"Montedison,, e crisi chimica in Parlamento di Giulio Mazzocchi
"Montedison,, e crisi chimica in Parlamento "Montedison,, e crisi chimica in Parlamento Roma, 14 gennaio. La commissione economica del psi, ha dichiarato oggi Giolitti, esaminerà nei prossimi giorni il problema Montedison in vista di un preciso discorso da farsi, in proposito, tra i partiti che sostengono il governo. Giolitti, che in settembre aveva parlato di aggiotaggio nei confronti d'una comunicazione alla stampa del presidente della Moritedison, Cefis, ritiene pretestuosa l'accusa del vertice della società chimica nei confronti di un «rastrellatore» di azioni della società stessa. Sulla Montedison — anticipa stasera Z'Agenparl — è stata presentata alla Camera un'interrogazione di deputati della de, psdi, psi e dell'indipendente di sinistra Anderlini. Essa tende a conoscere la natura dei contrasti esistenti nel «sindacato di controllo» sulla Montedison, formato in parti uguali da capitale pubblico e privato sotto il controllo dell'amministratore dell'Imi, Cappon. Inoltre si vuol conoscere quali direttive abbia avuto dal governo il capitale pubblico, presente nella Montedison. Anche il presidente dei senatori socialisti, Zuccaia, ha preannunciato un'interrogazione che sarà ufficialmente presentata a nome del gruppo. Egli ha oggi dichiarato che i discorsi sul destino d'una società così rilevante per l'economia nazionale e che tanti capitali pubblici ha già coinvolto, «non si debbano svolgere nei corridoi delle grandi finanziarie, con tutti i possibili giochi di potere che una prassi del genere comporterebbe». Un incontro sul problema tra i partiti di governo viene chiesto stasera anche dal psdi, tramite l'ono revole Di Giesi. Il Parlamento, insomma, è di nuovo preoccupato del «problema Montedison». Per quale ragione di fondo? Lo spunto nasce dalla voce, per niente smentita, che Cefis ha minacciato le dimissioni. Sulle motivazioni corrono varie ipotesi: che egli voglia lasciare la società per altre cariche pubbliche; che voglia soltanto ottenere di «sterilizzare» alcuni pacchetti azionari privati di azioni Montedison, che si starebbero impinguendo. Quali eventuali difficoltà gli creerebbe, se vera, tale «scalata»? Essa, si dice, sarebbe fatta da un gruppo chimico concorrente. In ogni caso dietro la ridda delle voci sta il fatto che da ben quattro anni il settore chimico italiano dovrebbe essere «razionalizzato» nell'ambito d'un preciso piano chimico. Tale avvenimento diventa, invece, sempre più lontano. La chimica pertanto, settore di forte sviluppo e che in altri Paesi è già «trainante», in Italia permane in stato di crisi. Le nostre imprese si distanziano tecnicamente da quelle straniere, i bilanci non sono buoni, il commercio estero chimico del Paese resta in deficit. La difficoltà di realizzare una distribuzione di ruoli tra i grandi complessi chimici nazionali deriva dalle resistenze — queste del tutto naturali — di ciascun gruppo, a vedersi assegnato un compito inferiore a quello desiderato. Il fatto è che in altre «economie di mercato» la scelta si opera attraverso i canali della concorrenza. In Italia invece tutta la chimica, in una forma diretta o indiretta, è fortissimamente sovvenzionata dallo Stato. Lo Stato dunque dovrebbe, in Italia, prendere una decisione in sede di programmazione dell'economia che sia poi eseguita da tutti. Ma nei confronti dello Stato, cioè delle forze politiche che formano il governo o lo condizionano dall'opposizione, i gruppi chimici nazionali hanno esercitato tali e ormai documentatissime pressioni da bloccare ogni decisione esecutiva. Nella presente crisi economica di fondo una svolta definitiva, però, appare ormai prossima. Da qui l'emergere di nuove manovre e la vivace reazione del Parlamento il quale, occupandosi da anni e intensamente dei problemi chimici, non è ancora riuscito ad aver ragione del complesso problema. Giulio Mazzocchi
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