come alibi o eufemismo ci siamo francamente stufati. Voi no? Giovanni Arpino Rocco commosso consola il 'bebé' Antognoni, visto da Bruna li Pibil h h Id iii fi