Condannati (da 22 a 3 anni) i sei the rapirono il ragazzo

Condannati (da 22 a 3 anni) i sei the rapirono il ragazzo Condannati (da 22 a 3 anni) i sei the rapirono il ragazzo Gianfranco Cioce, 14 anni, fu aggredito in Puglia mentre si recava a scuola - Sequestrato il 16 novembre dello scorso anno, fu rilasciato dopo un riscatto di 400 milioni (Dal nostro corrispondente) Bari, 14 gennaio. I giudici della prima sezione del tribunale hanno condannato tutti e sei gli imputati nel processo per il rapimento di Gianfranco Cioce, il figlio quattordicenne di un imprenditore edile barese, sequestrato la mattina del 13 novembre scorso mentre si recava a scuola e liberato sei giorni dopo, in seguito al pagamento di un riscatto di quattrocento milioni. La corte ha riconosciuto colpevoli di sequestro di persona a scopo di estorsione e di altri reati minori, Giovanni Rex di 28 anni, Luigi Michele Giancaspro-Grigolon di 30, le rispettive compagne Palma Castellano ed Angela Genchi, entrambe di 24 anni, ed Arcangelo Rex di 59, padre di Giovanni; la sesta imputata, Maria Panfilo di 50 anni, moglie di Arcangelo Rex, era accusata solo di favoreggiamento e di ricettazione per aver nascosto parte del riscatto in un appartamento di sua proprietà ed è stata perciò condannata a tre anni di carcere. I giudici, presieduti dal dottor Sarro, hanno accolto la tesi del pubblico ministero, dott. Bisceglia, secondo la quale organizzatore del rapimento è stato Giovanni Rex, e lo hanno condannato alla pena maggiore, 22 anni. Giancaspro-Grigolon è stato invece condannato a 19 anni di reclusione. Undici anni ciascuno alla Genchi, alla Castellano ed ad Arcangelo Rex. Poco prima che i magistrati si ritirassero in camera di consiglio, dove sono rimasti per tre ore e mezzo, Giovanni Rex ha inveito contro di loro, accusandoli di essere i responsabili morali di quanto è accaduto. Infatti nella seconda udienza del processo — cominciato il 20 dicembre scorso e svoltosi per direttissima secondo le recenti norme procedurali per le rapine ed i sequestri di persona — il giovane imputato aveva dichiarato di aver cominciato a pensare di realizzare un rapimen¬ to, che inizialmente avrebbe dovuto riguardare un magistrato barese, per essere stato condannato ingiustamente in un precedente processo per rapina. Il sequestro avrebbe attirato su di lui l'attenzione dell'opinione pubblica consentendogli così di esporre le sue ragioni. Il 12 dicembre dello scorso anno, il brigadiere comandante la stazione dei carabinieri di Toritto, Francesco Tondo, dopo appostamenti, fermava i coniugi Luigi Michele Grigolon, di Cuneo, muratore, e Angela Genchi, di Grumo Appula: l'uomo veniva sorpreso dal barbiere, la moglie in casa, in via Cadorna. La coppia si era trasferita lo scorso anno in Puglia, e, aveva affittato un altro alloggio in via Nicolai 253, a Bari. Dopo il pagamento del riscatto marito e moglie erano tornati per qualche giorno a Cuneo, pare il 23 e 24 novembre. Ritornati a Bari, i due cominciarono a spendere molto: acquistarono una Alfa Romeo «2000», mobili e versarono 5 milioni di caparra per un terreno che volevano comperare a Toritto. Le spese eccessive hanno però dato nell'occhio e la polizia ha accertato che le banconote con le quali il Grigolon pagava gli acquisti, erano quelle del riscatto; lo hanno accertato dai numeri di serie. Dopo la cattura della coppia il sostituto procuratore della Repubblica, dottor Bisceglia faceva perquisire il loro alloggio dove, nascosti dietro un mobile, sono stati trovati 157 milioni e mezzo (in questura l'uomo li chiamerà: «i miei risparmi»). La moglie del Grigolon si decideva a parlare e indicava la casa dove il ragazzo era stato tenuto prigioniero: una villa alla periferia di Capurso, località in provincia di Bari. Una tramezza divideva la camera dove era stato rinchiuso Gianfranco: da una parte una branda, dall'altra stavano i suoi guardiani. I rapitori avevano già provve¬ duto a ridipingere le stanze e modificare, con restauri, lo stile della villa, che era stata affittata pochi giorni prima del rapimento. Inoltre saltavano fuori anche i nomi dei complici, due conoscenze della questura: Giovanni Rex, pregiudicato, e Palma Castellana, che mesi fa era stata domestica in casa Cioce, amica del Rex. Durante la notte questi ultimi due erano fermati e con loro il padre del Rex, Arcangelo, bidello e la madre, Maria Panfilo. In casa di Arcangelo Rex venivano trovati 28 milioni di banconote segnate. Quando Giovanni Rex e Palma Castellana furono arrestati, erano a bordo di una Alfetta acquistata con i quattrini del riscatto. In casa dell'Arcangelo, oltre ai quattrini, sono state trovate tre pistole nascoste nella canna fumaria in cucina. a. c.